venerdì 9 settembre 2011

Elisa - Ivy

Elisa, Ivy (2010)
Tracklist: 1. Lullaby – 2. Sometime ago – 3. Fresh air – 4. Ti vorrei sollevare – 5. Una poesia anche per te (Life goes on) – 6. Nostalgia – 7. Qualcosa che non c’è – 8. Rainbow – 9. Gli ostacoli del cuore – 10. 1979 – 11. Pour que l’amour me quitte (feat. Giorgia) – 12. Anche tu, anche se (non trovi le parole) (feat. Fabri Fibra) – 13. It is what it is – 14. Eppure sentire (un senso di te) – 15. Ho messo via – 16. I never came – 17. Forgiveness
Voto: 7,5




Una raccolta acustica di Elisa in cui vengono proposti pezzi della cantautrice di Monfalcone riarrangiati insieme ad alcuni inediti e a cover non vi suona come una cosa nuova? Non c’è da stupirsene: Elisa aveva fatto questa cosa nel 2003 con Lotus, e torna a farla sette anni dopo con Ivy (che qualcuno potrebbe chiamare anche “Lotus 2”, e a confermare questa continuità c’è il fatto che non c’è nessun brano – neanche tra i singoli più importanti della cantante – presente in entrambe le raccolte). I maligni sostengono che sia solo una trovata commerciale, fatta per allungare il “brodo” del repertorio dando alle stampe album che aggiungono poco o nulla a quanto era già stato pubblicato in precedenza. Non so se essere d’accordo: è vero che a conti fatti di brani scritti ex novo su Ivy ce ne sono solo tre, ma è anche vero che – al contrario di come fanno molti altri, e come Elisa stessa ha fatto con la raccolta Soundtrack – tutti i brani presenti, anche quelli già precedentemente incisi, sono stati risuonati e ricantati da capo (e non semplicemente presi dai vecchi dischi e proposti così com’erano), a dare ai fan nuove versioni e nuove chiavi d’ascolto. Se non altro, l’impegno di mettersi lì e produrre da capo diciassette canzoni (e non sono poche) c’è, e si può apprezzare. Quanto ad un giudizio, non si può dare quindi a priori – cioè solo partendo dal fatto che è stata fatta una raccolta acustica – bensì a solo a posteriori, una volta cioè ascoltato il disco.

Ed il mio giudizio è tutto sommato positivo, anche se consiglierei il disco ad un ammiratore di vecchia data di Elisa piuttosto che a chi non la conosce bene: le versioni delle canzoni qua presenti, infatti, non sono migliori o peggiori rispetto alle originali (o comunque dipende dai gusti), ma semplicemente diverse (e cioè più dolci e meno aggressive, spogliate degli accenti rock e delle chitarre elettriche), per cui il modo migliore per apprezzarle è cogliere le differenze con le prime versioni. D’altra parte, salvo qualche eccezione, non ci sono momenti nell’album che risaltano in modo particolare, essendo l’impasto sonoro molto omogeneo e “rettilineo”: più che altro, è un disco che si lascia ascoltare per tutta la sua (lunga) durata e che non annoia nonostante la sua uniformità. Nello specifico, poi, ci sono momenti migliori di altri: tra gli inediti, Sometime ago e Fresh air non sono malissimo, ma spicca soprattutto Nostalgia, gran bella canzone. Tra le cover, sorprende la rilettura di Ho messo via di Ligabue, mentre il dolce duetto con Giorgia (Pour que l’amour me quitte, brano della francese Camille) è di alto livello anche se non propriamente adrenalinico. Quanto alle vecchie canzoni rivisitate, Ti vorrei sollevare, Gli ostacoli del cuore e Forgiveness (che all’epoca erano tre duetti, il secondo proprio con Ligabue che la canzone l’ha pure scritta) paiono giovarsi del fatto che stavolta Elisa le canti da sola, mentre al contrario mi sembra poco azzeccata la scelta di ricantare un brano commovente come Anche se non trovi le parole – ribattezzata per l’occasione Anche tu, anche se (non trovi le parole) – con un rapper come Fabri Fibra (se proprio si voleva fare un pezzo con lui, forse si poteva provare con un brano più mosso, ad esempio Together). Interessante il fatto che non solo singoli (come Rainbow) siano stati selezionati nel settore antologico del disco, ma anche brani meno noti (ad esempio Lullaby, lentissima b-side del singolo Almeno tu nell’universo finora inedita su album, pezzo che Elisa ha fatto bene a recuperare, ma che forse, visto l’andamento estremamente slow, era meglio non mettere proprio in apertura di disco).

In definitiva, al di là di qualche momento meno felice di altri, nel complesso Ivy merita l’ascolto, e non può mancare nella collezione dei fan di Elisa; per quelli che ancora non conoscessero l’opera della ragazza friulana, però, consiglierei di iniziare i loro ascolti da qualche suo album “classico”.


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