venerdì 22 aprile 2011

Max Pezzali - Terraferma

Max Pezzali, Terraferma (2011)
Tracklist: 1. Credi – 2. Il mio secondo tempo – 3. Quasi felice – 4. Terraferma – 5. Ogni estate c’è – 6. A posto domattina – 7. Quello che comunemente noi chiamiamo amore – 8. Tu come il sole (risorgi ogni giorno) – 9. Il tempo vola – 10. Sto bene qui – 11. Fiesta baby – 12. Un omino incredibile (bonus-track solo su iTunes)
Voto: 8



È difficile – e lo dico da suo fan sin dai tempi dei primissimi 883 – enucleare una fase “adulta” nella produzione di un cantante tanto “giovanilista” come Max Pezzali. Eppure, da quando ha abbandonato il logo 883 per proporsi col proprio nome di battesimo, il ragazzo di Pavia ha provato a dare una svolta “matura” alla sua carriera, con un paio di album (Il mondo insieme a te e Time out) dai contenuti un po’ meno young ed una produzione standard che sostituisse ai suoni da juke-box dei primi lavori una base fatta essenzialmente di strumenti “veri” suonati anche da turnisti qualificati. E forse la scelta non è stata delle più felici: con un songwriting costruito non propriamente su soluzioni armoniche ardite, il successo dei primi 883 non si deve forse solo all’orecchiabilità “genetica” delle musiche di Pezzali, né solo alla presa immediata dei temi affrontati nei testi da Repetto prima e dallo stesso Pezzali poi, ma anche ad una produzione avventurosa e smaliziata che con soluzioni furbe e efficaci (suoni computerizzati, programmazioni creative, percussioni iper-trattate: non a caso, per gli 883 c’è chi ha parlato di trash-music) riusciva a creare prodotti “giovani” e variegati. Ma con Terraferma il circo audiofonico degi 883 riapre le tende! Il buon Pezzali si deve essere reso conto che la rinuncia ai suoni trash di un tempo impoveriva le sue ultime produzioni, che andavano ad appiattirsi su modelli standardizzati coi quali egli rischiava di confrontarsi svantaggiosamente (cioè: è inutile produrre le canzoni di Pezzali come se fossero di Baglioni, e comunque non tutte, per Come mai può anche andare bene, per La lunga estate caldissima no); e così ha riaperto la strada alle vecchie trovate “elettroniche” di una volta (in Il tempo vola sentiamo più o meno gli stessi suoni da flipper di La regola dell’amico: che emozione!). Addirittura, la produzione di quest’ultimo album è stata ripartita in tre team di registrazione diversi: al “ramazzottiano” Claudio Guidetti sono state affidate le due canzoni più standard del disco (Il mio secondo tempo e Tu come il sole: per quanto il primo brano sia stato scelto come singolo di esordio e pure mandato a schiantarsi a Sanremo, queste due canzoni mi sembrano quelle con la marcia più bassa di tutto il disco, non tanto per incapacità di Guidetti, un professionista di esperienza che con Ramazzotti ha fatto grandi cose, quanto appunto per le caratteristiche della musica di Pezzali, per la quale le soluzioni “ramazzottiane”, come già detto, non sempre funzionano al meglio), mentre le altre canzoni sono state affidate alcune a Roberto Vernetti (uno che spazia da Bugo alla Mannoia passando per la pubblicità dell’Aperol non può che avere l’eclettismo necessario per piacere a Pezzali) ed altre al duo Sergio Maggioni-Pier Paolo Peroni (Peroni è un “uomo di Cecchetto” nello staff di Pezzali sin dagli esordi degli 883: fu pure coautore di Non ci spezziamo). L’atavico e scanzonato spirito produttivo dei tempi che furono riesplode quindi in questi brani, anche negli episodi più riflessivi (come in quelli che sono probabilmente gli episodi migliori dell’album, la title track Terraferma e l’ottima A posto domattina). Per il resto, la scrittura di Pezzali resta un po’ “crepuscolare” come sempre, con l’attenzione alle piccole cose di tutti i giorni, con un occhio di riguardo per i sentimenti (Quello che comunemente noi chiamiamo amore) senza tralasciare momenti più malinconici (Quasi felice) ma neanche canzoni più “estive” da ballare scatenandosi (Fiesta baby), magari con un testo che ricorda i bei tempi della giovinezza scavezzacollo (Ogni estate c’è). È il Max Pezzali di sempre, con una prospettiva forse un po’ più “adulta”, ma sempre con la genuina e sana intenzione di non prendersi troppo sul serio, come in Credi o nella divertentissima Un omino incredibile (bonus-track su iTunes purtroppo non disponibile su disco), dedicata al figlio Hilo con molto amore ma anche tantissima ironia. Insomma, chi non ha mai apprezzato Max Pezzali fino ad oggi non troverà niente in questo disco che gli farà cambiare idea. Chi invece è un sostenitore dell’ex-883, be’, si tenga forte che qua c’è da divertirsi!

Avvocati e medici, dentisti e contabili,
in fila davanti ai ristoranti fighi del centro
con donne impossibili, sculture di protesi,
vivono come le rock-star vivevano un tempo
(da A posto domattina)

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