venerdì 29 aprile 2011

Habemus Papam

Habemus Papam (2011)
Regia: Nanni Moretti
Con: Michel Piccoli, Nanni Moretti, Margherita Buy
Voto: 8



C’è qualcosa che può lasciare perplessi nell’ultimo film di Nanni Moretti, e credo che sia l’incedere piuttosto lento di una trama direi scarna, priva di eventi particolari e ricca di spunti e arguzie, in uno schema che ricorda più un corto che un lungometraggio (per usare un ossimoro paradossale, direi che si tratta di un lungo cortometraggio). Al di là di questo, però, Habemus Papam mi sembra un film ben fatto non solo per la perizia tecnica con cui è girato, ma anche per la profondità delle riflessioni presenti, sapientemente trattate però con leggerezza ed ironia. L’idea di partenza è originale, ma nemmeno troppo, ossia l’imbarazzo di un neo-papa che, appena scelto dal conclave, si sente indegno del ruolo cui è chiamato (in fin dei conti, si tratta di ciò che successe a papa Celestino V, quello che Dante ricorda come colui “che fece per viltade il gran rifiuto”, in Inferno, III, 60): arguto è invece il modo di trattare l’argomento, ossia rappresentare il papa mostrandolo, avulso dal ruolo pontificio, nelle sue vesti umane, le vesti dell’uomo che, nel momento di affrontare le proprie pesanti responsabilità, è comunque solo a dispetto dei tanti che si propongono di aiutarlo. Come appena detto, il tema non è ecclesiastico ma universale, nel senso che la figura del Papa ipostatizza quella dell’uomo, tanto che non si capiscono le polemiche spocchiose di una parte della Chiesa che non ha gradito lo “svilimento” che la figura del Papa subirebbe (e in realtà non subisce affatto) nel film (neanche i cardinali del conclave sono derisi, bensì vengono rappresentati in tutta la loro umana normalità). L’uomo è solo di fronte alla storia, dicevamo, e c’è poco da fare: lo psicanalista chiamato a dare risposte non risolve un bel niente, e finisce con l’organizzare tornei di pallavolo tra i membri del conclave. A tal proposito, si noti come scene di gioco o comunque di svago (oltre al volley, compaiono un puzzle, una partita a scopone scientifico, una rappresentazione teatrale e un complessino musicale che suona in Piazza San Pietro) siano ricorrenti nel film, a conferire una sorta di bisogno pirandelliano di sottrarsi ai doveri che la società impone (le maschere, vorremmo dire) e dedicarsi alle frivolezze e alle passioni autentiche, le cose che cioè dànno al di là di tutto veramente un senso all’esistenza. Tra un papa che avrebbe preferito far l’attore (un ottimo Michel Piccoli) e uno psicanalista che usa la forza del suo eloquio per vincere a scopone (un magnifico Moretti), il film si srotola soavemente tra momenti raccolti e episodi veramente divertenti (la scena di un particolarissimo Tg3 Linea Notte è fortissima!) nei quali la comicità non è mai pretesto vacuo ma spunto di riflessione. Manca un po’ di brio, è vero, e questo fa perdere qualcosa al film; ma tutto il resto è ottimo.
Michel Piccoli in una scena del film

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