venerdì 21 giugno 2013

Neffa - Molto calmo

Neffa, Molto calmo (2013)
Tracklist: 1. Allaccia la cintura – 2. Storie che non esistono – 3. Molto calmo – 4. Dove sei – 5. Tempo che se ne va – 6. Per sognare ancora – 7. La strada facile – 8. Quando sorridi – 9. Mi manchi tu – 10. Mostro – 11. Luce oro (feat. Terron Fabio) – 12. Sopra le nuvole – 13. Dove sei (feat Ghemon) (bonus-track solo su iTunes)
Voto: 8,5



Meglio fare un album ogni quattro anno ma bello che un album all’anno però brutto: sembra una massima scontata ma non tutti gli artisti, probabilmente perché pressati da contratti da rispettare, la seguono. Ma c’è chi la segue, e i risultati si vedono. L’ottimo Neffa, per il quale ho già avuto modo di esprimere tutta la mia stima, si prende quattro anni di pausa dal già bellissimo Sognando contromano (2009), interrotti solo da un progetto stravagante ma nemmeno del tutto campato in aria come il disco dei Due Di Picche (il duo fondato per l’occasione con J-Ax) C’eravamo tanto odiati, e torna in campo con un altro lavoro assolutamente convincente, Molto calmo.

Se Sognando contromano rappresenta a mio parere la vetta artistica di Neffa, Molto calmo è assolutamente alla sua altezza, forse appena meno trascinante in alcuni passaggi, ma è un disco affatto apprezzabile che conferma quanto di buono Neffa ci ha fatto sentire in questi anni. I due singoli che hanno anticipato l’uscita di questo album, la title-track sorniona Molto calmo e la supervintage Quando sorridi, mettono in mostra il lato più allegro e consolatorio di Neffa, artista spesso molto inquieto ma non per questo non incline all’ironia e ai nobili tentativi di ricercare anche nelle situazioni più complesse un lato positivo. “A che serve farsi la vita difficile se alla fine è già complicata così com’è?”, si chiede Neffa nel secondo singolo: è una filosofia di vita semplice e quasi banale, con una sfumatura quasi oraziana, che pure in Neffa si carica di significati ulteriori, proponendosi cioè come una chiave di soluzione alle tematiche affrontate nelle canzoni meno solari.

Insomma, è come se in Neffa le canzoni più allegre nascondessero un sottofondo inquieto, e quelle più malinconiche celassero un sottotesto consolatorio. Non c’è dolore senza uscita, non c’è felicità del tutto salvifica. In tal senso, le due vette artistiche dell’album sono raggiunte probabilmente da due brani meno sereni dei singoli, ma più intensi e significativi. Dove sei – un brano che colpisce sin dall’attacco per poi sgorgare in un ritornello efficacissimo – è una rappresentazione plastica del vicolo cieco in cui si imbatte chi finisce suo malgrado una storia d’amore, combattuto tra la voglia di voltare pagina per superare questa situazione e la gioia che frequentare la persona amata continua a dare; e non c’è una soluzione che sciolga la dicotomia: la “sindrome da accerchiamento” cui Neffa ha alluso spesso in brani del passato (Lontano dal tuo sole per citarne uno su tutti) si riprende la scena, in un brano cantato ma con un testo “pieno di parole” quasi come un rap, come se ci fosse bisogno di dilungarsi più del solito per raccontare una situazione in cui i fantasmi di un amore passato continuano a ballare attorno e il mondo sembra crollare addosso. Per sognare ancora è invece un altro dei “sogni contromano” di Neffa, brano dall’atmosfera crepuscolare e dalle armonie struggenti che racconta di una felicità che pare realizzabile e quasi a portata di mano e che invece si manifesta soltanto come forma di sogno utopico, un vagheggiamento inverosimile ispirato dall’iniziale “Pensa se”: non tutto però è perduto e pessimistico, in un finale in cui sull’irresistibile ritornello si innesta una seconda voce che ripete, in un momento di ottimismo che squarcia le nuvole come un raggio di sole, “Per ognuno c’è qualcuno per sognare un po’”.

Vale la pena parlare anche di Mostro, un pezzo del tutto controcorrente rispetto alla consueta produzione neffiana, sonorità rock e voce effettata, testo visionario intriso di una sapida ironia: canzone spiazzante ma riuscita, difficilmente sarà singolo (sonorità un po’ troppo poco “alla Neffa”), però farne un singolo sarebbe un bel gesto.


Gli altri brani sono forse leggermente meno significativi ma, tra alti e bassi, in realtà un pezzo da buttar via non c’è, c’è qualche calo qua e là ma il livello resta dovunque molto alto, l’unico brano meno potente è Allaccia la cintura, che però è più un veloce intro che introduce l’album piuttosto che una vera e propria canzone autonoma: brani come Storie che non esistono, Tempo che se ne va e gli altri si lasciano ascoltare senza problemi, e confermano l’ottimo stato di forma, sia a livello compositivo che produttivo, di Neffa, che è ormai da quattro album che non sbaglia più un colpo. In definitiva, complimenti a Neffa: se per fare un album così ti servono quattro anni, prenditeli pure e fai le cose con tutta la calma di cui hai bisogno – finché questi saranno i risultati, nessuno avrà nulla da ridire!


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