Presentazione


Tra le altre cose, Internet è – e diventa sempre di più col passare del tempo – un’enorme agorà iper-democratica in cui chiunque, anche un signor nessuno come me, può prendere parola e dire la sua su praticamente qualsiasi argomento dello scibile (e pure del non scibile) umano. Questo mi pare molto bello, e mi piace molto – altrimenti non avrei né questo né gli altri blog che gestisco. Quello che mi piace meno è che spesso, fortunatamente non sempre, questa occasione di espressione e confronto diventa un’arena nella quale fare, seppur in modo mediatico, a cazzotti. Se si leggono i commenti ai video su youtube o agli articoli dei blog più famosi, oltre a riflessioni pacate ed interessanti, non sarà raro imbattersi ahimè in frasi stizzite, motti aggressivi, insulti e polemiche. Come se la rete altro non fosse che la possibilità di espansione “ecumenica” della rissosità in cui ci si può imbattere a giro per le nostre città e talvolta, purtroppo, anche nelle nostre case. Questa tendenza alla violenza verbale può tuttavia essere talvolta comprensibile, specialmente quando riguarda argomenti che per loro natura finiscono con lo scaldare gli animi di chi si trova ad avere opinioni opposte, come ad esempio la politica o lo sport. Mi sembra al contrario totalmente incomprensibile quando riguarda temi le cui peculiarità sono invece ireniche e distensive, ossia ciò che inerisce l’“arte” o la “cultura” – prendete questi termini nella loro accezione più generale, usandoli io solo per comodità semantica. Quando si tratta di musica, letteratura o cinematografia, ad esempio, capita di leggere commenti molto aggressivi, specialmente di due categorie: nel primo caso, due commentatori di opinioni opposte si accapigliano con accuse del genere “Come fa a piacerti una roba del genere?” e “Se apprezzi uno così, allora non capisci nulla”, e giù insulti; nel secondo caso, è un commentatore a prendersela direttamente con l’Autore del contenuto artistico in questione, attaccandolo con frasi del genere “Questa roba è una schifezza”, “Trovati un lavoro vero” o – ed è la peggiore di tutte – “Io avrei fatto meglio”. L’uno comportamento come l’altro mi paiono parimenti censurabili.

Ecco perché come prima cosa da dire per introdurre questo mio blog di recensioni è che saranno accolti a braccia aperte tutti i commenti, favorevoli e contrari, purché in linea con lo spirito pacifico e serafico di questo spazio, che vuole essere un’oasi-web di serenità nella quale si discute di “arte” senza prendersi troppo sul serio né perdere le staffe. Al contrario, tutti i commenti stizziti o aggressivi, fatti non per sostenere una opinione, ma attaccare qualcun altro (io, un altro commentatore, l’opera in questione) verranno cancellati senza alcun rimorso.

Coerentemente con questa “regola” che pongo a chi vuole partecipare a questo blog, fisso anche per me stesso un principio che mi propongo di non violare mai. Esso consiste nel portare sempre il massimo rispetto a tutti gli Autori che verranno sottoposti alle mie recensioni. Capiteranno i casi in cui io recensirò un’opera che mi piace – e capiterà la maggior parte delle volte – e questo chiaramente non porrà in tal senso problemi; ci saranno però anche volte in cui la mia recensione sarà negativa, sarà – come si dice – una stroncatura. Non per questo, però, attaccherò né tantomeno insulterò l’Autore dell’opera che non apprezzo. E non dirò mai io avrei fatto meglio. Tutti coloro che lavorano nel mondo dell’arte hanno la mia massima ammirazione per quello che fanno, e auguro loro il massimo del successo perché la loro opera, ritengo, fa del bene a chi li segue, non solo perché in qualche modo può istruire, ma soprattutto perché regala un piacere il cui artefice non può a motivo di questo che essere oggetto del mio plauso incondizionato. Se capiterà che esprimerò dissenso per un’opera, sarà perché non si può piacere a tutti, per ogni fan che si guadagna è possibile ritrovarsi con un detrattore che dissente, è normale e giusto che sia così. Ma in me questo non significherà mai odio o disprezzo.

Ritengo necessario questo panegirico prefatorio sugli artisti perché mi sembra un periodo un po’ difficile per gli “operatori” culturali del nostro paese, sottoposti, e non solo nell’agorà del web, ad attacchi incrociati, da destra come da sinistra. A destra mi sembra stia infatti prendendo piede una concezione per cui chi fa cultura è un parassita che non produce nulla e campa sulle spalle degli altri dedicandosi a cose frivole. A sinistra, non manca chi sostiene che l’arte, in virtù della sua nobiltà, non deve sporcare le mani a chi la fa, ossia gli artisti non devono guadagnare nulla dalla loro attività, perché farlo per soldi significa non farlo per amor dell’arte ma del denaro, significa essere mercenari.

Entrambe le concezioni, pur muovendo da principi opposti, approdano quindi a conclusioni simili e mi sembrano assolutamente esecrabili. Io non condivido infatti nessuna delle due idee. Gli artisti non sono parassiti, e non fanno cose inutili: fanno cultura, che non sarà cibo per le pance (anche se poi lo diventa, basti pensare a quanti soldi fa muovere il “turismo artistico”) ma è nutrimento per le anime, e per questo vanno lodati, non certo condannati. Per la stessa ragione, è giusto che chi fa arte riesca a guadagnarne qualcosa, un po’ perché l’autosufficienza economica gli consenta di dedicarsi a tempo pieno – e quindi proficuamente – alla sua attività artistica (senza fare altri lavori che lo distrarrebbero da ciò che fa), un po’ perché, al di là di tutto, fa un lavoro – e nemmeno brutto – per cui non si vede perché, in quanto lavoratore, non debba percepire un giusto compenso. C’è chi, per confutare questa mia visione delle cose, mi ha citato un famoso aforisma di Gaber: «Ci sono due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa». Ma si ricordi che le due categorie enucleate da Gaber non sono alternative: i primi come i secondi passano alla cassa, lo faceva lo stesso Gaber. Se poi un artista fa arte per amor di cultura o per amor di soldi non è una cosa che si possa capire dal fatto che percepisce uno stipendio (ci mancherebbe altro che fosse un delitto: mica li ruba quei soldi), ma lo possiamo sospettare solo analizzando criticamente la sua opera.

In quanto ho appena detto è anche spiegato il perché di questo mio blog di recensioni sparse, appunto senza recinzioni: un omaggio ad una mia passione e a quelli che con la loro opera la rendono possibile. Un omaggio che faccio, si intende, non da esperto ma, appunto, da appassionato. Il carattere sperimentale e irregolare di questo blog mi impedisce di prevedere precisamente confini e scadenze delle recensioni. In linea di massima, esse si divideranno comunque in tre gruppi: i libri (essenzialmente narrativa), i film e la musica (essenzialmente dischi ma, se capita, perché no?, anche concerti). Ogni gruppo si dividerà in almeno quattro gruppi: “Ultime uscite” comprenderà le pubblicazioni particolarmente fresche (degli ultimi tre mesi o giù di lì); “Voci del nostro tempo” riguarderà opere uscite negli ultimi anni (diciamo all’incirca gli ultimi tre); “Lo scaffale della memoria” andrà a ripescare dal passato, siano testimonianze di qualche anno fa od anche (nel caso dei libri) dei secoli passati; “Pietre miliari” è una definizione trans-categoriale (che può cioè attingere da tutte e tre le sopracitate categorie cronologiche, ma presumibilmente più dalla terza) che raccoglie quelle opere che, secondo un giudizio comune (che non per forza deve coincidere col mio), sono capolavori decisivi per lo sviluppo di quel settore artistico cui fanno riferimento.

Per il resto, va detto – sempre che il progetto non naufraghi anzitempo… – che le recensioni verranno pubblicate senza un esplicito ordine: ci sarà credo un’alternanza più o meno regolare tra film, libri e dischi, e magari potrà capitare un fil rouge che leghi tra loro qualcuna di queste, ma senza obblighi di nessun tipo; per ogni opera recensita proporrò anche un voto, che sarà comunque da “prendere con le molle”: come spesso capita con le pagelle, anche le mie saranno discutibili, influenzabili, provocatorie, e magari anche corruttibili…

Che altro dire? Buon divertimento, e grazie della vostra partecipazione.

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