venerdì 26 luglio 2013

Cresceranno i carciofi a Mimongo

Cresceranno i carciofi a Mimongo (1997)
Regia: Fulvio Ottaviano
Con: Daniele Liotti, Francesca Schiavo, Valerio Mastandrea
Voto: 7



Di Cresceranno i carciofi a Mimongo (azzeccato titolo dal vagamente misterioso, anche se Mimongo esiste veramente, in Gabon) oggi si ricordano in pochi, anche se se ne parlò abbastanza quando uscì (anno 1997), e il suo regista, Fulvio Ottaviano, al suo primo lavoro, vinse pure il David di Donatello come miglior regista esordiente (poi però si è un po’ perso per strada). Nonostante questo, parte della critica non fu del tutto benevola col film. È come se rappresentare con tratti grotteschi l’inconcludenza esistenziale dei trenta-trentacinquenni di oggi fosse stato ritenuto poco degno di attenzione, non un tema così rivelatore sul quale valesse la pena di fare un film. E ci può anche stare. D’altra parte, tuttavia, anche un film più celebrato – e a conti fatti migliore, non lo voglio discutere – come Clerks-Commessi, cui Cresceranno i carciofi a Mimongo sembra rifarsi in più di un’occasione (non solo per il bianco e nero un po’ sgranato: in una scena si vede pure la locandina di Clerks), non va tanto più in là come approfondimento tematico: sempre a parlare di inconcludenza esistenziale dei trenta-trentacinquenni di oggi siamo. Ed anche il più recente ...E morì con un felafel in mano, una produzione australiana, ancora su questo tema, e con lo stesso piglio sbracato e paradossale, insiste. Insomma, sono anni che una ben precisa corrente cinematografica – non monopolista, visto che altre pellicole (pensiamo a produzioni nostrane come lo sdolcinato L’ultimo bacio o il singolare Volevo solo dormirle addosso) hanno un taglio diverso nell’affrontare l’argomento – non riesce a parlare dei trentenni di oggi – dei Peter Pan di oggi – senza rappresentarli in modo neppure troppo velatamente grottesco. Insomma, la conradiana linea d’ombra esiste ancora, ma non solo si è spostata in avanti (nel capolavoro di Conrad il protagonista ha un’età indefinita, ma probabilmente è più ventenne che trentenne), ma oltretutto è diventata una cosa poco seria, o comunque seria ma al tempo stesso paradossale, drammatica ma contemporaneamente ridicola. Forse c’entra la crisi economica, che all’epoca era solo in nuce, forse però è un problema più ampio, psicologico e fors’anche sociologico, dei nostri tempi...

Sotto quest’ottica credo che vada guardato Cresceranno i carciofi a Mimongo: non è un capolavoro, probabilmente non è neanche un grande film, ma nemmeno pretende di esserlo, e con ironia riesce a tratteggiare un mondo di trentenni sbandati e scavezzacollo senza condannarli né assolverli, ma semplicemente prendendone spunto per un racconto brioso e godibile. Interessante il pretesto narrativo: Sergio, il protagonista impersonato da Daniele Liotti, è in cerca di lavoro ed allora si compra un improbabile manuale per trovare facilmente lavoro scritto dal fantomatico Ermanno Lopez, la cui voce fuori campo è recitata da Piero Chiambretti. Sulla falsariga delle indicazioni del manuale, Sergio vivrà situazioni più disparate fino ad uno scioglimento finale che, a discolpa della critica più negativa, era francamente emendabile (diciamo che il film poteva anche finire qualche minuto prima, e con un finale sospeso avrebbe pure reso meglio rispetto alla zuccherina conclusione scelta). Tutto molto carino, con un Valerio Mastandrea che giganteggia su un cast comunque volenteroso (c’è pure come comparsa il non ancora famoso Niccolò Ammaniti), a grandissimo agio nel suo personaggio di “saggio” guascone che dà consigli a destra e a manca ma alla fine è il più inconcludente di tutti... Un suo divertente monologo, riportato qua sotto, credo possa rappresentare in modo epigrafico l’intento satirico, sospeso tra l’impegnato e il “cazzone”, di questo simpatico film:

«Io so tutto sull’occupazione giovanile, tutto! È semplice, dobbiamo inquadrare il problema da un punto di vista genealogico! Esempio: mamma e papà si sono spaccati il culo tutta la vita per mettere da parte un piccolo gruzzoletto. Tu che fai? Approfittane, fatti mantenere, diamogli soddisfazione a questi genitori una volta tanto! Casomai con i tuoi figli il problema sarà maggiore perché si ritroveranno un padre come te, sicuramente poveri. E non ci scordiamo che la voglia di fare soldi è inversamente proporzionale alla disponibilità economica: più ce n’hai, meno ci pensi. Si viene così a formare un perfetto quadro di generazioni alternate: chi si fa il culo e chi se la gode! [...] Se lavorassi, magari occuperei il posto di qualcuno che ne ha più bisogno di me, e questo è laido!»

Daniele Liotti e Valerio Mastandrea in una scena del film

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