venerdì 2 agosto 2013

Blur in concerto – Roma, 29 luglio 2013

Blur – Roma, Ippodromo delle Capannelle (Rock in Roma), 29 luglio 2013, ore 21:45
Ora effettiva di inizio: 22:10
Durata: circa 1 ora e mezzo
Band: Damon Albarn (voce, chitarra, pianoforte), Graham Coxon (chitarra, voce), Alex James (basso), Dave Rowntree (batteria). Completano la band (non presentati) un tastierista, tre fiati e quattro coristi.

Scaletta
Girls & Boys
Popscene
There’s No Other Way
Beetlebum
Out Of Time
Coffee & TV
Trimm Trabb
Caramel
Tender
To The End
Country House
Parklife
End Of A Century
This Is A Low
[Bis]
Under The Westway
For Tomorrow
The Universal
Song 2






Sono passati dieci anni esatti dall’ultima apparizione in Italia dei Blur, che nel 2003 – all’epoca erano senza il fuoriuscito Graham Coxon – in maggio e novembre tennero quattro concerti più un piccolo show per Mtv. Dieci anni dopo, i Blur sono cambiati poco: Coxon è tornato nel gruppo, il repertorio si è arricchito di sole tre canzoni, e, soprattutto, sono immutati l’energia e il talento che questi ragazzi (ormai un po’ cresciuti) inglesi sono in grado di profondere sul palco. E non è cambiato nemmeno l’irrefrenabile entusiasmo del pubblico italiano, che ai concerti dei Blur non solo accorre in massa, ma partecipa con un’euforia, che talvolta risulta pure eccessivamente sopra le righe, veramente straordinaria.

Questo è il quadro in cui si sono esibiti i Blur nell’ospitale e ben organizzato àmbito del Rock in Roma Festival, ormai una delle più importante e ricche manifestazioni musicali di tutta Italia. Dopo le réunion londinesi a Hyde Park del 2009 e del 2012 (in occasione delle quali non vennero fatti che pochi altri concerti di “riscaldamento”, quasi tutti in Inghilterra), i Blur stavolta sono in viaggio in un lungo tour mondiale che, dopo aver visitato l’Asia ed in attesa di volare verso l’America del Sud, nel suo passaggio europeo non poteva mancare l’Italia (la sera prima del concerto romano i Blur han suonato a Milano). I concerti del 2013 si inseriscono quindi all’interno di una tournée lunga e ampia, perdendo quindi i connotati di concerti-evento, come erano stati invece quelli di Hyde Park, e proponendo di conseguenza una scaletta più snella (dalle 25 canzoni eseguite nel 2009 e 2012 si scende a 18). Non per questo il concerto perde di intensità, anzi grossomodo è frutto proprio del lavoro fatto per i concerti del 2009 e 2012 visto che tutte le canzoni proposte a Roma erano già state eseguite in almeno una delle due date di Hyde Park: sfrondati i pezzi meno noti e coinvolgenti, resta spazio quasi esclusivamente per le “prime linee”.

Tant’è che – dopo un benaugurante “Are you ready?” lanciato da un Damon Albarn in grande forma appena salito sul palco – si parte subito forte (come nel 2012) con uno dei pezzi più travolgenti del repertorio Blur, quella Girls & Boys che, pur essendo un’icona di un album come Parklife che è uno dei più lucidi manifesti del brit-pop, ammicca esplicitamente alla musica disco e infiamma il pubblico di Roma. Seguono una potente versione di Popscene (singolo del 1992 mai pubblicato su album se non nelle antologie, pezzo di culto per molti dei fan della prim’ora), e una trascinante There’s No Other Way, brano più vecchio della serata, dato che risale all’album d’esordio dei Blur, Leisure, che riporta in copertina la data 1991.

Dopo questo terzetto di canzoni piazzate a incendiare il pubblico, Albarn saluta il pubblico, si scusa per il leggero ritardo con cui la band è salita sul palco, e lascia spazio agli psichedelici giochi di distorsione di chitarra di Graham Coxon che annunciano le intense note di Beetlebum. Salvo qualche divagazione, la scaletta d’ora in poi si dedicherà a due “blocchi”, il primo dedicato all’album 13, del quale in sequenza vengono proposte Coffee & TV (Coxon alla voce), Trimm Trabb, Caramel (i due pezzi più “tecnici” della serata, che prevedono entrambi finali strumentali molto potenti) per poi lasciare spazio agli accendini che volano sull’immancabile Tender; il secondo blocco – intervallato da un pezzo che per molti anni i Blur hanno ripudiato ma che da un po’ è irrinunciabile, Country House – riguarda il già citato Parklife, di cui vengono eseguite To The End (il brano più struggente dello show), l’eponima Parklife (trascinante come non mai), End Of A Century (una canzone che non invecchia mai) e – a chiudere il primo set di canzoni – la meravigliosa This Is A Low.

Il concerto è tirato, Albarn non parla quasi mai, le pause tra le canzoni sono minime: adesso c’è l’unica vera sosta, quella in cui la band torna dietro le quinte per poi tornare sul palco ad eseguire i bis. Damon si siede al piano, accenna poche note di Intermission, poi attacca la malinconica Under The Westway, brano dell’anno scorso scritto per il concerto di Londra in particolare e per Londra in generale. L’atmosfera si fa londinese, e adesso non può mancare For Tomorrow, la canzone più londinese dei Blur (vi è citata pure la Westway) e canzone di spicco dell’album più londinese dei Blur, Modern Life Is Rubbish. The Universal, che spesso con il suo afflato lirico chiude i concerti dei Blur, stavolta è un finto finale: la batteria di Rowntree tambureggia un lungo intro che spiana la strada alla chiusura più incontenibile e quasi metal che ci sia, quella Song 2 che trasforma le Capannelle in una bolgia infernale...!

Insomma, non c’è niente da aggiungere, i Blur non deludono mai, la loro geniale bravura in sede di composizione e produzione dei brani si coniuga sul palco con un’energia incontenibile, una gran voglia di suonare e di divertirsi che si trasmette al pubblico come una scarica elettrica. Come detto già altre volte, a questo punto non ci starebbe male un album di inediti. Per ora, comunque, ci accontentiamo anche così!

All that you can do is watch them play... (Foto Francesco Naldi)

NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state presentate.

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