venerdì 16 agosto 2013

Il Mundial dimenticato

Il Mundial dimenticato (2011)
Regia: Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni
Voto: 9,5



“Il mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia ma si giocò nella Patagonia argentina”: è l’incipit del racconto di Osvaldo Soriano Il figlio di Butch Cassidy (disponibile in Fútbol, Einaudi, Torino, 2006, pagg. 51-8). Il breve e bellissimo racconto sul fantomatico mondiale in Patagonia disputato nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale ispira il riuscitissimo “mockumentary” di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni (altri due racconti di Soriano vertono su quel mondiale, ossia Finale con i rossi a Ushuaia e Gli ultimi giorni di William Brett Cassidy, ma di questi per lo più non c’è traccia nella trama del film).

Per “mockumentary” si intende, come si saprà, un film girato con tutti i crismi del documentario che però riguarda vicende assolutamente inventate: da Zelig di Woody Allen in giù (e anche prima, ovviamente), esponenti di questo genere ne sono stati girati parecchi, anche se ultimamente ha preso maggiormente piede il mockumentary horror, specialmente nella variante del video ritrovato (roba che di per sé, a dirla tutta, è poco credibile). Garzella e Macelloni invece puntano su un mockumentary storico e quasi storiografico con tutti i crismi del caso, alla ricostruzione di un evento leggendario in una terra affascinante e selvaggia, di per sé assai incline alle leggende, come la Patagonia. La loro operazione si configura quindi anche come una riflessione estrema sulla potenza del mezzo cinematografico: il “patto con lo spettatore” per il quale un film “normale” racconta una storia inventata e un documentario racconta una storia vera (patto che c’è anche in letteratura con la dicotomia narrativa-saggistica, ma che a conti fatti è più debole per la presenza di romanzi dai quali spesso non si hanno elementi, o almeno non interni al testo, per capire se la storia raccontata è vera o no) è una mera convenzione; basta sballare i piani del racconto, impostare la narrazione di una storia inventata con i canoni del documentario, e il trompe-l’œil è fatto. E l’“inganno” di Garzella e Macelloni è riuscitissimo: tra la serietà delle interviste, il rigore dei finti filmati storici e un montaggio strepitoso, a Il Mundial dimenticato lo spettatore è tentato a credere ciecamente per almeno tre quarti di film (verso il finale le cose si fanno un po’ troppo surreali perché ci si possa credere, e il gioco viene un po’ più allo scoperto).

Già questa considerazione fa capire l’estrema bravura dei registi che, probabilmente anche con bei mezzi a disposizione, dimostrato in un’inusitata perizia tecnica nel girare un lavoro pressoché perfetto dal punto di vista formale. Ma la cosa che più salta all’occhio è che questo dispiego di mezzi non è fine a se stesso, ma alla creazione di un racconto che avvince lo spettatore, una storia dalla forza ipnotica che coinvolge completamente. Senza tradirlo, i due registi sviscerano e ampliano il racconto di Soriano (di nemmeno dieci pagine) e ne fanno un affresco completo, in cui il gioco del calcio come sogno in grado di avere la meglio sulla realtà (tema centrale dell’opera “calcistica” di Soriano) – ossia un Mondiale giocato come rivendicazione di pace in tempo di guerra per opera di un organizzatore sognatore e visionario – si sposa con altri filoni della trama, tra cui non manca un interessante triangolo (anzi, un quadrilatero...) sentimentale. Anticipare altro della trama non si può, se no si rovina la sorpresa a chi il film non l’ha ancora visto: diciamo solo che il pretesto narrativo che si pone a motore della vicenda è la ricerca di un filmato della finale che riveli la squadra vincitrice di questo Mondiale, il cui nome si è perso nella nebbia del tempo... Chi sono i campioni del Mondo del 1942...? L’Italia? O magari la Germania nazista lì presente con una delegazione...? Chissà...

Il cinema indipendente italiano, a giudicare dalla pregevolezza di questo prodotto, non sta male (non sembra nemmeno un film realizzato con un budget bassissimo); i problemi stanno piuttosto in fase di distribuzione, visto che Il Mundial dimenticato è stato quasi assente dalle sale, non esiste in dvd, e la sua esistenza al momento è affidata a sporadici passaggi Rai (che tra l’altro, tanto per confondere le acque, lo ha trasmesso su Rai Storia, il canale dei documentari veri...) Ma questo non è un film d’essai, un mattone per cinefili pure indigeribile per un pubblico “normale”: questo è un film accattivante e divertente, oltre che girato molto bene. Un film bello, semplicemente: merita di avere un pubblico degno di tanta qualità.

Una scena del film

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