venerdì 25 novembre 2011

Alexander Lernet-Holenia - Ero Jack Mortimer


Alexander Lernet-Holenia, Ero Jack Mortimer, Adelphi, Milano, 2010, pagg. 171
Titolo originale: Ich war Jack Mortimer
Anno di prima pubblicazione: 1933
Traduzione di Margherita Belardetti
Voto: 8,5



Ferdinand Sponer, un tassista della Vienna post-impero, ha un macchina un cliente e, arrivato a destinazione, scopre di non essersi accorto che, durante il tragitto, al cliente è stato sparato a morte. La vittima è, anzi era, Jack Mortimer, un gangster americano. Se Sponer va a denunciare con così tanto ritardo l’omicidio, non sarà creduto e verrà incriminato. Che fare allora?

È questo l’antefatto che da vita a Ero Jack Mortimer, romanzo rutilante e divertente, dal ritmo serrato, in cui il protagonista se ne inventa di tutte per non finire incastrato. Lernet-Holenia, voce di punta del novecento letterario austriaco, è bravo a gestire con capacità una storia che, nel suo culmine, si svolge in un’unica, drammatica e febbrile, notte. Tutte gli excursus del testo – a cominciare dalla storia “messicana” che piomba nel libro nella fase di più alta tensione, a creare un fortissimo effetto di suspense – si risolvono coerentemente alla fine, in una narrazione che ha il respiro del thriller poliziesco.

C’è anche una flebile riflessione sull’io: il viennese Lernet-Holenia è concittadino (più giovane di circa trentacinque anni) di Arthur Schnitzler che, per quel che riguarda le riflessioni psicanalitiche sull’identità dell’uomo è, per acume e profondità dell’analisi, decisamente su un altro pianeta. Ad ogni modo, il Ferdinand Sponer che per evitare di essere incastrato si finge Jack Mortimer va incontro ad una crisi di identità tale che egli “diventa” Jack Mortimer, e si comporta non più da innocuo tassista viennese, ma da spregiudicato gangster americano, vivendo un’avventura degna del suo nuovo ruolo. Ma allora noi siamo ciò che siamo, o siamo la parte che siamo chiamati a recitare? La risposta giusta, almeno secondo Lernet-Holenia, probabilmente è la seconda, tanto che alla fine della vicenda, quando il trambusto finisce, l’incantesimo sembra rompersi e Ferdinand Sponer torna Ferdinand Sponer, smettendo definitivamente i panni di Jack Mortimer. Però ha vissuto un’avventura come non gli capiterà mai più in vita!

Chi può sospettare d’altronde come l’orrore si annidi nella quotidianità, così vicino da poterlo toccare, invece che nei suburbi, nelle discariche, sotto i ponti, dove viene esiliato per una sorta di idea romantica e dove, in qualche misura, gli viene concesso il diritto di esistere? Chi sa, senza averlo provato in prima persona, che esso si compie tanto nella propria cerchia ristretta quanto altrove, forse dietro le finestre del vicino, dietro la porta della stanza accanto, nell’animo delle persone che ti sfiorano per strada, ovunque? Chi sa che il destino dell’orrore è quello di restare segreto, al riparo da ogni confessione? Che esso, nella maggior parte dei casi, è di natura privata: coloro che ne sono coinvolti tacciono come congiurati, e solo un caso fortuito può portarlo alla luce. Chi è consapevole di tutte le mostruosità che accadono?
La polizia meno di tutti.
(pagg. 46-7)

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