Il
Mundial dimenticato (2011)
Regia:
Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni
Voto:
9,5
“Il
mondiale del 1942 non figura in nessun libro di storia ma si giocò nella
Patagonia argentina”: è l’incipit del racconto di Osvaldo Soriano Il figlio di Butch Cassidy (disponibile
in Fútbol, Einaudi, Torino, 2006, pagg.
51-8). Il breve e bellissimo racconto sul fantomatico mondiale in Patagonia
disputato nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale ispira il riuscitissimo “mockumentary”
di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni (altri due racconti di Soriano vertono
su quel mondiale, ossia Finale con i
rossi a Ushuaia e Gli ultimi giorni
di William Brett Cassidy, ma di questi per lo più non c’è traccia nella
trama del film).
Per
“mockumentary” si intende, come si saprà, un film girato con tutti i crismi del
documentario che però riguarda vicende assolutamente inventate: da Zelig di Woody Allen in giù (e anche prima, ovviamente), esponenti
di questo genere ne sono stati girati parecchi, anche se ultimamente ha preso
maggiormente piede il mockumentary horror, specialmente nella variante del
video ritrovato (roba che di per sé, a dirla tutta, è poco credibile). Garzella
e Macelloni invece puntano su un mockumentary storico e quasi storiografico con
tutti i crismi del caso, alla ricostruzione di un evento leggendario in una
terra affascinante e selvaggia, di per sé assai incline alle leggende, come la
Patagonia. La loro operazione si configura quindi anche come una riflessione
estrema sulla potenza del mezzo cinematografico: il “patto con lo spettatore”
per il quale un film “normale” racconta una storia inventata e un documentario
racconta una storia vera (patto che c’è anche in letteratura con la dicotomia
narrativa-saggistica, ma che a conti fatti è più debole per la presenza di
romanzi dai quali spesso non si hanno elementi, o almeno non interni al testo,
per capire se la storia raccontata è vera o no) è una mera convenzione; basta
sballare i piani del racconto, impostare la narrazione di una storia inventata
con i canoni del documentario, e il trompe-l’œil
è fatto. E l’“inganno” di Garzella e Macelloni è riuscitissimo: tra la serietà
delle interviste, il rigore dei finti filmati storici e un montaggio strepitoso,
a Il Mundial dimenticato lo
spettatore è tentato a credere ciecamente per almeno tre quarti di film (verso
il finale le cose si fanno un po’ troppo surreali perché ci si possa credere, e
il gioco viene un po’ più allo scoperto).
Già
questa considerazione fa capire l’estrema bravura dei registi che,
probabilmente anche con bei mezzi a disposizione, dimostrato in un’inusitata
perizia tecnica nel girare un lavoro pressoché perfetto dal punto di vista
formale. Ma la cosa che più salta all’occhio è che questo dispiego di mezzi non
è fine a se stesso, ma alla creazione di un racconto che avvince lo spettatore,
una storia dalla forza ipnotica che coinvolge completamente. Senza tradirlo, i
due registi sviscerano e ampliano il racconto di Soriano (di nemmeno dieci pagine)
e ne fanno un affresco completo, in cui il gioco del calcio come sogno in grado
di avere la meglio sulla realtà (tema centrale dell’opera “calcistica” di
Soriano) – ossia un Mondiale giocato come rivendicazione di pace in tempo di
guerra per opera di un organizzatore sognatore e visionario – si sposa con
altri filoni della trama, tra cui non manca un interessante triangolo (anzi, un
quadrilatero...) sentimentale. Anticipare altro della trama non si può, se no
si rovina la sorpresa a chi il film non l’ha ancora visto: diciamo solo che il
pretesto narrativo che si pone a motore della vicenda è la ricerca di un
filmato della finale che riveli la squadra vincitrice di questo Mondiale, il
cui nome si è perso nella nebbia del tempo... Chi sono i campioni del Mondo del
1942...? L’Italia? O magari la Germania nazista lì presente con una
delegazione...? Chissà...
Il
cinema indipendente italiano, a giudicare dalla pregevolezza di questo prodotto,
non sta male (non sembra nemmeno un film realizzato con un budget bassissimo);
i problemi stanno piuttosto in fase di distribuzione, visto che Il Mundial
dimenticato è stato quasi assente dalle sale, non esiste in dvd, e la sua
esistenza al momento è affidata a sporadici passaggi Rai (che tra l’altro,
tanto per confondere le acque, lo ha trasmesso su Rai Storia, il canale dei
documentari veri...) Ma questo non è un film d’essai, un mattone per cinefili
pure indigeribile per un pubblico “normale”: questo è un film accattivante e
divertente, oltre che girato molto bene. Un film bello, semplicemente: merita
di avere un pubblico degno di tanta qualità.
Una scena del film
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