Max Gazzè, Sotto casa (2013)
Tracklist:
1. E tu vai via – 2. Buon compleanno – 3. Sotto casa – 4. I tuoi maledettissimi
impegni – 5. Atto di forza – 6. La mia libertà – 7. Il nome delle stelle – 8.
Con chi sarai adesso – 9. Quel cerino – 10. L’amore di Lilith – 11-20. Tutte le
tracce in versione strumentale (solo per il digital download su iTunes)
Voto:
9
Abbiamo
già accennato parlando di Neffa (del suo album Sognando contromano) che in Italia non mancano alcuni artisti molto
talentuosi piuttosto sottovalutati, che finiscono spesso con l’essere valutati “di
nicchia” (salvo poi talvolta prendersi clamorose rivincite con qualche boom di
vendite imprevisto) sebbene il loro livello qualitativo non sia certo inferiore
a quello dei musicisti più quotati. In questo campo, risiede a pieno titolo
anche Max Gazzè, un artista che non riempie gli stadi ma che in quasi vent’anni
di carriera ha dimostrato una bravura eccezionale ed un talento fuori dal
comune. Tra i suoi vari pregi, c’è anche quello di non sbagliare mai un album (pure
Quindi?, lavoro del 2010 che venne
lanciato abbastanza pigramente perché lo stesso Gazzè in quel periodo era
impegnato a promuovere più che altro il suo esordio da attore nel film Basilicata coast to coast, anche se è
passato piuttosto sotto silenzio, è un signor disco che meriterebbe di essere
rivalutato con più attenzione). E l’ottimo Sotto
casa, appena uscito dopo la partecipazione a Sanremo, non si discosta dalla
tradizione di Max Gazzè di dare alle stampe album sempre molto curati, con
testi intelligenti e melodie orecchiabili ma non banali.
D’altronde,
le apparizioni sanremesi di Gazzè, quantunque non abbiano mai riscosso granché dal
punto di vista della classifica finale, sono sempre state all’insegna dell’alta
qualità dei brani proposti: da Una musica
può fare a Il solito sesso
(passando per Il timido ubriaco),
Gazzè sul palco non ha mai portato lavori modesti. Quest’anno, quando erano
richiesti due brani, Max se l’è cavata alla grande con entrambi i pezzi: Sotto casa, title-track del disco, è
stato il brano scelto dal pubblico sanremese e, sebbene non sia scontato (una
sorta di monologo di un testimone di Geova cui nessuno apre la porta di casa) e
abbia il punto di forza in un irresistibile giro di synth (una melodia che ti
entra nel cervello e te lo succhia come una cannuccia, così l’ha definita più o
meno lo stesso Gazzè), forse è un brano che non regge il confronto con l’altro
portato a Sanremo, quello scartato, lo splendido I tuoi maledettissimi impegni. Nell’accorato sconforto di un uomo
che non vede mai la propria compagna perché sempre impegnata a lavoro, non vedo
certo la stigmatizzazione del lavoro femminile (come invece qualcuno ha voluto
trovare, in modo piuttosto miope), bensì il generico lamento nei confronti di
un mondo che ci costringe a correre dietro obiettivi etero-imposti che ci
impongono di trascurare gli interessi privati e gli affetti personali. (Del
resto il mondo di oggi va spesso così: o non si ha lavoro, o si ha un lavoro
che non ci lascia tempo per fare quasi nient’altro...) In questo brano Gazzè è
in grandissimo spolvero, e si appoggia su un suo particolarissimo stilema che
in lui non è del tutto desueto ma che i canoni stilistici contemporanei hanno
perlopiù dimenticato, quella figura retorica di origine classica che a scuola
viene chiamata adinato (per i più precisi, sarebbe
il dichiarare possibile una cosa a patto che se ne realizzi un’altra
manifestamente impossibile), una sorta di iperbole utopica che in Gazzè si tinge di
forte venature sentimentali, come nel fortissimo ritornello “non c’è una soluzione se non quella / di
rimpicciolirmi a dismisura / fino al punto di traslocare nella / borsa tua con
gran disinvoltura… / oppure supplicare e supplicare la tua ombra / di cedermi
la possibilità / di rimanere là / a disposizione / cambiando se tu cambi
posizione… / o essere l’involucro / di ogni funambolico / pensiero che ti viene
/ quando le giornate sono piene / dei tuoi maledettissimi impegni!”
Gazzè,
e quest’ultima canzone è solo un esempio, sa raccontare molto bene l’ansia degli
amori difficili e la disperazione per quelli finiti. Sulla falsariga di Di nascosto (bellissima canzone del
2005) troviamo in Sotto casa altri
due splendidi pezzi di questa categoria, E
tu vai via, che con semplicità disarmante ma potente racconta il momento in
cui un amore finisce e non ne restano che le immagini languide di quando le
cose andavano e bene, e soprattutto Con
chi sarai adesso, il racconto di un uomo che, lasciata perché troppo gelosa
la compagna, non riesce a non pensare che a lei, e si domanda se sarebbe stata
possibile una fine diversa (“non ce la
faccio a scordarti, / tre settimane / che abiti male / il mio stomaco... / ti
ho mandata via, ma tu / ormai / non te ne vai / più!”). Tutto veramente
molto bello, e le altre canzoni non sono da meno (segnalo Buon compleanno e La mia
libertà, ma in generale nell’album manca un pezzo veramente debole): con
parole scelte con cura, non sempre complesse dal punto di vista lessicale ma
perfettamente combinate insieme, le canzoni di Gazzè raccontano la vita
quotidiana da un punto di vista spiazzante. Complimenti a Max Gazzè, e a tutto
il suo ottimo staff, per l’ennesima dimostrazione di talento e maturità (e poi è simpatica la scelta di proporre, anche se purtroppo solo per il release digitale di iTunes, tutte le tracce anche in versione strumentale, così gli amanti del karaoke possono sbizzarrirsi senza ricorrere ad incommentabili file midi...)
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