Fabrizio De André con
la London Symphony Orchestra diretta da Geoff Westley, Sogno n°1 (2011)
Tracklist:
1. Preghiera in gennaio – 2. Ho visto Nina volare – 3. Hotel Supramonte – 4.
Valzer per un amore (ft. Vinicio Capossela) – 5. Tre madri – 6. Laudate hominem
– 7. Disamistade – 8. Rimini – 9. Anime salve (ft. Franco Battiato) – 10. Le
nuvole
Voto:
8
Esperimenti
simili erano già stati fatti in precedenza con altri grandi cantanti (come con
Elvis Presley) ma, che io sappia, i primi a farlo con Fabrizio De André furono
quelli della Casa del Jazz All Stars (si trattava di Stefano Di Battista,
Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli, Giovanni Tommaso, Roberto Gatto). In occasione di un
loro concerto a Roma nell’aprile del 2008 in cui riproponevano riarrangiate in
chiave jazz le canzoni del mitico Fabrizio, questi talentuosi jazzisti ebbero l’idea
di farsi passare da Dori Ghezzi, preso direttamente dal master di Anime salve (che tra l’altro era e resta
uno dei migliori album di sempre), il file audio della voce originale di De
André in Ho visto Nina volare, e
accompagnarla suonandone la musica dal vivo. Fu una sorta di riuscitissimo “karaoke
inverso”: se nel karaoke si passano le basi delle canzoni e poi ci si canta
sopra dal vivo, in questo caso era il contrario, la registrazione passava la
sola voce, e a suonare dal vivo erano gli altri strumenti.
Questa
del “karaoke inverso”, almeno per i grandi come De André, dovrebbe essere una
cosa più diffusa. Io proporrei a Dori Ghezzi di ripubblicare tutta la
discografia di De André in versione solo voce, in modo che chiunque, dal grande
professionista all’amatore "smanettone", possa “suonare con De André”, proporre
una propria versione delle sue canzoni, e continuare a tramandarne l’opera alle
generazioni a venire. Questo perché il repertorio di De André è a suo modo
patrimonio culturale dell’umanità, un po’ come i siti tutelati dall’UNESCO, e
un’iniziativa di questo genere contribuirebbe a rendere ancora più profondo il
rapporto tra Faber e i suoi moltissimi ammiratori, anche quando gli
arrangiamenti originali saranno inevitabilmente datati rispetto alle tecnologie
venture (le canzoni di per sé ho il sospetto invece che datate non lo saranno
mai).
Per
ora, finché non pubblicheranno gli album “solo voce”, il “karaoke inverso”
resta tuttavia a disposizione soltanto dei professionisti che hanno modo di telefonare a
Dori Ghezzi, chiederle i master originali, e sperare di ricevere in risposta un
sì. Questo è quel che ha fatto il musicista inglese Geoff Westley che, alla
guida della London Symphony Orchestra, ha scelto dieci brani di De André (tra
cui proprio Ho visto Nina volare) e,
conservandone la voce originale, li ha risuonati con arrangiamenti in chiave
classica. L’esperimento funziona soprattutto perché la musica di De André è
così magnifica che sta bene con qualsiasi abito addosso: personalmente, non
sono un purista, non pretendo nelle cover arrangiamenti per forza simili all’originale, appunto perché ritengo che la forza della buona musica sia quella di conservare intatta
la propria potenza anche sotto chiavi di lettura e di esecuzione diverse dall’originale.
E De André in tal senso è esemplare, visto che non perde di efficacia né in
chiave rock (la PFM ed anche le riletture “nel nome del padre” di Cristiano De
Andrè lo dimostrano) né in chiave classica – e non la perderebbe nemmeno
declinata secondo altri stili, purché ovviamente l’arrangiatore abbia la
competenza e la passione per farlo bene. Westley competenza e passione le ha, e
propone un buon lavoro.
Sogno
n°1 non è nemmeno un album perfetto, nel senso che non tutti gli arrangiamenti
proposti hanno la medesima efficacia, e neanche l’intervento degli ospiti,
ancorché di qualità come Capossela e Battiato, pare particolarmente azzeccato.
Non mancano comunque i punti di forza, a partire da una scaletta non banale
(nessuno dei pezzi proposti è un “grande classico” del repertorio del Faber)
fino ad arrivare ad alcuni arrangiamenti davvero convincenti, quelli di Disamistade e Rimini su tutti (ma anche Laudate
Hominen funziona bene, anche se in questo caso Westley non ha dovuto fare
molta fatica, visto che la sua versione non si allontana troppo dall’originale).
E poi, c’è il valore dell’operazione in sé che è quello di riproporre la musica
di De André, di farla rivivere e darle nuova freschezza ad oltre dieci anni
dalla morte di Fabrizio. E chiunque si prenda la briga di far rivivere De
André, anche se solo virtualmente, merita e meriterà sempre un grande plauso.
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