Neffa, Molto calmo (2013)
Tracklist:
1. Allaccia la cintura – 2. Storie che non esistono – 3. Molto calmo – 4. Dove
sei – 5. Tempo che se ne va – 6. Per sognare ancora – 7. La strada facile – 8.
Quando sorridi – 9. Mi manchi tu – 10. Mostro – 11. Luce oro (feat. Terron
Fabio) – 12. Sopra le nuvole – 13. Dove sei (feat Ghemon) (bonus-track solo su
iTunes)
Voto:
8,5
Meglio
fare un album ogni quattro anno ma bello che un album all’anno però brutto:
sembra una massima scontata ma non tutti gli artisti, probabilmente perché
pressati da contratti da rispettare, la seguono. Ma c’è chi la segue, e i
risultati si vedono. L’ottimo Neffa, per il quale ho già avuto modo di esprimere
tutta la mia stima, si prende quattro anni di pausa dal già bellissimo Sognando contromano (2009), interrotti
solo da un progetto stravagante ma nemmeno del tutto campato in aria come il
disco dei Due Di Picche (il duo fondato per l’occasione con J-Ax) C’eravamo tanto odiati, e torna in campo
con un altro lavoro assolutamente convincente, Molto calmo.
Se
Sognando contromano rappresenta a mio
parere la vetta artistica di Neffa, Molto
calmo è assolutamente alla sua altezza, forse appena meno trascinante in
alcuni passaggi, ma è un disco affatto apprezzabile che conferma quanto di
buono Neffa ci ha fatto sentire in questi anni. I due singoli che hanno
anticipato l’uscita di questo album, la title-track sorniona Molto calmo e la supervintage Quando sorridi, mettono in mostra il
lato più allegro e consolatorio di Neffa, artista spesso molto inquieto ma non
per questo non incline all’ironia e ai nobili tentativi di ricercare anche
nelle situazioni più complesse un lato positivo. “A che serve farsi la vita difficile se alla fine è già complicata così
com’è?”, si chiede Neffa nel secondo singolo: è una filosofia di vita
semplice e quasi banale, con una sfumatura quasi oraziana, che pure in Neffa si
carica di significati ulteriori, proponendosi cioè come una chiave di soluzione
alle tematiche affrontate nelle canzoni meno solari.
Insomma,
è come se in Neffa le canzoni più allegre nascondessero un sottofondo inquieto,
e quelle più malinconiche celassero un sottotesto consolatorio. Non c’è dolore
senza uscita, non c’è felicità del tutto salvifica. In tal senso, le due vette
artistiche dell’album sono raggiunte probabilmente da due brani meno sereni dei
singoli, ma più intensi e significativi. Dove
sei – un brano che colpisce sin dall’attacco per poi sgorgare in un
ritornello efficacissimo – è una rappresentazione plastica del vicolo cieco in
cui si imbatte chi finisce suo malgrado una storia d’amore, combattuto tra la
voglia di voltare pagina per superare questa situazione e la gioia che
frequentare la persona amata continua a dare; e non c’è una soluzione che
sciolga la dicotomia: la “sindrome da accerchiamento” cui Neffa ha alluso
spesso in brani del passato (Lontano dal
tuo sole per citarne uno su tutti) si riprende la scena, in un brano cantato
ma con un testo “pieno di parole” quasi come un rap, come se ci fosse bisogno
di dilungarsi più del solito per raccontare una situazione in cui i fantasmi di
un amore passato continuano a ballare attorno e il mondo sembra crollare
addosso. Per sognare ancora è invece
un altro dei “sogni contromano” di Neffa, brano dall’atmosfera crepuscolare e
dalle armonie struggenti che racconta di una felicità che pare realizzabile e
quasi a portata di mano e che invece si manifesta soltanto come forma di sogno
utopico, un vagheggiamento inverosimile ispirato dall’iniziale “Pensa se”: non tutto però è perduto e
pessimistico, in un finale in cui sull’irresistibile ritornello si innesta una seconda
voce che ripete, in un momento di ottimismo che squarcia le nuvole come un
raggio di sole, “Per ognuno c’è qualcuno
per sognare un po’”.
Vale
la pena parlare anche di Mostro, un
pezzo del tutto controcorrente rispetto alla consueta produzione neffiana,
sonorità rock e voce effettata, testo visionario intriso di una sapida ironia:
canzone spiazzante ma riuscita, difficilmente sarà singolo (sonorità un po’
troppo poco “alla Neffa”), però farne un singolo sarebbe un bel gesto.
Gli
altri brani sono forse leggermente meno significativi ma, tra alti e bassi, in
realtà un pezzo da buttar via non c’è, c’è qualche calo qua e là ma il livello
resta dovunque molto alto, l’unico brano meno potente è Allaccia la cintura, che però è più un veloce intro che introduce l’album
piuttosto che una vera e propria canzone autonoma: brani come Storie che non esistono, Tempo che se ne va e gli altri si
lasciano ascoltare senza problemi, e confermano l’ottimo stato di forma, sia a
livello compositivo che produttivo, di Neffa, che è ormai da quattro album che
non sbaglia più un colpo. In definitiva, complimenti a Neffa: se per fare un
album così ti servono quattro anni, prenditeli pure e fai le cose con tutta la
calma di cui hai bisogno – finché questi saranno i risultati, nessuno avrà
nulla da ridire!
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