venerdì 3 febbraio 2012

Paolo Di Paolo - Dove eravate tutti


Paolo Di Paolo, Dove eravate tutti, Feltrinelli, Milano, 2011, pagg. 219
Anno di prima pubblicazione: 2011
Voto: 7




Paolo Di Paolo, giovane scrittore romano dell’83, piace a Tabucchi (che prima lo ha aiutato nell’edizione di questo romanzo, e poi l’ha recensito trionfalmente su La Repubblica), il che è già di per sé un grandissimo motivo di merito. Dove eravate tutti (non c’è il punto interrogativo) è una sorta di cosmogonia storico-personale dell’Italia berlusconiana, un ventennio in cui la nostra nazione viene nazione viene paragonata ad una nave da crociera (proprio così) che, guidata da Umberto Smaila mentre conduce Colpo grosso, vaga con le sue mille luci senza una meta precisa, diritta verso la catastrofe. La storia è narrata da un io narrante, Italo Tramontana, e attacca dal momento in cui suo padre, professore in pensione, perde d’improvviso la testa, anzi la tramontana, e con la macchina investe un odiato ex alunno. Come in un domino, questo episodio di per sé piccolo sconvolge la vita della famiglia Tramontana, e dà al protagonista l’occasione di fare i conti con la propria esistenza, e rendersi conto che tutto ciò che di importante e di bello ha fatto in vita sua è avvenuto mentre al potere c’era Berlusconi. La piccola storia personale – fatta di incontri, viaggi, amori – e la grande Storia – evocata dalle prime pagine dei quotidiani riportate sul libro – si correlano in modo abbastanza diretto: si tratta di vicende in cui i padri perdono il controllo e non sono più in grado di crescere i figli garantendo loro un futuro. È una piccola storia, ma anche la storia dell’Italia di oggi.

Il lavoro di Di Paolo è senz’altro pregevole, molto costruito e pensato, strutturato in modo complesso. Alla fine però risulta forse troppo costruito, nel senso che la narrazione a volte si perde un po’, e il complesso risulta un po’ distaccato e freddo, quasi asettico. Ecco, le pagine di Di Paolo non dànno la sensazione di immediatezza, e alla fine la storia emoziona poco, sebbene si percepisca la volontà di raccontarla con grande emotività – è in fin dei conti una storia anche di sentimenti. Tra l’altro, questo distacco emotivo è talvolta una caratteristica anche dello stesso Tabucchi, e forse è anche per questo che lo scrittore di Sostiene Pereira si è appassionato a Di Paolo. In realtà, però, il giovane autore di Dove eravate tutti è ancora su un livello nettamente più basso rispetto a quello di Tabucchi, ma questo è normale. Per ora, direi che Di Paolo ha proposto nel complesso un lavoro più che soddisfacente, promettente per il futuro: nelle prossime opere sarà lecito aspettarsi qualcosa di più, ma per il momento va più che bene così.

Mi creda, mi è sembrata di vederla davanti agli occhi: una nave da crociera. […] L’Italia per venti anni è stata una nave da crociera. Non le pare? Con i campi da golf, le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano-bar. La vacanza dev’essere cominciata con una cosa che, per età, non riesco a ricordare con memoria diretta. […] Si chiamava Colpo grosso, lo trasmettevano su Italia 7, gestione Fininvest.
Era un quiz con un signore del Nord, paffuto e con i baffi, Umberto Smaila. C’era una quantità incredibile di ragazze, che poi restavano in topless o proprio nude. […] So cosa sta pensando: che è vecchia, che è un luogo comune questa storia della televisione commerciale che ha involgarito il paese. Però mi creda, ho avuto la certezza che quelle ragazze scenografiche fossero testimonianza di una passione – la passione – che il Capo ha da sempre.
(pag. 138)

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