venerdì 11 maggio 2012

Samuele Bersani - Psycho. 20 anni di canzoni


Samuele Bersani, Psycho. 20 anni di canzoni (2012)
Tracklist:  CD 1  1. Un pallone – 2. Psycho – 3. Replay – 4. Cattiva – 5. Lascia stare – 6. Lo scrutatore non votante – 7. Una delirante poesia – 8. Pensandoti – 9. Chicco e Spillo – 10. Ferragosto – 11. Occhiali rotti – 12. Il Mostro – 13. Se ti convincerai – 14. Sogni.  CD 2  1. Giudizi universali – 2. Meraviglia – 3. Sicuro precariato – 4. Che vita! – 5. Le mie parole – 6. Un periodo pieno di sorprese – 7. Valzer nello spazio – 8. Concerto – 9. Spaccacuore – 10. Chiedimi se sono felice – 11. Pesce d’aprile – 12. Il pescatore di asterischi – 13. Freak – 14. Caramella Smog.
Voto: 9






Son già passati vent’anni dall’esordio del bravo ragazzo di Cattolica, quel Samuele Bersani che con la sorniona (e allegra solo all’apparenza) Chicco e Spillo si affacciava con genuino talento sulla scena musicale nostrana. E cosa è mancato, da allora ad oggi, al buon Samuele per non farlo diventare uno dei mostri sacri del cantautorato italiano? Be’, a riascoltarlo oggi, ripercorrendo la sua discografia, vien da credere che Bersani, sebbene non sia uno di quelli che riempie gli stadi e scala le classifiche, faccia già parte di questo Pantheon, e a pieno merito. Come dimostra questa raccolta celebrativa del ventennale di carriera – Psycho. 20 anni di canzoni – il repertorio di Samuele Bersani è costellato di grandissime canzoni, capolavori conosciuti e riconosciuti (impossibile non citare la imprescindibile Giudizi Universali, ma non si possono dimenticare nemmeno pietre miliari come Spaccacuore e Replay fino alla più recente Un periodo pieno di sorprese) e brani meravigliosi passati sfortunatamente inosservati ma all’altezza dei singoli di maggior successo (Una delirante poesia è forse una delle canzoni migliori di Samuele, insieme alla coeva Occhiali rotti, toccante brano dedicato al giornalista Enzo Baldoni, ucciso in Iraq). Dando voce sia ai primi che ai secondi, questa raccolta rende abbastanza giustizia all’opera di Samuele Bersani, proponendo appunto i brani più famosi assieme a gemme da riscoprire: qualcosa in qua e là manca (l’assenza di Coccodrilli è clamorosa, ma giustificata dal fatto che Bersani ha confessato di non amare più di tanto questo brano, io non avrei rinunciato a Fuori dal tuo riparo che però è comunque un brano secondario), ma in linea di massima la scelta dei pezzi è rappresentativa e copre sia le canzoni più profonde (e non solo quelle d’amore, ma anche brani più variegati come Sicuro precariato che parla delle difficoltà del mondo del lavoro di oggi) che quelle più (almeno all’apparenza) svagate (non manca ad esempio la celeberrima Freak).

Ed allora – per riprendere il quesito iniziale – per quale ragioni un autore così completo e profondo come Samuele Bersani, che da vent’anni continua a scrivere e interpretare canzoni d’altissima qualità, ha sì un buon seguito di pubblico ma non un successo oceanico? Di certo non perché – come dicono i detrattori più saccenti – le sue canzoni siano troppo “cerebrali” e complicate, tanto che la gente non le capirebbe, visto che al contrario gli amanti di Samuele ne apprezzano certo la ricercatezza mai tronfia, il suo modo di far le cose con serietà ma mai con seriosità, prendendosi anzi con molta autoironia. Forse allora un po’ è dovuto alla discontinuità della sua produzione, sia per la scarsità di lavori nel tempo (senza le raccolte, 7 album in vent’anni) che per la minore qualità di alcune seconde linee del repertorio (ad esempio l’ultimo album Manifesto abusivo ha qualche tallone d’Achille di troppo), che comunque da questa raccolta sono state giustamente scartate. Viene però da pensare che in realtà Samuele Bersani in questi anni abbia giocato un po’ a nascondersi, a fare in modo di non aver “troppo” successo, di non far capire a tutti la sua bravura (a sostegno di questo la già citata scarsità di album potrebbe essere chiamata a conferma), come se avesse avuto paura di snaturarsi – o comunque di perdere contatto con la propria vita – in caso di un successo su più larga scala (alla Vasco Rossi, per dire). Basti pensare ai due ottimi inediti proposti per questa raccolta: Samuele ha portato a Sanremo Un pallone – brano molto carino e simpatico, ma nulla di più – lasciando “in panchina” una delle sue migliori canzoni di sempre, la profondissima Psycho che – su un palco che con un brano simile ma forse addirittura meno intenso ha premiato Cristicchi – avrebbe potuto fare veramente sfracelli. Magari mi sbaglio, ma ho l’impressione che Samuele Bersani abbia avuto come pudore di presentare ad una platea così grande un brano intimo e delicato come Psycho e che abbia preferito portarne uno più leggero, anche a costo di vendere qualche disco in meno. Se così fosse, sarebbe solo una delle tante conferme delle qualità umane, oltre che artistiche, di Samuele Bersani.


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