venerdì 18 ottobre 2013

Samuele Bersani - Nuvola Numero Nove

Samuele Bersani, Nuvola Numero Nove (2013)
Tracklist: 1. Complimenti! – 2. En e Xanax – 3. Chiamami Napoleone – 4. Desirée – 5. Ultima chance – 6. Settimo cielo – 7. D.A.M.S. – 8. Reazione umana – 9. Spia polacca – 10. Il re muore
Voto: 9,5



A poco più di un anno dal best-of in cui spiccava l’inedito, l’eponimo Psycho, Samuele Bersani torna in scena con un nuovo intensissimo lavoro, Nuvola Numero Nove. Secondo la “classificazione” delle nuvole, quelle contraddistinte dal numero nove sono quelle in assoluto più alte, quelle che si trovano addirittura anche più in alto rispetto all’altezza di crociera degli aerei di linea; tant’è che in inglese c’è pure un espressione che grossomodo suona come “essere sulla nona nuvola” che è traducibile con il nostro “essere al settimo cielo” (Settimo cielo è, direi non a caso, pure il titolo di una canzone di quest’album). Chi si aspettasse però un Samuele Bersani euforico, o del tutto euforico, sarebbe tratto in inganno. Quello a cui ci troviamo di fronte è un Samuele Bersani anzitutto maturo (Bersani è sempre stato maturo, pure nei brani più scanzonati, ma questo lavoro segna addirittura un ulteriore passo in avanti) e meno reticente a raccontare – e raccontarsi? – gli stati più complessi della natura umana. In questo senso, è come se la già citata Psycho avesse solcato un sentiero nuovo, inducendeo questo ottimo Autore a smettere di “nascondersi” e ad affrontare in modo più esplicito, e senza alcuna vergogna, argomenti così delicati che, in mano ad un artista meno sensibili, potrebbero risultare o banalmente sminuiti o eccessivamente enfatizzati.

Samuele invece riesce a trovare in tutte le composizioni di questo lavoro un’armonia incredibile tra racconto e poesia, tra disagio e sdrammatizzazione, tra ansia e serenità. Senza scadere mai né prendersi troppo sul serio. Sulla piena scia di Psycho, il brano manifesto dell’album (non il migliore, ma il più rappresentativo) è di certo il singolo di lancio (non a caso), En e Xanax, una storia d’amore tra due giovani chiamati non col loro nome di battesimo ma col nome dello psicofarmaco (En e Xanax sono appunto due psicofarmaci) con cui si sono curati. Come appunto in Psycho, dalla psicologia alla psichiatria il passo è breve, e Bersani lo copre con una poeticità che non è titubanza ma sensibilità, il tocco artistico con cui il cantautore romagnolo si avventura con commendevole leggiadria lungo un sentiero che ad altri sarebbe riuscito quantomeno disagevole.

En e Xanax, dopo l’apertura quasi metaletteraria di Complimenti!, dà la “matrice” al resto dell’album, che – come appunto può capitare di passare dall’euforia alla depressione – “sbalza” tra picchi (come nella già citata Settimo cielo) e abissi anche nel volgere della stessa canzone. In tal senso è magnifica D.A.M.S., che racconta per quasi tutta la canzone la storia, anche divertente e comunque piacevole, di uno studente fuori sede, ma che “crolla” nel finale con una limpida dichiarazione di difficoltà, con una tenera ammissione di resa: “Ho da telefonare a casa, dovevo farlo senza nostalgia, e invece ho chiesto aiuto e mi son venuti a prendere”. Notevole anche il brano musicalmente più trascinante, la sognante e visionaria, ma al contempo lucida e quasi cinica, Chiamami Napoleone, un’esplicita supplica all’evasione e al sogno. La paranoia e il senso di accerchiamento vengono rappresentati con plastico realismo nell’eccellente Spia polacca.

In generale, individuare il momento migliore di un album che non cala mai è davvero complicato, e anche Ultima chance e Reazione umana meritano almeno una menzione. Il momento più intenso è però forse affidato al solenne finale, Il re muore, una canzone davvero splendida, la struggente allegoria di quello che succede quando cala il sipario su una stagione della vita, e il sole che ieri splendeva da domani non splenderà più. Ecco cosa succede nella fase del trapasso, sospesa tra il terrore per qualcosa di certo che va finendo e la speranza di qualcosa di nuovo che sta iniziando e non si sa come sarà.

Intensità pazzesca dei testi, una musica sempre adeguata a raccontare – e veicolare – le emozioni che si profondono da questi brani, una produzione fatta sapientemente con arrangiamenti azzeccati ma mai ingombranti. In linea di massima, Samuele Bersani non ha mai veramente sbagliato un album, ma rispetto ad altri precedenti lavori (come Manifesto abusivo, che almeno a me aveva lasciato qualche perplessità di troppo) si sente uno stacco notevole: Bersani è sempre una garanzia, ma stavolta è veramente al massimo. Complimenti.

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