venerdì 29 novembre 2013

David Foster Wallace - Una cosa divertente che non farò mai più

David Foster Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax, Roma, 2012, pagg. 149
Titolo originale: A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again
Anno di prima pubblicazione: 1997
Traduzione di Gabriella D’angelo e Francesco Piccolo
Voto: 9




Se ne è parlato a proposito di Titanic (e della Costa Concordia): le crociere hanno un potere simbolico veramente molto forte. Soprattutto quando colano a picco; ma anche se restano a galla questo potere non viene meno, specialmente nelle crociere moderne. In fin dei conti, un tempo i viaggi per mare erano una necessità: in assenza di mezzi di trasporto più efficaci, chi doveva viaggiare da una sponda all’altra di un Oceano si armava di pazienza e si imbarcava su un transatlantico affrontando giorni e giorni di viaggio. Il lusso che caratterizzava le migliori di queste navi, che tra l’altro non era riservato di certo a tutti i passeggeri ma solo a quelli delle classi più agiate, era solo un modo per rendere più piacevole il lungo viaggio, non era fine a se stesso, nemmeno sul Titanic. Al giorno d’oggi, invece, nell’era dei trasporti aerei sempre più sicuri ed efficienti, la sopravvivenza delle crociere non si deve più ad alcuna necessità di viaggio, e pure la componente turistica solleticata dalla possibilità di visitare suggestive mete esotiche – in realtà toccate per appena poche ore lungo il viaggio – è assolutamente secondaria rispetto a quella che è la vera attrattiva di ogni crociera che si rispetti: il lusso, in termini di attrezzature e servizi, che vi si può godere a bordo. Il lusso delle crociere, insomma, si è trasformato da mezzo per rendere migliore il viaggio a fine e motivo stessi del viaggio in sé. A ben pensarci, c’è qualcosa di inquietante in questo. C’è qualcosa che simbolicamente rappresenti meglio l’opulenta decadenza della società contemporanea di un migliaio di persone benestanti che in bermuda e con la macchina fotografica al collo si imbarcano su una meganave concepita solo per viziarle con un lusso che, prima ancora che strumento di piacere, si fa filosofia di vita?

Niente contro le crociere né contro quelli che in crociera ci vanno, per carità, non si tratta certo di individuare colpe e meriti di un’attività che niente ha di immorale né tantomeno di illegale. Si tratta solo di riflettere sulla società di oggi indagandola in un contesto spesso trascurato dalle analisi socio-antropologiche e che pure ci può dire veramente tanto: quello degli svaghi e del divertimento. Dimmi come ti diverti e ti dirò chi sei? Grossomodo si può semplificare così. Solo che per un’analisi di questo tipo bisogna fare affidamento a chi è dotato di un’intelligenza fuori dal comune e da una capacità di analisi tanto profonda da apparire stupefacente. Insomma, solo un grandissimo scrittore come David Foster Wallace (abbiamo già parlato del suo La scopa del sistema) poteva cimentarsi in un reportage su una settimana in crociera ai Caraibi in un piccolo gioiello di storia contemporanea.

Se una cosa è assurda ma tutti in un contesto la fanno mentre tu sei l’unica a non farla, quello assurdo diventi tu. La logica che domina il mondo delle crociere (solo quello?) secondo Foster Wallace è proprio questa, ed è da questo assunto che la sua analisi muove. Il reportage dell’Autore americano ha una spiccata propensione narrativa che si manifesta non solo nel modo – fluente e sempre accattivante – di raccontare, ma anche nel taglio psicologico che egli non trascura: egli stesso, d’altra parte, con tutte le sue fobie e ritrosie, a bordo della motonave su cui si è imbarcato non rappresenta certo la normalità, lontano com’è dall’Americano Medio che popola in massa questa umanità galleggiante. Si pone quindi in un’ottica assolutamente straniante e “desacralizzante” che, gioiosamente ma implacabilmente, fa a pezzi le convenzioni di bordo e va a costruire un’implacabile satira sulla vacua futilità dei riti di bordo che si celebrano sulla crociera.

Ci si diverte molto leggendo questo libro, ma la cosa non finisce qui, data la finezza dell’osservazione di Foster Wallace. Va tenuto in conto anche il magnifico stile che caratterizza questo magnifico Autore e che nemmeno in queste pagine viene mai meno. Scrittori di questa fattura anche dal reportage di una crociera riescono a tirare fuori un piccolo capolavoro contemporaneo.

Ore 14.10: Mi ritrovo ora al seminario quotidiano di Arti & Mestieri in qualche sala interna del Windsurf Cafe, e a parte il fatto che sono l’unico uomo sotto i settanta e che il progetto in costruzione sopra il tavolo davanti a me comprende stecchini di ghiacciolo e carta crespa e un tipo di colla troppo liquida e a presa troppo rapida perché le mie mani tremule a causa dell’intossicazione da caffeina riescano a combinare qualcosa, non ho una cazzo di idea di cosa stia succedendo.

(pagg. 128-9)

1 commento:

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