venerdì 20 dicembre 2013

Ligabue - Mondovisione

Ligabue, Mondovisione (2013)
Tracklist: 1. Il muro del suono – 2. Siamo chi siamo – 3. Il volume delle tue bugie – 4. La neve se ne frega – 5. Il sale della terra – 6. Capo Spartivento – 7. Tu sei lei – 8. Nati per vivere (adesso e qui) – 8. La terra trema, amore mio – 9. Per sempre – 10. Ciò che rimane di noi – 11. Il suono, il brutto e il cattivo – 12. Con la scusa del rock’n’roll – 13. Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
Voto: 9




Tre anni fa, nel 2010, con Arrivederci, mostro! (di cui prima o poi varrà la pena parlare) Ligabue tornò a proporre un album della pregevole fattura dei lavori più vecchi dopo un periodo all’inizio degli “anni zero” in cui, soprattutto con dischi come Fuori come va? e Nome e cognome, il rocker emiliano non aveva del tutto convinto. Gran parte del “segreto” del successo di quell’album va accreditato non solo ad un ritrovato songwriting in grado di partorire brani di sicuro effetto, ma anche ad una riuscitissima produzione affidata alle cure di un pezzo da novanta come Corrado Rustici e ad una affiatata band che ormai da molti anni affianca “il Liga” anche nelle uscite live.

Ebbene, la “ciurma” assoldata adesso da Ligabue per il nuovo album Mondovisione, uscito da poche settimane, è grossomodo la stessa del precedente lavoro. Manca a dire il vero il nome più importante di quella squadra, ossia proprio Corrado Rustici ma, anche al contrario di quanto si potrebbe pensare su due piedi, l’assenza non pesa più di tanto, anche perché a rimpiazzarlo provvede il bravissimo Luciano Luisi che – già presente anche nel team di produzione di Arrivederci, mostro! – di Rustici è un vecchio collaboratore ed è anche lui un professionista assai affermato e tra i più affidabili che ci siano al momento in Italia (ricordiamo solamente il meraviglioso lavoro fatto con Cristiano De André ai tempi di De André canta De André). La band è invece invariata rispetto ad Arrivederci, mostro!

Dal punto di vista strettamente musicale, quindi, Mondovisione suona molto simile ad Arrivederci, mostro!, e quindi suona bene: sound molto rockeggiante con chitarre distorte e una sezione ritmica ben strutturata ma anche una folta presenza di elettronica e di suoni di “accompagnamento”. Per quanto riguarda i testi, se Arrivederci, mostro! puntava molto all’introspezione ed al mondo privato degli affetti e dei sentimenti, Mondovisione, come suggerisce già il titolo, guarda molto all’esterno, affronta con piglio deciso e pure arrabbiato tematiche di attualità su cui raramente Ligabue in passato ha deciso di affermarsi. Il sale della terra, singolo di lancio del disco, è il manifesto di questa nuova verve intrisa di critica sociale e di riprovazione nei confronti del potere costituito, con un testo esplicito ben sostenuto da una musica aggressiva e battente. Sullo stesso tenore si situa anche il brano di apertura, Il muro del suono, il cui attacco iniziale tra l’altro è forse il momento più trascinante dell’intero disco. Anche Siamo chi siamo, Il volume delle tue bugie e Nati per vivere (adesso e qui) seguono questa falsariga.

Non mancano comunque brani più introversi e riflessivi. Da segnalare soprattutto la bellissima Ciò che rimane di noi, uno dei pezzi migliori dell’album, ma anche La neve se ne frega, che riprende il titolo di un romanzo scritto da Ligabue qualche anno fa, non è male. Di ottimo impatto, probabilmente anche a livello radiofonico, è Tu sei lei, brano che, scelto come secondo singolo, sembra lanciarsi in scia a Ci sei sempre stata sulla linea della canzone d’amore che però non rinuncia alle movenze rock. La terra trema, amore mio, che è forse il brano meno rock del disco, racconta l’esperienza del terremoto in Emilia che Ligabue ha vissuto in prima persona (brano che per certi versi ricorda la struggente Quando mi vieni a prendere del precedente disco), mentre Per sempre (più malinconica) e Con la scusa del rock’n’roll (più gioiosa) aprono lo “scrigno dei ricordi” del cantante, che rievoca tracce del proprio passato. La matrice più soffusa dell’album si fa poi molto forte nel brano di chiusura, una delle poche ballad del disco che è l’eterea Sono sempre i sogni a dare forma al mondo.


In generale, quindi, si tratta di un ottimo lavoro, assai accurato e ben rifinito. Presenta tredici tracce, non poche, anche se due sono veloci interludi musicali, e cioè Capo Spartivento, poco significativa, e Il suono, il brutto e il cattivo che, al di là del gioco di parole non entusiasmante, presenta un singolare intermezzo western all’interno di un album che verte su ben altre sonorità.


Nessun commento:

Posta un commento