venerdì 18 luglio 2014

Ligabue in concerto – Firenze, 16 luglio 2014


Ligabue – Firenze, Stadio Artemio Franchi, 16 luglio 2014, ore 21:30
Ora effettiva di inizio: 21:30
Durata: circa 2 ore e 20 minuti
Band: Ligabue (voce e chitarra), Federico Poggipollini (chitarre), Niccolò Bossini (chitarre), Michael Urbano (batteria), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Davide Pezzin (basso).
Scaletta
Il muro del suono
Il volume delle tue bugie
Happy hour
Ho messo via
Ciò che rimane di noi
Sulla mia strada
Nati per vivere (adesso e qui)
Il giorno di dolore che uno ha
Siamo chi siamo
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo
Bambolina e barracuda
Per sempre
L’odore del sesso
Non è tempo per noi
Balliamo sul mondo
Urlando contro il cielo
La neve se ne frega
Medley “karaoke”: Un colpo all’anima / Eri bellissima / Marlon Brando è sempre lui
Tu sei lei
A che ora è la fine del mondo
Piccola stella senza cielo
Il sale della terra
Il meglio deve ancora venire
Tra palco e realtà
[Bis]
Quella che non sei
Certe notti
Con la scusa del rock’n’roll


A quattro anni sostanzialmente esatti dall’ultima apparizione all’Artemio Franchi, Ligabue torna a portare la propria musica nello stadio di Firenze e lo fa in occasione di un’acclamata tappa del suo Mondovisione tour, che segue di qualche mese la pubblicazione del fortunato album omonimo.

Con una band rodata cui l’apporto di Luciano Luisi ha dato già da qualche tempo una compattezza sonora che talvolta in passato è mancata al rocker di Correggio, Ligabue infiamma il tanto numeroso quanto caloroso pubblico con uno show lungo (quasi due ore e mezzo) e assai serrato, in cui viene dedicata particolare attenzione ai brani rock. Si parte infatti subito col piede giusto, con l’ultimo singolo di Ligabue, quello ancora in “heavy rotation” nelle radio, ossia la celebrata Il muro del suono (il cui attacco dal vivo ancora più in studio ha un che dell’intro di Starlight dei Muse, e non è detto che questo sia un difetto!) D’altra parte, a dominare la scaletta saranno proprio i brani dell’ultimo lavoro, Mondovisione, di cui verranno proposti non solo i singoli, applauditissimi dal pubblico, (Per sempre, Tu sei lei, Il sale della terra), ma anche quasi tutti gli altri brani, tanto che alla fine, delle undici canzoni “cantate” (non contiamo i due strumentali) presenti nel disco, ben dieci figureranno nello show di Ligabue.

E gli appassionati fan di Ligabue non si fanno certo scoraggiare dalla massiccia presenza in scaletta di brani molto recenti e meno noti alle masse: ormai i cultori del Liga conoscono assai bene anche le ultime canzoni. Ciononostante, va notato che i pezzi vecchi hanno una marcia in più, se non altro perché sono più famosi, e scaldano ulteriormente un pubblico di per sé molto molto affettuoso, che in certi frangenti canta a squarciagola fin quasi o coprire la voce del cantante. A tal proposito, Ligabue è bravo a “miscelare” brani nuovi e vecchi, in modo che non ci siano mai momenti deboli nel suo concerto: già ad inizio di concerto una trascinante Happy hour e la sempre struggente Ho messo via incanalano lo show sui giusti binari, in cui forse l’unico vero neo è stato in sede di presentazione della pur apprezzata Nati per vivere, allorché il rocker cita Leggero senza poi eseguirla nonostante il boato entusiasta del pubblico (Leggero era stata in effetti eseguita in altre date del tour, e forse questo può avere lì per lì confuso il padrone di casa portandolo ad un errore da evitare sempre, ossia annunciare una canzone e poi non farla, specie se la canzone in questione è molto amata dai fan...)

Show ben calibrato e, dicevamo, molto attento ai brani più rock, anche se non mancano momenti più intensi (come la bellissima Il giorno di dolore che uno ha). Il concerto pesca molto dal repertorio più vecchio di Ligabue, lasciando solo qualche briciola al periodo compreso tra il 2000 e il 2010, che viene rappresentato da pochissimi brani, come la piacevolissima Il meglio deve ancora venire. Il resto è affidato ai brani dei primi album, non solo successi irrinunciabili (come Balliamo sul mondo, A che ore è la fine del mondo, Urlando contro il cielo) ma anche alcune chicche un po’ più a sorpresa come Bambolina e barracuda (che Ligabue è bravissimo a interpretare con un ironico stile teatrale), Sulla mia strada (con una prima parte acustica) e L’odore del sesso.

C’è anche un “momento karaoke”: Ligabue scherza coi fan e dice loro che lo SCUC (Sindacato Cantautori UltraCinquantenni) lo ha autorizzato, in quanto ormai cinquantaquattrenne, a prendersi una pausa durante i concerti per riposarsi un po’. Per questo, mentre la band esegue l’inizio di tre brani il cui titolo non viene annunciato, lascia al pubblico il compito di cantare i pezzi al posto suo. «Mi raccomando: non fatemi fare brutta figura!» E, sebbene i tre pezzi non siano nemmeno tra i più famosi (Un colpo all’anima, Eri bellissima, Marlon Brando è sempre lui), l’esperimento riesce abbastanza bene, con il pubblico che, seppur tra qualche incertezza (soprattutto nelle strofe), canta a squarciagola mentre Ligabue si limita dal palco a dare il tempo.

A proposito del palco, va detto che grande attenzione è stata data pure all’aspetto visivo dello spettacolo, con una grande struttura semicircolare “ad astronave” sovrastata da un maxi schermo ricurvo che consente una visuale a 180 gradi delle immagini ivi trasmesse, siano esse riprese in diretta dello show oppure, più spesso, altre immagini a tema che accompagnano la musica (a volte in modo quasi eccessivo: in alcuni brani lo spettatore è talmente “bombardato” di stimoli che può finire col distrarsi seguendo con meno attenzione la musica).

Tra palco e realtà, scoppiettante, chiude il “set” regolare dello show, dopo la rituale breve pausa i bis sono due cavalli di battaglia (Quella che non sei e Certe notti) e uno dei brani più tirati dell’ultimo album, la “metamusicale” Con la scusa del rock’n’roll, cantata mentre sugli schermi dietro il palco un mosaico di immagini del passato mostravano Ligabue nei momenti più significativi della sua ormai più che ventennale carriera. Ligabue, in forma come un giovanotto ma senza alcuno sciocco pudore di nascondere i segni della propria età (si presenta brizzolato e con un abbigliamento casual ma non più “alla Elvis” come un tempo), è soddisfatto e ringrazia più volte il pubblico: «Speravo che stasera, con la scusa del rock’n’roll, avremmo festeggiato insieme, ma questa non è stata una festa: è stato un giubileo!» E i quarantamila del Franchi lo ringraziano a sua volta: nessuno è uscito deluso da questo travolgente concerto.


 
Foto di Elisa Silvestri

NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma non è da escludere che io abbia fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state presentate.

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