Franco
Battiato – Roma, Ippodromo delle Capannelle (Rock in Roma), 15 luglio 2011 ore
21:45
Ora
effettiva di inizio: 22
Durata:
circa 2 ore
Band: Franco Battiato (voce), Angelo Privitera (tastiere
e programmazioni), Carlo Guaitoli (pianoforte), Davide Ferrario (chitarra), Lorenzo
Poli (basso), Giordano Colombo (batteria), Alessandro Simoncini (violino), Luigi
Mazza (violino), Demetrio Comuzzi (viola), Luca Simoncini (violoncello)
Scaletta
Up patriots to arms
Auto da fé
Un’altra vita
No time no space
Tra sesso e castità
Il cammino
interminabile
Shock in my town
Il ballo del potere
Inneres auge
Gli uccelli
Segnali di vita
J’entends siffler le
train
La canzone dei vecchi
amanti
Povera patria
Prospettiva Nevski
Le aquile
I treni di Tozeur
La cura
L’era del cinghiale
bianco
La stagione
dell’amore
Voglio vederti
danzare
Cuccuruccucu
Summer on a solitary
beach
L'animale
E ti vengo a cercare
Stranizza d’amuri
[Bis]
L’addio
Centro di gravità
permanente
Parte
da Roma, in una cornice di pubblico numeroso e entusiasta, la nuova tournée di
Franco Battiato, chiamata “Up patriots to arms tour”. Un titolo che è tutto un
programma, una sorta di chiamata alle armi della coscienza civica degli
italiani, l’esortazione a reagire al malcostume diffuso e a combattere affinché
le cose migliorino. Franco parla poco, ma lascia che siano le sue canzoni a
parlare, sin dall’apertura “aggressiva” proprio con Up patriots to arms – canzone “di protesta” quasi alla Nomadi,
tant’è che il passaggio “Chi vi credete
che noi siam per i capelli che portiam” è una citazione diretta di Come potete giudicar cantata a suo tempo
dalla band di Augusto Daolio – e brani come Auto da fé e Shock in my
town. Nel corso della serata trovano spazio quindi i brani più “politici”
del repertorio: Franco dedica a Marco Travaglio Inneres Auge (la cui stesura è in effetti ispirata, così disse
Battiato a suo tempo, alla lettura di un testo del vicedirettore di Il fatto quotidiano), si scatena con l’irrisoria
Il ballo del potere, strappa
applausi e boati dal pubblico con un’accorata Povera patria. Inviti alla ribellione e al risveglio dal torpore si
mescolano però anche con malinconia e desiderio di scappare dalla
contemporaneità: ecco che nel concerto vengono ripescati brani (celebri, ma
ultimamente poco rappresentati nei concerti di Battiato) legati a tematiche di
“fuga”, in cui si vagheggia la possibilità di trovare riparo in altri mondi,
come Un’altra vita, Prospettiva Nevski e I treni di Tozeur (“e per un istante ritorna la voglia di vivere
a un’altra velocità”); e non mancano pezzi “dicotomici”, in cui si consuma
il confronto tra un ideale vagheggiato di vita “pura” e le bassezze della
quotidianità, come (oltre alla già citata Il
ballo del potere, dove alle miserie della politica si contrappone la
purezza delle tribù aborigene), Tra
sesso e castità, Le aquile (un’altra
chicca della serata) e la meravigliosa E
ti vengo a cercare.
Il
concerto si srotola serrato per lo più in chiave rock – la collaudata band di
Battiato si avvale comunque, e non è la prima volta, anche degli archi del
Nuovo Quartetto Italiano, che ingentiliscono l’impasto sonoro complessivo – ma
non manca un intermezzo acustico più raccolto e struggente, nel quale tra le altre
vengono proposte la sensazionale J’entends
siffler le train («Ma allora sapete anche il francese!», dice Battiato al
pubblico che canta con lui pure questo brano) e, sempre bellissima, La canzone dei vecchi amanti.
Battiato si offre al pubblico in forma
smagliante, scherza e dialoga col pubblico («Sono pazzi questi
ragazzi», dice dopo essersi avvicinato a un gruppo nelle prime file, «mi chiedono
Paranoia, non è possibile!» - Paranoia è un brano del ’72 mai apparso
su album “ufficiali”…): il concerto è straordinario e non manca praticamente
nessuno dei pezzi più famosi (ben cinque dei sette brani di La voce del padrone, l’album-cult di
Battiato, vengono proposti per la gioia del pubblico, tra cui l’immancabile Centro di gravità permanente che chiude
la serata) che deliziano il pubblico, come La
cura e La stagione dell’amore
(entrambe presentate in versioni rinnovate). Non mancano nemmeno Il cammino interminabile e Stranizza d’amuri, i due principali brani
in siciliano del repertorio di Franco.
Una serata indimenticabile grazie ad un
artista veramente eccezionale che sin da prima del concerto dimostra anche
straordinarie doti di trasparenza e umiltà; infatti il concerto inizia con un
po’ di ritardo e – invece di far semplicemente aspettare il pubblico come fanno
molti suoi colleghi – Battiato si presenta puntuale all’orario di inizio
annunciando al pubblico: «Vi chiedo di avere pazienza, fuori ci sono molte
persone che devono entrare ed è giusto aspettarle prima di cominciare». Non è
da tutti: del resto Battiato è uno dei più grandi della musica italiana, e la
serata di Roma l’ha confermato ancora una volta.
NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di
quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano
quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto
qualche errore nell’ordine con cui sono state presentate.
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