Zucchero – Livorno, Amedeo Modigliani Forum (ex
PalaLivorno), 28 aprile 2013, ore 21
Ora
effettiva di inizio: 21:10
Durata:
circa 2 ore e 25 minuti
Band:
Zucchero (voce e chitarra), Polo Jones (basso), Kat Dyson (chitarra e cori), Mario
Schilirò (chitarra), Elmer Ferrer (chitarra), Adriano Molinari (batteria e
percussioni), Horacio Hernandez (batteria), Nicola Peruch (tastiere), Osmil
Rene Monzon Diaz (tromba), Lazaro Amauri Oviedoo Dilout (tromba), Maykel
Fernando Corrales Rojas (trombone), Jorge Luiz Palazio (percussioni), Joaquin
Nunez Hidalgo (percussioni), Karel Escalona Perez Urria (timbales), Dorian
Carol Arraiza Leon (cori), Liuba Calvo (cori), Dyalis De Regla Machado Migueles
(cori)
Scaletta
Nena
Un kilo
Cuba libre
Love Is All Around
Never Is A Moment
Bacco perbacco
L’urlo
Così celeste
God Bless The Child
Indaco dagli occhi
del cielo
Baila (Sexy Thing)
Guantanamera
(Guajira)
Il volo
Pronto
Un’orgia di anime
perse
Pana
Ave Maria No Morro
Diamante
Il suono della
domenica
Ali d’oro
Vedo nero
Overdose (d’amore)
Con le mani
Diavolo in me
[Bis 1]
Sabor A Ti
With Or Without You
Solo una sana e
consapevole libidine salva il giovane dallo stress...
[Bis 2]
La Bamba
X colpa di chi?
Parte
da Livorno – dall’ex PalaLivorno ribattezzato Amedeo Modigliani Forum, e non
poteva esserci occasione migliore per fare esordire il nuovo nome – il “leg”
europeo del nuovo tour di Zucchero, che ad inizio aprile si è concesso l’esotica
parentesi di alcuni concerti in Oceania (non solo Australia, ma anche Tahiti e Nuova
Caledonia: beato lui!) E se quella di Livorno è stata soltanto una “data zero”,
ci sono da aspettarsi grandi cose in questo tour, visto che è stato un concerto
tutt’altro che approssimativo o deludente. Tutt’altro.
La sesión cubana, l’album che dà il
nome a questo tour e che in scaletta viene eseguito integralmente, evidentemente
era solo la gradevole anticipazione di un lavoro musicale più a tutto tondo che
Zucchero mette in scena in questo concerto spettacolare e coinvolgente. E, per
capire che si fa veramente sul serio (e Zucchero fa sempre sul serio, ma
stavolta non ha badato a spese), basta guardare il palco ancora prima che la
band entri in scena: una selva di microfoni, strumenti e sedie lascia intuire
che la band è più corposa del solito. In effetti, oltre allo stesso Zucchero, i
musicisti sul palco sono ben sedici! Oltre ad alcuni fedelissimi, italiani e
americani, che sono con lui da qualche anno – e alcuni da molti anni, come il
bassista Polo Jones, il “reverendo” che fa la divertentissima predica gospel
prima che si scateni Diavolo in me –
Zucchero porta con sé una nutrita schiera di musicisti cubani. Già il fatto di
essere riuscito a far suonare insieme americani e cubani è un punto a vantaggio
di Zucchero, ma musicalmente è più importante dire che, come si intuirà, questa
mega band non ha anelli deboli né la presenza di così tanti musicisti sul palco
crea problemi tecnici a livello di audio. Ed è ancora più importante notare che
l’esecuzione ha qualcosa di strepitoso.
Zucchero,
come e ancora di più che nell’album, è infatti riuscito nella difficile
operazione di “cubanizzare” il proprio repertorio senza stravolgerlo. Zucchero
è sempre Zucchero, il suo blues rockeggiante e grintoso anche negli episodi più
raccolti resta inconfondibilmente riconoscibile, ma gli arrangiamenti “cubaneggianti”
lo arricchiscono ulteriormente della felice nostalgia caraibica che la sua sesión cubana ha portato a Livorno e che
si accinge a portare a giro per il mondo.
L’esito
è travolgente: Zucchero non si risparmia e canta quasi due ore e mezzo, i pezzi
in scaletta alla fine saranno una trentina, il pubblico viene vitalizzato da un
sacco di pietre miliari del repertorio, ma non mancano alcune gemme meno famose
che vengono riproposte per l’occasione. I brani del disco La sesión cubana, come detto, vengono tutti eseguiti, e in un modo
piuttosto fedele, e i primi pezzi in scaletta provengono da lì. Poi anche altri
brani che non sono sul disco vengono eseguiti à la cubana, e il primo di questi è una trascinante Bacco perbacco che coinvolge un
pubblico comunque sempre molto caldo. Non mancano grandi classici come Il volo,
Diamante, Con le mani, Solo una sana e consapevole libidine..., X colpa di Chi?
(immancabile come chiusura); ci sono anche Pronto e Vedo Nero, forse le uniche
in cui si nota qualche lieve pecca da “data zero” ma che in versione cubana
hanno grandi possibilità (specialmente nel secondo caso, un divertissement
goliardico che infiamma il palasport). A sorpresa, Zucchero “riesuma” la quasi
dimenticata Un’orgia di anime perse (un brano del 1992 che su Miserere, l’album
da cui è tratta, suona molto peggio che non in questa versione caraibica) e la
splendida Ali d’oro (da Shake, 2001, brano meraviglioso anche in versione
originale), con la registrazione della magnifica voce roca di John Lee Hooker a
cantare il ritornello. Ci sono pure due cover inaspettate, la prima è l’«anteprima
mondiale» (a dire dello stesso Zucchero) della versione “zuccherina” di With Or Without degli U2 (anzi, del «mio
amico Bono»), l’altra è La Bamba,
che per ballare a fine concerto ci sta proprio bene.
«Dovremo
indurirci per andare avanti», dice Zucchero citando Che Guevara prima di
dedicargli Sabor A Ti, «ma non
potremo mai fare a meno della tenerezza e della dolcezza». Per Zucchero stare a
Cuba un po’ di tempo per registrare questo album deve essere stata un’esperienza,
prima ancora che musicale, di vita, e racconta apertamente di come abbia
apprezzato lo spirito di questo popolo che non si concede cattiverie, anzi non
si risparmia mai un sorriso, neanche in situazioni estremamente difficili. Il
che non significa rassegnarsi e non combattere, ma farlo senza incattivirsi.
Dovremmo impararlo anche noi, «anche se qua, politicamente», ammette Zucchero
senza giri di parole, «è proprio un periodo di merda!» Ed ecco perché ha deciso
di eseguire Guantanamera: «La fischiettavo da bambino, senza pensare di poterla
mai portare dal vivo, anzi la storpiavo dicendo Guanta ‘na mela... Invece ho
scoperto che è un testo splendido, che parla di amicizia: “Per te che mi strappi il cuore coltivo una rosa bianca”». Non
lasciamo che le avversità facciano di noi delle persone peggiori, facciamo
piuttosto che, al contrario, ci migliorino. Questo il messaggio che resta nel
cuore dopo questo grandissimo concerto.
NOTA: Ho ricostruito
la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che
le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono
altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state
presentate.
Zucchero sul palco di Livorno (foto dalla gallery del concerto su iltirreno.it)
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