Cristiano De André – Marina di Pietrasanta (Lu), La Versiliana, 18
agosto 2013, ore 21:30
Ora
effettiva di inizio: 22
Durata:
circa 2 ore
Band:
Cristiano De André (voce, chitarra, bozouki, piano, violino), Osvaldo Di Dio
(chitarre), Davide Pezzin (basso, contrabbasso), Davide De Vito (batteria)
Scaletta
[I parte]
Non è una favola
Disegni nel vento
Credici
Il mio esser buono
Il vento soffierà
Ingenuo e romantico
Sangue del mio sangue
Vivere
La stanchezza
La bambola della
discarica
[II parte]
Ottocento
Se ti tagliassero a
pezzetti
Nella mia ora di
libertà
Smisurata preghiera
Verranno a chiederti
del nostro amore
Andrea / La cattiva strada
Un giudice
La canzone di
Marinella
Crêuza de mä
Quello che non ho
Fiume Sand Creek
[Bis]
Notti di Genova
Il pescatore
Foto da ticketone.it |
La
band sale sul palco, parte la base di Non
è una favola, ma Cristiano De André non si vede: arriva trafelato al
microfono con qualche attimo di ritardo, quando le note della base stanno già
affrontando la prima strofa. Le prime parole pronunciate da Cristiano in questo
concerto sono quindi dedicate al proprio fonico Pierozzi: «Giancarlo,
ricominciamo da capo!» Comincia così, con una “falsa partenza”, uno show di
circa due ore dominato da continui piccoli contrattempi, un’altra base che
parte troppo presto (quella di Sangue
del mio sangue), un microfono che si ammutolisce nel bel mezzo di una
canzone (e costringe l’assistente di palco ad un’autentica magia per una
velocissima sostituzione in corso d’opera), silenziose e inquietanti pause tra
un brano e l’altro che in un paio di occasioni sfiorano il minuto. Non intendo
in alcun modo, sia chiaro, mettere in dubbio il talento né di Cristiano De
André né dei suoi degni gregari di palco: al contrario, è solo grazie al loro
indiscutibile talento che lo spettacolo visto a Marina di Pietrasanta sta in
piedi e a conti fatti è pure godibile. Una band un po’ meno professionale
sarebbe infatti naufragata in un mare di problemi tecnici.
Che
è successo allora al rodatissimo show di Cristiano che con De André canta De André aveva incantato l’Italia in lungo e in
largo per più di un anno (da giugno 2009 a ottobre 2010) riscuotendo clamorosi (e
meritati) successi non solo per la qualità del repertorio eseguito ma anche per
la straordinaria produzione che sorreggeva lo spettacolo? Ad occhio e croce, i
problemi del nuovo tour di Cristiano sono proprio a livello della produzione,
che pare essersi drasticamente ridimensionata dopo che nel precedente trionfale
tour non si doveva aver badato a spese. Tralasciando altri dettagli (ma non può
mancare una critica alle luci, tra le peggiori mai viste in un concerto così
importante, consistenti per lo più nell’abbagliamento del pubblico con faretti
accecanti posizionati sul retro del palco) L’“azzoppatura” più lampante è a
livello di band, che è la stessa del tour precedente ma con un’unica clamorosa
eccezione, ossia l’“amputazione” del tastierista Luciano Luisi, che di De André canta De André era stato
arrangiatore e a conti fatti artefice artistico. Un musicista maiuscolo come
Luisi non si rimpiazza facilmente, e tant’è che non viene neppure rimpiazzato
con un altro tastierista, bensì si preferisce lasciare ampio spazio a basi
preregistrate. Le quali, per quanto ben confezionate siano, non sostituiranno
mai il tocco di un musicista dal vivo: tutti gli spettacoli live più importanti al giorno d’oggi
utilizzano basi, non è questo il problema, il problema deriva piuttosto dal
loro uso così massiccio, che in alcuni punti dello spettacolo il sound ha un
che di posticcio e sintetico che non è gradevolissimo.
Al
di là dei dettagli tecnici, va comunque ripetuto che Cristiano De André e la
sua band sono musicisti inappuntabili che riescono comunque a rendere ottimo
pure uno show così problematico. Semmai, qualche dubbio può sorgere in merito
alla scaletta. L’idea di suddividere lo show in due parti, la prima con canzoni
di Cristiano e l’altra con canzoni di Fabrizio, è ottima; semmai, discutibile è
l’idea di proporre nella prima parte tutto e solo l’ultimo disco, il pure
ottimo Come in cielo così in guerra.
Tenuto conto che nella seconda parte sono presenti brani storici e
indimenticabili della canzone italiana (quelli di Fabrizio De André), forse era
il caso di irrobustire un po’ la prima parte dando sì spazio all’ultimo lavoro
di Cristiano (magari non tutto), ma anche presentando alcuni dei pezzi forti
del suo repertorio del passato, che sarà sì poco noto al grande pubblico ma che
non manca di pezzi eccellenti che avrebbero di certo meritato di essere
eseguiti (da Natale occidentale a Un giorno nuovo, passando per Canzoni con il naso lungo, Dietro la porta, Nel bene e nel male, Ciò che
ci resta, Lady Barcollando, Le quaranta carte e così via, Cristiano
ha in carniere pezzi meravigliosi, perché – a parte la malinconica Notti di Genova proposta nel bis –
tende a nasconderli?). Invece, con questo “sbilanciamento” di scaletta, la
prima parte del concerto sembra un giro di riscaldamento e la seconda sembra il
gran premio vero e proprio.
A
parte una curiosa versione di Ottocento
(viene proposta tutta la versione originale di Fabrizio, mentre Cristiano che
si limita a cantare, sull’accompagnamento di archi caricato ovviamente dalla
base, solo l’intermezzo Figlio figlio
povero figlio), tutta la seconda parte dedicata a Fabrizio, che pure è
quella più coinvolgente e trainante, riprende il lavoro di De André canta De André, con tutti brani già sentiti in quel tour e
arrangiati più o meno come allora. Ma si vola comunque molto in alto: Se ti tagliassero a pezzetti, Nella mia ora di libertà e Smisurata preghiera (versione rock
molto coinvolgente) sono un modo davvero molto potente, e per niente banale,
per cominciare. Verranno a chiederti del
nostro amore è il momento più emozionante del set, poi si passa ai grandi
classici con finale scatenato con Quello
che non ho e Fiume Sand Creek e
chiusura definitiva, nei bis, affidata ad una versione quasi metal (non
esageriamo, ma comunque tirata!) di Il
pescatore.
Insomma,
si tratta pur sempre di un bello spettacolo. Solo dispiace per questa
produzione un po’ approssimativa per la quale il tour di Cristiano sembra
quello di un esordiente e non ha niente a che vedere con il grandissimo
dispiego di mezzi che si vede per altri artisti (come nel caso della data zero
di Cesare Cremonini vista a Livorno: Cremonini è un ottimo artista, non lo
discuto, ma Cristiano De André forse meriterebbe un trattamento simile al suo,
e comunque non così smaccatamente peggiore). Per il resto, si nota un Cristiano
spesso impacciato nel suo rivolgersi al pubblico, in grado di confezionare
discorsi interessanti (“Il nostro secolo ha perso il gusto del fascino, dello
sguardo che fa innamorare a prescindere dalla bellezza, che poi il brutto non
esiste, il brutto ce lo creiamo da soli seguendo cattivi consigli”) ma quasi
con imbarazzo, capace di spiegare cosa c’è dietro alle proprie canzoni (si
batte molto sul tema di un’Italia che si è persa per strada, che ha smarrito se
stessa in un nugolo di malaffare e malapolitica: “Io sono un anarchico come mio
padre ma non perché lo era lui, ma perché credo nell’uomo”) come quasi a
scusarsi del fatto di eseguirle. Ma Cristiano, credo, non dovrebbe avere di
queste reticenze: anche le sue – oltre a quelle del padre – sono canzoni molto
belle, non deve certo scusarsi con nessuno del fatto che le canti ai propri
concerti. Anzi, potrebbe pure farne di più: un talento come il suo non è
diffuso a questo mondo.
NOTA: Ho ricostruito
la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che
le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono
altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state
presentate.
Ciao Francesco, bella recensione. Ricordo con grande piacere le tre date di De André canta De André che andai a vedere nel 2009/2010, e sono pienamente d'accordo con te su quanto le sue canzoni passate siano sottovalutate e (purtroppo) immeritatamente sconosciute ai più: mi fa piacere anche trovare qualcuno che apprezza gli intermezzi parlati di Cristiano, un Artista con la A maiuscola.
RispondiEliminaUn saluto, Matteo
Ciao Matteo, grazie mille per i complimenti e per il commento! Sarebbe interessante conoscere qualcuno in contatto con Cristiano per provare a convincerlo a "rispolverare" i vecchi pezzi del suo repertorio: ci sono grandi cose che in pochi conoscono, è proprio un peccato!
EliminaAlla prossima, ciao,
Francesco!