Max Gazzè – Pisa, Parco della Cittadella (Metarock), 5
settembre 2013, ore 21
Ora
effettiva di inizio: ore 22:20
Durata:
circa 1 ora e 50 minuti
Band:
Max Gazzè (voce, basso), Giorgio Baldi (chitarra elettrica), Clemente Ferrari
(tastiere), Cristiano Micalizzi (batteria), Dedo (fiati, chitarra acustica, percussioni)
Scaletta
Questo forte silenzio
E tu vai via
Vento d’estate
Il timido ubriaco
I tuoi maledettissimi
impegni
Il solito sesso
A cuore scalzo
Eclissi di periferia
Raduni ovali
Il bagliore dato a
questo sole
L’amore pensato
Colloquium vitae
Buon compleanno
L’uomo più furbo
Annina
Cara Valentina
Sotto casa
[Bis]
Mentre dormi
Alfonso (feat. Levante)
La favola di Adamo ed
Eva
Una musica può fare
I
concerti di Max Gazzè – che tra l’altro fa spesso tour molto lunghi e ben
distribuiti su tutto il territorio italiano, e, cosa che non guasta, segue una
commendevole politica di contenimento dei prezzi dei biglietti – sono grossomodo
una garanzia: un repertorio profondo e eccellente come il suo si sposa infatti
alla perfezione con le caratteristiche di una band di valore eccelso e assai
affiatata (tutti i membri suonano con Max da molti anni, a parte il
polistrumentista Dedo che soprattutto con i suoi fiati porta una piacevolissima
ventata di freschezza in molti brani della serata). Se negli album di Gazzè non
mancano canzoni piacevoli e orecchiabili, sul palco del concerto gli stessi
pezzi si arricchiscono di arrangiamenti ricercati e curati che esaltano le doti
di esecuzione dei musicisti, ad offrire uno spettacolo che soddisfa non solo il
pubblico in cerca semplicemente di canzoni “belle”, ma anche chi invece pretende
da chi suona sul palco qualcosa di più, una manifestazione di talento che
durante il concerto di Gazzè – a partire proprio dal frontman che non è solo
cantante ma anche un estroso bassista – non manca mai.
Il
pubblico di Pisa non esce quindi di certo deluso dalla lunga serata di Gazzè
(preceduto da alcune band di apertura tra cui la giovane Levante che nei bis ha
poi eseguito la sua Alfonso insieme
alla stessa band di Gazzè: un onore niente male per un’esordiente). Su un palco
in cui sono presenti tre maxi-schermi (uno centrale più grande e due laterali
più piccoli) che in alcune canzoni rimandano suggestive immagini a creare un
azzeccato contrappunto visivo alle atmosfere musicali (una ricercatezza
abbastanza sorprendente – e piacevole – per un artista come Gazzè attento più
che altro all’efficacia del suono e poco avvezzo a perdersi in frivolezze), la
scaletta dello spettacolo sembra seguire un criterio abbastanza netto. Al di là
dell’evocativo inizio con Questo forte
silenzio, brano dedicato ai primi uomini sbarcati sulla Luna e accompagnato
da immagini di spedizioni spaziali, la prima parte, a scaldare subito il
numeroso pubblico presente, “spende” subito alcuni pezzi forte del repertorio,
come Vento d’estate, I tuoi maledettissimi impegni e Il solito sesso. La parte centrale
dello show va invece a riproporre brani meno noti del passato, come Eclissi di periferia o la dolcissima L’amore pensato (rivitalizzata da un
magnifico accompagnamento di tromba), alcuni dei quali propongono arrangiamenti
particolarmente ricercati e parti strumentali complesse che esaltano le doti
della band, come Raduni ovali e Il bagliore dato a questo sole, i brani
tecnicamente più sofisticati della serata. Il finale torna invece a dedicarsi
ai pezzi da novanta del canzoniere di Gazzè, con Annina, Cara Valentina (nel
cui finale Max invita il pubblico a cantare con lui) e la trascinante Sotto
casa, uno dei pochi (quattro) brani dell’ultimo omonimo album proposto in una
scaletta molto più attenta al passato che al presente dell’artista. Anche i
bis, seguiti da una lunga jam strumentale, non possono che congedarsi dal
pubblico nel migliore dei modi, con un finale affidato a Mentre dormi, La favola di
Adamo ed Eva e Una musica può fare.
Ottimo modo per finire un’ottima serata!
NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono
ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che
ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine
con cui sono state presentate.
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