Arto
Paasilinna, La fattoria dei malfattori, Iperborea, Milano, 2013, pagg.
332
Titolo originale: Hirttämättömien
lurjusten yrttitarha
Anno di prima pubblicazione: 1998
Traduzione di Francesco Felici
Voto: 8
Un agente
della Polizia segreta finlandese, sotto le mentite spoglie di un ispettore
biologico, si reca in una fattoria della Lapponia dedita all’agricoltura
biologica dove, corre voce, succedono cose strane. Dopo una discreta indagine
dove Paasilinna si concede qualche insolito (per lui) tuffo nel noir (comunque
senza esagerare), l’ispettore capisce che di cose strane laggiù ne succedono
davvero, eccome, però le approva: la manodopera della fattoria è costituita,
almeno per i lavori più pesanti, da criminali rapiti e lì segregati a scopi
rieducativi. Una giustizia fai-da-te più giusta della giustizia ufficiale: l’agente/ispettore
bio ci sta, ed entra con entusiasmo nello “staff” della fattoria...
Insomma, il
buon vecchio Paasilinna, giunto grazie ad Iperborea al tredicesimo titolo
tradotto in italiano ed ormai ben noto ai lettori di questo blog, non rinuncia
ai suoi consueti “ingredienti” ma stavolta li arricchisce con elementi più “impegnativi”
del solito, almeno dal punto di vista della riflessione critica indotta nel
lettore. Lo scrittore finlandese lascia sempre grande spazio al divertimento ed
alle avventure paradossali (qua c’è pure un avventuroso “volo per sbaglio” che
finisce in Russia...) e approfondisce la sua filosofia del “darsi da fare” come
senso della vita dell’uomo, o almeno dell’uomo finlandese (come in quasi tutti
i romanzi del nostro, i personaggi di Paasilinna fanno, costruiscono, inventano
e non si perdono mai veramente d’animo, in una visione che lega il senso dell’esistenza
a quello che si riesce a fare vivendo). In questo caso però il pragmatismo
paasilinniano, che a ben vedere è già di per sé un’istanza morale, si
arricchisce vieppiù di una carica etica: la coscienza dei giusti è giusta più
delle leggi, ed il giusto sa essere giusto anche oltre le leggi. Una sorta di
ideale omnia munda mundis alla finlandese pervade un romanzo caratterizzato
comunque, come sempre, da un ottimo ritmo e da una trama piacevolissima.
L’ispettore
capo aggiunse che aveva intenzione di rapire ancora una quindicina di Cavalieri
del Lavoro finlandesi con tanto di segretarie e obbligare tutta quella bella
gente a coltivare funghi biologici a mille metri sotto terra... L’ideale
ecologista era ormai arrivato ovunque, perfino in abissi rocciosi profondi
chilometri.
(pag. 197)
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