venerdì 8 luglio 2011

Dalla De Gregori - Work in progress

Dalla De Gregori, Work in progress (2010)
Tracklist:  CD1  1. Non basta saper cantare – 2. Tutta la vita – 3. Anna e Marco – 4. Titanic – 5. La leva calcistica della classe ’68 – 6. Canzone – 7. Henna – 8. La storia – 9. Gran Turismo – 10. Santa Lucia – 11. Nuvolari – 12. Viva l’Italia – 13. L’agnello di Dio – 14. La valigia dell’attore.  CD2  1. La fine del Titanic – 2. L’abbigliamento di un fuochista – 3. Disperato erotico stomp – 4. Vai in Africa, Celestino! – 5. Piazza Grande – 6. Come è profondo il mare – 7. L’anno che verrà – 8. A Pa’ – 9. Futura – 10. Rimmel – 11. Solo un gigolò – 12. La donna cannone – 13. Caruso – 14. Buonanotte fiorellino – 15. Generale
Voto: 9,5 


Quando due assi della musica come Francesco De Gregori e Lucio Dalla decidono, con le migliori intenzioni, di unire le loro forze, è quasi inevitabile che il risultato sia commendevole. E il loro tour congiunto, Work in progress, ha proposto show davvero esaltanti: l’omonimo doppio cd live che ne è stato tratto – quantunque i dischi dal vivo perdano sempre qualcosa della magia del concerto – testimonia assai bene la bontà del loro lavoro (e non facciamo caso al piccolo paradosso per il quale un work in progress su cd non sia più in progress, ma ormai concluso).

De Gregori – oltre alla precedente esperienza con Dalla, che risale però al 1979 – aveva partecipato ad un progetto simile qualche anno fa, allorché andò in tour con Pino Daniele, Fiorella Mannoia e Ron. Allora, però, il concerto prevedeva che i quattro artisti si esibissero in altrettanti set distinti (ciascuno con la propria band) intervallati da qualche duetto (o terzetto o quartetto) di tanto in tanto: ne risultò una eterogeneità di cui soffrì anche il cd (anche all’epoca doppio) che ne venne estratto, il quale suonava più che altro come una compilation di pezzi irrelati.

Stavolta invece De Gregori e Dalla dànno origine a ben altro show, non presentandosi sul palco ciascuno con la propria band, ma con un’unica grande band (di nove elementi) in cui i membri della band di De Gregori e di quella di Dalla suonano insieme tutto il tempo; e lo stesso fanno i due grandi cantautori, che non scendono mai dal palco, ma vi restano anche quando viene eseguito un brano dell’altro (solo in La donna cannone non partecipa Dalla e in Caruso non partecipa De Gregori). Ci sono quindi moltissimi duetti “vocali”, ma anche nei brani in cui solo uno dei due protagonisti sul palco canta, l’altro resta a suonare (De Gregori la chitarra e l’armonica, Dalla il clarinetto, il sax e le tastiere). In questo modo, i pezzi in scaletta, suonati sempre in modo ricco e impeccabile, si amalgamano in un impasto armonico coerente che cattura l’ascoltatore dall’inizio alla fine. E questo connubio risulta ancora sorprendente se si pensa che i pezzi di De Gregori (più serioso) e di Dalla (talvolta più scanzonato) non sono del tutto accostabili. Tanto per fare un esempio, sentire De Gregori alla prese – e tutto sommato sorprendentemente a suo agio – con la scherzosa audacia stilistica di Disperato Erotico Stomp è davvero divertente.

Il resto lo fa la potenza dei repertori di entrambi (anche se ovviamente molte delle canzoni presentate durante l’intero tour non han potuto trovare spazio nell’album), due repertori di altissima qualità dai quali essi attingono molti dei loro pezzi più famosi (come Titanic, Rimmel e Buonanotte fiorellino per De Gregori, Nuvolari, Come è profondo il mare e L’anno che verrà per Dalla), senza tralasciare alcuni brani meno noti ma non per questo meno belli (De Gregori “riesuma” ad esempio la splendida A Pa’, mentre Dalla propone l’ottima Henna). Tanto per fare un po’ di “contabilità”, diciamo che delle 29 tracce proposte, 14 sono canzoni di De Gregori, 11 di Dalla, 3 sono inediti a due mani, e uno è un recitato da “La fine del Titanic”, il poemetto di Hans Magnus Enzesberger, poemetto che all’epoca ispirò De Gregori nella scrittura dell’album Titanic (tra l’altro uno dei suoi migliori lavori).

A voler proprio cercare un difetto, potrei dire che gli inediti proposti per l’occasione – Non basta saper cantare, Gran Turismo e la cover di Just a Gigolo (intitolata appunto Solo un gigolò) – non sono all’altezza dei vecchi capolavori riproposti in questo tour. Ma, considerato tutto il resto, si tratta sicuramente di un peccato veniale.

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