venerdì 22 luglio 2011

Franco Battiato in concerto – Roma, 15 luglio 2011


Franco Battiato – Roma, Ippodromo delle Capannelle (Rock in Roma), 15 luglio 2011 ore 21:45
Ora effettiva di inizio: 22
Durata: circa 2 ore
Band: Franco Battiato (voce), Angelo Privitera (tastiere e programmazioni), Carlo Guaitoli (pianoforte), Davide Ferrario (chitarra), Lorenzo Poli (basso), Giordano Colombo (batteria), Alessandro Simoncini (violino), Luigi Mazza (violino), Demetrio Comuzzi (viola), Luca Simoncini (violoncello)

Scaletta
Up patriots to arms
Auto da fé
Un’altra vita
No time no space
Tra sesso e castità
Il cammino interminabile
Shock in my town
Il ballo del potere
Inneres auge
Gli uccelli
Segnali di vita
J’entends siffler le train
La canzone dei vecchi amanti
Povera patria
Prospettiva Nevski
Le aquile
I treni di Tozeur
La cura
L’era del cinghiale bianco
La stagione dell’amore
Voglio vederti danzare
Cuccuruccucu
Summer on a solitary beach
L'animale
E ti vengo a cercare
Stranizza d’amuri
[Bis]
L’addio
Centro di gravità permanente


Parte da Roma, in una cornice di pubblico numeroso e entusiasta, la nuova tournée di Franco Battiato, chiamata “Up patriots to arms tour”. Un titolo che è tutto un programma, una sorta di chiamata alle armi della coscienza civica degli italiani, l’esortazione a reagire al malcostume diffuso e a combattere affinché le cose migliorino. Franco parla poco, ma lascia che siano le sue canzoni a parlare, sin dall’apertura “aggressiva” proprio con Up patriots to arms – canzone “di protesta” quasi alla Nomadi, tant’è che il passaggio “Chi vi credete che noi siam per i capelli che portiam” è una citazione diretta di Come potete giudicar cantata a suo tempo dalla band di Augusto Daolio – e brani come Auto da fé e Shock in my town. Nel corso della serata trovano spazio quindi i brani più “politici” del repertorio: Franco dedica a Marco Travaglio Inneres Auge (la cui stesura è in effetti ispirata, così disse Battiato a suo tempo, alla lettura di un testo del vicedirettore di Il fatto quotidiano), si scatena con l’irrisoria Il ballo del potere, strappa applausi e boati dal pubblico con un’accorata Povera patria. Inviti alla ribellione e al risveglio dal torpore si mescolano però anche con malinconia e desiderio di scappare dalla contemporaneità: ecco che nel concerto vengono ripescati brani (celebri, ma ultimamente poco rappresentati nei concerti di Battiato) legati a tematiche di “fuga”, in cui si vagheggia la possibilità di trovare riparo in altri mondi, come Un’altra vita, Prospettiva Nevski e I treni di Tozeur (“e per un istante ritorna la voglia di vivere a un’altra velocità”); e non mancano pezzi “dicotomici”, in cui si consuma il confronto tra un ideale vagheggiato di vita “pura” e le bassezze della quotidianità, come (oltre alla già citata Il ballo del potere, dove alle miserie della politica si contrappone la purezza delle tribù aborigene), Tra sesso e castità, Le aquile (un’altra chicca della serata) e la meravigliosa E ti vengo a cercare.

Il concerto si srotola serrato per lo più in chiave rock – la collaudata band di Battiato si avvale comunque, e non è la prima volta, anche degli archi del Nuovo Quartetto Italiano, che ingentiliscono l’impasto sonoro complessivo – ma non manca un intermezzo acustico più raccolto e struggente, nel quale tra le altre vengono proposte la sensazionale J’entends siffler le train («Ma allora sapete anche il francese!», dice Battiato al pubblico che canta con lui pure questo brano) e, sempre bellissima, La canzone dei vecchi amanti.

Battiato si offre al pubblico in forma smagliante, scherza e dialoga col pubblico («Sono pazzi questi ragazzi», dice dopo essersi avvicinato a un gruppo nelle prime file, «mi chiedono Paranoia, non è possibile!» - Paranoia è un brano del ’72 mai apparso su album “ufficiali”…): il concerto è straordinario e non manca praticamente nessuno dei pezzi più famosi (ben cinque dei sette brani di La voce del padrone, l’album-cult di Battiato, vengono proposti per la gioia del pubblico, tra cui l’immancabile Centro di gravità permanente che chiude la serata) che deliziano il pubblico, come La cura e La stagione dell’amore (entrambe presentate in versioni rinnovate). Non mancano nemmeno Il cammino interminabile e Stranizza d’amuri, i due principali brani in siciliano del repertorio di Franco. 

Una serata indimenticabile grazie ad un artista veramente eccezionale che sin da prima del concerto dimostra anche straordinarie doti di trasparenza e umiltà; infatti il concerto inizia con un po’ di ritardo e – invece di far semplicemente aspettare il pubblico come fanno molti suoi colleghi – Battiato si presenta puntuale all’orario di inizio annunciando al pubblico: «Vi chiedo di avere pazienza, fuori ci sono molte persone che devono entrare ed è giusto aspettarle prima di cominciare». Non è da tutti: del resto Battiato è uno dei più grandi della musica italiana, e la serata di Roma l’ha confermato ancora una volta.

NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state presentate.

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