venerdì 29 marzo 2013

Benvenuto Presidente!


Benvenuto Presidente! (2013)
Regia: Riccardo Milani
Con: Claudio Bisio, Kasia Smutniak
Voto: 7



Le manfrine tecniciste dei partiti fan sì che venga eletto quale nuovo Presidente della Repubblica un nome non da poco come Giuseppe Garibaldi: visto che un cittadino italiano con quel nome eleggibile c’è, ed è un pescatore montanaro con la passione per le trote, la votazione non viene annullata, ed il cittadino Giuseppe Garibaldi, detto “Peppino”, viene investito assolutamente a caso della carica più prestigiosa d’Italia. È questo lo spunto che dà il la alla trama di Benvenuto Presidente!: in questi giorni in cui Grillo e il suo Movimento 5 Stelle occupano la scena politica in seguito al clamoroso exploit delle ultime recenti elezioni, la presenza nelle sale di un film come questo cade veramente a fagiolo. Le analogie con la realtà di questi ultimi tempi – e i rimandi ad essa (anche se ovviamente la stesura e la realizzazione del film risalgono a qualche tempo fa quindi non possono risentire degli sviluppi d’attualità più recenti) – non si fermano qui, sebbene in realtà non sia certamente il caso di definire questo come un film “grillino”. Mi sembra anzi che sia ben lungi dalla volontà sia del regista Riccardo Milani che del protagonista Claudio Bisio (che ha collaborato anche alla sceneggiatura) tratteggiare in qualche modo un’apologia di Beppe Grillo o del “grillismo”. C’è però la presa di coscienza, e la messa in scena, di ciò che almeno in parte ha contribuito al recente boom dei 5 Stelle e che spesso – in passato più di adesso – è stato definito impropriamente come “antipolitica”, ossia la corruzione – morale prima che legale – della classe dirigente italiana: se la protesta vince, è anche perché c’è più di una ragione per protestare, e si situa nel malaffare che ha infestato la politica e che convince lo stesso “Peppino”, una volta eletto, a “rinunciare alla rinuncia” di essere Presidente e a restare in carica per provare, da normale cittadino assurto ad un ruolo di potere, a cambiare le cose, a fare un po’ di pulizia.

Ma può un normale cittadino svolgere senza alcuna propedeutica preparazione un ruolo così delicato? Qua il messaggio del film si confonde un po’, ed alla fine la risposta potrebbe essere al tempo stesso sì e no. Sì perché fare peggio di chi ha confuso la politica con un trampolino di lancio per avere successo nei propri affari è quasi impossibile; no perché in realtà la politica è una missione di servizio che richiede non solo passione ma anche competenza e abilità, e non tutti possono essere in grado di esercitarla, e comunque non senza un’adeguata gavetta. La posizione espressa dal film a conti fatti è sì vagamente cerchiobottista (si può dire “paracula”?) – venata di un “grillismo” molto a modo, candidamente rassicurante e senz’altro istituzionale – ma anche condivisibile, visto che alle bandiere della rivoluzione a tutti i costi preferisce gli appelli per un ritorno ad una sana politica che sappia riconoscere la professionalità di chi la sa esercitare per bene ma anche spogliarsi di tutti gli abusi che l’hanno condotta – e con lei il paese – a passo spedito verso il baratro.

Al di là del messaggio – che comunque in un film così impostato e fatto uscire in un momento politico così importante non è secondario – resta il fatto che Benvenuto Presidente! si presenta come una gradevole commedia con qualche ambizione etica ma (un po’ come Cose dell’altro mondo di cui si è parlato a suo tempo) senza esagerare, visto che alla fine lo scopo primario è pur sempre quello di regalare allo spettatore un’ora e mezza gradevole attraverso un film che diverte senza eccedere mai in volgarità. In tal senso, il lavoro è costruito bene, grazie soprattutto all’ottima forma di Bisio ma anche alla solidità della spalla Kasia Smutniak, a suo agio nel ruolo di assistente – rigorosa ma sotto sotto passionale – del Presidente. Il resto sta sullo sfondo e funziona un po’ meno bene, a partire dai personaggi secondari che, al di là di qualche simpatico cammeo a sorpresa (non svelo i nomi!), sono tratteggiati con minore cura (ad esempio i tre leader politici sono forse un po’ troppo caricaturali, e tra loro la performance di Beppe Fiorello mi pare tanto convinta quanto poco convincente). Non manca qualche didascalismo di troppo che rallenta qua e là il buon ritmo della pellicola (come quando l’assistente del Presidente parla del suo essere divisa tra regole e istinto, spiegazione di cui forse si poteva anche fare a meno), ma nel complesso il film non dispiace affatto.

Kasia Smutniak e Claudio Bisio in una scena del film

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