Paolo Di
Paolo, Dove eravate tutti, Feltrinelli, Milano, 2011, pagg. 219
Anno di prima pubblicazione: 2011
Voto: 7
Paolo Di
Paolo, giovane scrittore romano dell’83, piace a Tabucchi (che prima lo ha
aiutato nell’edizione di questo romanzo, e poi l’ha recensito trionfalmente su La Repubblica), il che è già di per sé
un grandissimo motivo di merito. Dove eravate
tutti (non c’è il punto interrogativo) è una sorta di cosmogonia
storico-personale dell’Italia berlusconiana, un ventennio in cui la nostra
nazione viene nazione viene paragonata ad una nave da crociera (proprio così)
che, guidata da Umberto Smaila mentre conduce Colpo grosso, vaga con le sue mille luci senza una meta precisa,
diritta verso la catastrofe. La storia è narrata da un io narrante, Italo
Tramontana, e attacca dal momento in cui suo padre, professore in pensione,
perde d’improvviso la testa, anzi la tramontana, e con la macchina investe un
odiato ex alunno. Come in un domino, questo episodio di per sé piccolo
sconvolge la vita della famiglia Tramontana, e dà al protagonista l’occasione
di fare i conti con la propria esistenza, e rendersi conto che tutto ciò che di
importante e di bello ha fatto in vita sua è avvenuto mentre al potere c’era
Berlusconi. La piccola storia personale – fatta di incontri, viaggi, amori – e la
grande Storia – evocata dalle prime pagine dei quotidiani riportate sul libro –
si correlano in modo abbastanza diretto: si tratta di vicende in cui i padri
perdono il controllo e non sono più in grado di crescere i figli garantendo
loro un futuro. È una piccola storia, ma anche la storia dell’Italia di oggi.
Il lavoro di
Di Paolo è senz’altro pregevole, molto costruito e pensato, strutturato in modo
complesso. Alla fine però risulta forse troppo
costruito, nel senso che la narrazione a volte si perde un po’, e il complesso
risulta un po’ distaccato e freddo, quasi asettico. Ecco, le pagine di Di Paolo
non dànno la sensazione di immediatezza, e alla fine la storia emoziona poco,
sebbene si percepisca la volontà di raccontarla con grande emotività – è in fin
dei conti una storia anche di sentimenti. Tra l’altro, questo distacco emotivo
è talvolta una caratteristica anche dello stesso Tabucchi, e forse è anche per
questo che lo scrittore di Sostiene
Pereira si è appassionato a Di Paolo. In realtà, però, il giovane autore di
Dove eravate tutti è ancora su un
livello nettamente più basso rispetto a quello di Tabucchi, ma questo è
normale. Per ora, direi che Di Paolo ha proposto nel complesso un lavoro più
che soddisfacente, promettente per il futuro: nelle prossime opere sarà lecito
aspettarsi qualcosa di più, ma per il momento va più che bene così.
Mi creda, mi
è sembrata di vederla davanti agli occhi: una nave da crociera. […] L’Italia
per venti anni è stata una nave da crociera. Non le pare? Con i campi da golf,
le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano-bar. La vacanza dev’essere
cominciata con una cosa che, per età, non riesco a ricordare con memoria
diretta. […] Si chiamava Colpo grosso, lo trasmettevano su Italia 7, gestione
Fininvest.
Era un quiz
con un signore del Nord, paffuto e con i baffi, Umberto Smaila. C’era una
quantità incredibile di ragazze, che poi restavano in topless o proprio nude. […]
So cosa sta pensando: che è vecchia, che è un luogo comune questa storia della
televisione commerciale che ha involgarito il paese. Però mi creda, ho avuto la
certezza che quelle ragazze scenografiche fossero testimonianza di una passione
– la passione – che il Capo ha da sempre.
(pag. 138)
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