Cresceranno
i carciofi a Mimongo (1997)
Regia:
Fulvio Ottaviano
Con:
Daniele Liotti, Francesca Schiavo, Valerio Mastandrea
Voto:
7
Di
Cresceranno i carciofi a Mimongo
(azzeccato titolo dal vagamente misterioso, anche se Mimongo esiste veramente,
in Gabon) oggi si ricordano in pochi, anche se se ne parlò abbastanza quando
uscì (anno 1997), e il suo regista, Fulvio Ottaviano, al suo primo lavoro,
vinse pure il David di Donatello come miglior regista esordiente (poi però si è
un po’ perso per strada). Nonostante questo, parte della critica non fu del
tutto benevola col film. È come se rappresentare con tratti grotteschi
l’inconcludenza esistenziale dei trenta-trentacinquenni di oggi fosse stato
ritenuto poco degno di attenzione, non un tema così rivelatore sul quale
valesse la pena di fare un film. E ci può anche stare. D’altra parte, tuttavia,
anche un film più celebrato – e a conti fatti migliore, non lo voglio discutere
– come Clerks-Commessi, cui Cresceranno i carciofi a Mimongo sembra
rifarsi in più di un’occasione (non solo per il bianco e nero un po’ sgranato:
in una scena si vede pure la locandina di Clerks),
non va tanto più in là come approfondimento tematico: sempre a parlare di
inconcludenza esistenziale dei trenta-trentacinquenni di oggi siamo. Ed anche
il più recente ...E morì con un felafel
in mano, una produzione australiana, ancora su questo tema, e con lo stesso
piglio sbracato e paradossale, insiste. Insomma, sono anni che una ben precisa
corrente cinematografica – non monopolista, visto che altre pellicole (pensiamo
a produzioni nostrane come lo sdolcinato L’ultimo
bacio o il singolare Volevo solo
dormirle addosso) hanno un taglio diverso nell’affrontare l’argomento – non
riesce a parlare dei trentenni di oggi – dei Peter Pan di oggi – senza
rappresentarli in modo neppure troppo velatamente grottesco. Insomma, la
conradiana linea d’ombra esiste ancora, ma non solo si è spostata in avanti
(nel capolavoro di Conrad il protagonista ha un’età indefinita, ma probabilmente
è più ventenne che trentenne), ma oltretutto è diventata una cosa poco seria, o
comunque seria ma al tempo stesso paradossale, drammatica ma contemporaneamente
ridicola. Forse c’entra la crisi economica, che all’epoca era solo in nuce, forse però è un problema più
ampio, psicologico e fors’anche sociologico, dei nostri tempi...
Sotto
quest’ottica credo che vada guardato Cresceranno
i carciofi a Mimongo: non è un capolavoro, probabilmente non è neanche un
grande film, ma nemmeno pretende di esserlo, e con ironia riesce a tratteggiare
un mondo di trentenni sbandati e scavezzacollo senza condannarli né assolverli,
ma semplicemente prendendone spunto per un racconto brioso e godibile.
Interessante il pretesto narrativo: Sergio, il protagonista impersonato da
Daniele Liotti, è in cerca di lavoro ed allora si compra un improbabile manuale
per trovare facilmente lavoro scritto dal fantomatico Ermanno Lopez, la cui
voce fuori campo è recitata da Piero Chiambretti. Sulla falsariga delle
indicazioni del manuale, Sergio vivrà situazioni più disparate fino ad uno
scioglimento finale che, a discolpa della critica più negativa, era francamente
emendabile (diciamo che il film poteva anche finire qualche minuto prima, e con
un finale sospeso avrebbe pure reso meglio rispetto alla zuccherina conclusione
scelta). Tutto molto carino, con un Valerio Mastandrea che giganteggia su un
cast comunque volenteroso (c’è pure come comparsa il non ancora famoso Niccolò
Ammaniti), a grandissimo agio nel suo personaggio di “saggio” guascone che dà
consigli a destra e a manca ma alla fine è il più inconcludente di tutti... Un
suo divertente monologo, riportato qua sotto, credo possa rappresentare in modo
epigrafico l’intento satirico, sospeso tra l’impegnato e il “cazzone”, di
questo simpatico film:
«Io so tutto sull’occupazione giovanile, tutto! È semplice, dobbiamo
inquadrare il problema da un punto di vista genealogico! Esempio: mamma e papà
si sono spaccati il culo tutta la vita per mettere da parte un piccolo
gruzzoletto. Tu che fai? Approfittane, fatti mantenere, diamogli soddisfazione
a questi genitori una volta tanto! Casomai con i tuoi figli il problema sarà
maggiore perché si ritroveranno un padre come te, sicuramente poveri. E non ci
scordiamo che la voglia di fare soldi è inversamente proporzionale alla
disponibilità economica: più ce n’hai, meno ci pensi. Si viene così a formare
un perfetto quadro di generazioni alternate: chi si fa il culo e chi se la gode!
[...] Se lavorassi, magari occuperei il posto di qualcuno che ne ha più bisogno
di me, e questo è laido!»
Daniele Liotti e Valerio Mastandrea in una scena del film
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