Lei (2013)
Titolo
originale: Her
Regia:
Spike Jonze
Con:
Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson
1
Premio Oscar 2014 (Migliore sceneggiatura originale – Spike Jonze), 1 Golden
Globe 2014 (Migliore sceneggiatura – Spike Jonze)
Voto:
9
Già
oggi il nostro rapporto con la tecnologia è talmente stretto che non mancano
forme più o meno patologiche di vera e propria dipendenza con gli strumenti
informatici con cui ci rapportiamo continuamente nel corso delle nostre
giornate. Tirando un po’ la corda, anche l’amore, non per forza nelle sue
accezioni più morbose, può essere considerato una dipendenza, una dipendenza
non patologica (almeno nei casi più comuni) e socialmente accettata ma comunque
una sorta di dipendenza nei confronti di una persona la cui assenza ci risulta
dolorosa. Portando alle estreme conseguenze questo ragionamento, è allora
possibile arrivare ad innamorarsi di un
computer?
Ai
giorni nostri, no: i computer, anche i più sofisticati, sono macchine fredde e
sterile con le quali è del tutto impossibile instaurare un rapporto affettivo,
o anche semplicemente “umano”. Ma se un domani si arrivasse alla creazione di
macchine così evolute da essere in possesso di un’intelligenza e di una
coscienza in tutto e per tutto affini a quelle umane, sarebbe possibile
innamorarsene? Magari sì: e cosa succederebbe in quel caso?
È
da questa bruciante intuizione che Spike Jonze (già noto per la regia di Essere John Malkovich e Nel paese delle creature selvagge)
scrive e dirige un film di “moderata fantascienza”, in cui l’elemento
fantascientifico è solo il dato di partenza, dal quale si sviluppa una storia
socio-sentimentale che sorprende continuamente lo spettatore. Siamo in un
futuro prossimo, non si sa quando ma si capisce che non è un futuro
lontanissimo da noi, magari tra venti o trent’anni. Per la prima volta viene lanciato
sul mercato un sistema operativo dotato non solo di intelligenza artificiale ma
anche di coscienza artificiale, insomma pensa e ragiona come un uomo, e impara
dalle esperienze che fa. Theodore, il protagonista di questa pellicola
interpretato da un ottimo Joaquin Phoenix, reduce da un difficile divorzio, ne
acquista uno... e in un batter d’occhio si innamora del suo sistema operativo, “interpretato”
dalla voce di Scarlett Johansson che non appare mai “in corpo” nel film (nella
versione italiana la voce è di Micaela Ramazzotti), e finisce addirittura col
fidanzarsi.
Sembra una commedia sentimentale, ed in qualche
tratto ne assume pure i cliché, tanto
Jonze è attento a girare con mano leggera, e a non fare mancare alcune scene
francamente divertenti. Non manca qualche momento assolutamente sagace, come
quando il sistema operativo, al primo avvio, chiede a Theodore, al fine di
costruire una “voce” perfetta per lui, di raccontare il proprio rapporto con la
madre, in un ammiccamento nemmeno tanto velato a Freud e alla psicanalisi “classica”.
Il sentimento generale che innerva il film è però profondamente inquieto.
Sebbene nel contesto del futuro nessuno sembra stupirsi più di tanto di una
relazione amorosa tra un uomo e un computer (solo l’ex moglie ha parole al
vetriolo per questo, ma infatti passa da petulante), e l’occhio del regista non
esprima mai una condanna diretta verso un mondo di questo tipo, l’effetto che
fa è quello di una profonda alienazione: quanto triste è un mondo in cui l’inaridimento
dei rapporti umani finisce col portare a relazioni con i supporti informatici?
Molto triste, tanto che il film, che pure durante la visione regala tanti
moventi piacevoli (e pure commoventi, perché l’amore commuove sempre, anche e
soprattutto se disperato come questo), finisce con il lasciare l’amaro in bocca
allo spettatore. E a lasciargli una domanda terrificante che gli resta in testa
come un tarlo: il film è solo il frutto dell’ottima fantasia di un regista
brillante o precorre scenari che ci aspettano in un futuro nemmeno troppo
lontano? Davvero siamo così vicini alla fine dall’essere destinati ad
innamorarci dei nostri computer? La risposta, probabilmente, non è già scritta,
e dipende da noi.
Joaquin Phoenix (di spalle) in una scena del film
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