venerdì 3 maggio 2013

Zucchero in concerto – Livorno, 28 aprile 2013


Zucchero – Livorno, Amedeo Modigliani Forum (ex PalaLivorno), 28 aprile 2013, ore 21
Ora effettiva di inizio: 21:10
Durata: circa 2 ore e 25 minuti
Band: Zucchero (voce e chitarra), Polo Jones (basso), Kat Dyson (chitarra e cori), Mario Schilirò (chitarra), Elmer Ferrer (chitarra), Adriano Molinari (batteria e percussioni), Horacio Hernandez (batteria), Nicola Peruch (tastiere), Osmil Rene Monzon Diaz (tromba), Lazaro Amauri Oviedoo Dilout (tromba), Maykel Fernando Corrales Rojas (trombone), Jorge Luiz Palazio (percussioni), Joaquin Nunez Hidalgo (percussioni), Karel Escalona Perez Urria (timbales), Dorian Carol Arraiza Leon (cori), Liuba Calvo (cori), Dyalis De Regla Machado Migueles (cori)

Scaletta
Nena
Un kilo
Cuba libre
Love Is All Around
Never Is A Moment
Bacco perbacco
L’urlo
Così celeste
God Bless The Child
Indaco dagli occhi del cielo
Baila (Sexy Thing)
Guantanamera (Guajira)
Il volo
Pronto
Un’orgia di anime perse
Pana
Ave Maria No Morro
Diamante
Il suono della domenica
Ali d’oro
Vedo nero
Overdose (d’amore)
Con le mani
Diavolo in me
[Bis 1]
Sabor A Ti
With Or Without You
Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress...
[Bis 2]
La Bamba
X colpa di chi?



Parte da Livorno – dall’ex PalaLivorno ribattezzato Amedeo Modigliani Forum, e non poteva esserci occasione migliore per fare esordire il nuovo nome – il “leg” europeo del nuovo tour di Zucchero, che ad inizio aprile si è concesso l’esotica parentesi di alcuni concerti in Oceania (non solo Australia, ma anche Tahiti e Nuova Caledonia: beato lui!) E se quella di Livorno è stata soltanto una “data zero”, ci sono da aspettarsi grandi cose in questo tour, visto che è stato un concerto tutt’altro che approssimativo o deludente. Tutt’altro.

La sesión cubana, l’album che dà il nome a questo tour e che in scaletta viene eseguito integralmente, evidentemente era solo la gradevole anticipazione di un lavoro musicale più a tutto tondo che Zucchero mette in scena in questo concerto spettacolare e coinvolgente. E, per capire che si fa veramente sul serio (e Zucchero fa sempre sul serio, ma stavolta non ha badato a spese), basta guardare il palco ancora prima che la band entri in scena: una selva di microfoni, strumenti e sedie lascia intuire che la band è più corposa del solito. In effetti, oltre allo stesso Zucchero, i musicisti sul palco sono ben sedici! Oltre ad alcuni fedelissimi, italiani e americani, che sono con lui da qualche anno – e alcuni da molti anni, come il bassista Polo Jones, il “reverendo” che fa la divertentissima predica gospel prima che si scateni Diavolo in me – Zucchero porta con sé una nutrita schiera di musicisti cubani. Già il fatto di essere riuscito a far suonare insieme americani e cubani è un punto a vantaggio di Zucchero, ma musicalmente è più importante dire che, come si intuirà, questa mega band non ha anelli deboli né la presenza di così tanti musicisti sul palco crea problemi tecnici a livello di audio. Ed è ancora più importante notare che l’esecuzione ha qualcosa di strepitoso.

Zucchero, come e ancora di più che nell’album, è infatti riuscito nella difficile operazione di “cubanizzare” il proprio repertorio senza stravolgerlo. Zucchero è sempre Zucchero, il suo blues rockeggiante e grintoso anche negli episodi più raccolti resta inconfondibilmente riconoscibile, ma gli arrangiamenti “cubaneggianti” lo arricchiscono ulteriormente della felice nostalgia caraibica che la sua sesión cubana ha portato a Livorno e che si accinge a portare a giro per il mondo.

L’esito è travolgente: Zucchero non si risparmia e canta quasi due ore e mezzo, i pezzi in scaletta alla fine saranno una trentina, il pubblico viene vitalizzato da un sacco di pietre miliari del repertorio, ma non mancano alcune gemme meno famose che vengono riproposte per l’occasione. I brani del disco La sesión cubana, come detto, vengono tutti eseguiti, e in un modo piuttosto fedele, e i primi pezzi in scaletta provengono da lì. Poi anche altri brani che non sono sul disco vengono eseguiti à la cubana, e il primo di questi è una trascinante Bacco perbacco che coinvolge un pubblico comunque sempre molto caldo. Non mancano grandi classici come Il volo, Diamante, Con le mani, Solo una sana e consapevole libidine..., X colpa di Chi? (immancabile come chiusura); ci sono anche Pronto e Vedo Nero, forse le uniche in cui si nota qualche lieve pecca da “data zero” ma che in versione cubana hanno grandi possibilità (specialmente nel secondo caso, un divertissement goliardico che infiamma il palasport). A sorpresa, Zucchero “riesuma” la quasi dimenticata Un’orgia di anime perse (un brano del 1992 che su Miserere, l’album da cui è tratta, suona molto peggio che non in questa versione caraibica) e la splendida Ali d’oro (da Shake, 2001, brano meraviglioso anche in versione originale), con la registrazione della magnifica voce roca di John Lee Hooker a cantare il ritornello. Ci sono pure due cover inaspettate, la prima è l’«anteprima mondiale» (a dire dello stesso Zucchero) della versione “zuccherina” di With Or Without degli U2 (anzi, del «mio amico Bono»), l’altra è La Bamba, che per ballare a fine concerto ci sta proprio bene.

«Dovremo indurirci per andare avanti», dice Zucchero citando Che Guevara prima di dedicargli Sabor A Ti, «ma non potremo mai fare a meno della tenerezza e della dolcezza». Per Zucchero stare a Cuba un po’ di tempo per registrare questo album deve essere stata un’esperienza, prima ancora che musicale, di vita, e racconta apertamente di come abbia apprezzato lo spirito di questo popolo che non si concede cattiverie, anzi non si risparmia mai un sorriso, neanche in situazioni estremamente difficili. Il che non significa rassegnarsi e non combattere, ma farlo senza incattivirsi. Dovremmo impararlo anche noi, «anche se qua, politicamente», ammette Zucchero senza giri di parole, «è proprio un periodo di merda!» Ed ecco perché ha deciso di eseguire Guantanamera: «La fischiettavo da bambino, senza pensare di poterla mai portare dal vivo, anzi la storpiavo dicendo Guanta ‘na mela... Invece ho scoperto che è un testo splendido, che parla di amicizia: “Per te che mi strappi il cuore coltivo una rosa bianca”». Non lasciamo che le avversità facciano di noi delle persone peggiori, facciamo piuttosto che, al contrario, ci migliorino. Questo il messaggio che resta nel cuore dopo questo grandissimo concerto. 

NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine con cui sono state presentate.

Zucchero sul palco di Livorno (foto dalla gallery del concerto su iltirreno.it)

Nessun commento:

Posta un commento