venerdì 31 maggio 2013

Vogliamo vivere

Vogliamo vivere (1942)
Titolo originale: To Be Or Not To Be
Regia: Ernst Lubitsch
Con: Carole Lombard, Jack Benny
Voto: 10



Si può ridere di qualcosa di così serio e drammatico come il nazismo? Certo che si può, e se ne può proporre più di un esempio, uno dei più celebri dei quali è La vita è bella di Roberto Benigni: ridere – e far ridere – del nazismo, come di qualsiasi altra entità drammatica, se fatto con la giusta perizia, non significa svilirlo, sottovalutarlo né tantomeno mancare di rispetto alle vittime, vuol dire semplicemente proporre una chiave di lettura alternativa e per certi versi straniante che in qualche modo, grazie alla grottesca paradossalità da cui essa scaturisce, finisce col metterne in luce l’aspetto tragico con quasi più forza di quanto non facciano le opere drammatiche tout court. Il comico secondo Pirandello era avvertimento del contrario (l’evento straniante da cui nasce la risate) ma anche sentimento del contrario (la riflessione in base alla quale ciò che ci ha fatto ridere ha in sé un qualcosa di drammatico che ci fa anche commuovere), dunque ci siamo. Di per sé, quindi, il fatto che Vogliamo vivere di Ernst Lubitsch proponga una feroce satira del nazismo – e ne aveva ben donde, visto che era un regista ebreo nato a Berlino e rifugiato negli Stati Uniti proprio per sfuggire dalla dittatura hitleriana – non ha niente di negativo, al contrario è una delle forze principali del film. In qualche modo, però, è proprio questo elemento ad aver giocato contro il successo del film, e fatto sì che per anni Vogliamo vivere fosse un gioiello dimenticato, o comunque poco noto al grande pubblico.

Il problema, come detto, non è quindi la satira antinazista in sé, il problema è che non si tratta di una satira ex post come quella del film di Benigni, un film cioè girato “a bocce ferme” dopo la guerra quando Hitler non era più una minaccia ma soltanto un bruttissimo ricordo. Al contrario, un po’ come Il dottor Stranamore mette alla berlina la guerra fredda e lo fa in piena guerra fredda, Vogliamo vivere esce nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti, pur continuando a proporre una cinematografia di altissimo livello (il ’42 è l’anno di Casablanca, tanto per fare un nome), sono sull’orlo del precipizio, prossimi all’angosciante ingresso sul campo di battaglia. Irridere il nazismo, per quanto fosse chiaro che in questo non ci fosse assolutamente alcun intento apologetico, venne considerato troppo audace, quasi sconveniente. Si racconta addirittura che alla prima del film il padre del protagonista Jack Benny, vedendo il figlio recitare in uniforme nazista, abbia abbandonato indignato la sala: il film lì per lì, insomma, non venne proprio del tutto compreso e apprezzato.

Questione di contesto più che di contesto, di umore più che di contenuto. Il film è anche l’ultima pellicola nella quale recitò la meravigliosa Carole Lombard, un’autentica diva del cinema di quegli anni e adorata moglie di Clark Gable: morì poco dopo le riprese del film, e prima della sua uscita, in un incidente aereo a soli 34 anni, cosa che destò enorme commozione in tutta la nazione, oltre alla disperazione dell’inconsolabile marito (le cronache ci raccontano che Gable fosse letteralmente innamorato pazzo di quella moglie così incantevole). E la sfortunata sciagura non contribuì di certo ad accrescere le fortune del film, dal quale anzi in sala di montaggio venne espunta in fretta e furia una scena in cui la stessa Lombard si chiedeva: “Cosa può mai succedere in un viaggio aereo?”

“Sfortunatamente, prima dell’uscita del film, Pearl Harbour fu attaccata, la Germania riuscì ad espandere il proprio potere in Europa e la star del film, Carole Lombard, morì tragicamente: né la critica né il pubblico si trovarono dunque nell'umore giusto per ridere di una pellicola che solo molti anni più tardi venne riconosciuta per quel che è, un capolavoro”. Così Ronald Bergan (nel suo libro The United Artist Story) sintetizza la situazione: Vogliamo vivere, un po’ per una cifra genetica contenuta nel proprio stesso dna, un po’ per un contesto gravemente sfortunato, ebbe un’accoglienza tiepiduccia, è stato a lungo dimenticato, ma poi, una volta riscoperto, venne rivalutato come un autentico capolavoro.

Capolavoro: definizione spesso abusata ma, per il film di Lubitsch, a mio parere esatta. Il coraggio di girare nel 1942 un film che deride il nazismo, e aprirlo con la riflessione che Hitler interrompe la dieta vegetariana per papparsi di tanto in tanto qualche nazione d’Europa, non è che la scintilla di partenza, lo spunto geniale dal quale si origina un film portentoso e modernissimo. È senz’altro una commedia, e in alcuni tratti veramente spassosa, ma non finisce qui: la storia di una compagnia teatrale di Varsavia che, dopo l’invasione hitleriana, si inventa un teatrino per beffare i nazisti batte lungo il film con un ritmo che non cala mai, ed anzi incalza fino ad assumere i contorni di una spy story doppiogiochista, in cui i doppi giochi diventano quasi Doppelgänger in una sottile trama psicologica dall’aspetto vagamente amletico (To Be Or Not To Be, il titolo originale, non va inteso quindi solo come un richiamo al fatto che la compagnia in questione stava lavorando, prima dell’invasione, al testo shakesperiano). La ciliegina della torta è data poi dalla recitazione da vecchia scuola di tutto il cast, del quale non si riesce proprio a trovare un anello debole.

Detto questo, è una bella notizia sapere che ieri Vogliamo vivere è tornato nelle sale italiane in una versione finalmente restaurata. La monca distribuzione di casa nostra, unita anche all’assenza di un pubblico di massa che possa farsi sedurre da un film di settanta anni fa sconosciuto ai più, farà sì che purtroppo saranno in pochi a potersi godere questa meraviglia sul grande schermo. È un peccato, ma magari questa riedizione farà sì che tra qualche tempo sarà disponibile anche una versione su dvd che possa rendere accessibile a tutti questo capolavoro dimenticato. Già, perché anche se Vogliamo vivere è stato nel tempo rivalutato, ad oggi la versione italiana del dvd è praticamente introvabile e comunque di qualità scarsa (in Francia, tanto per fare un solo esempio, è disponibile pure in blu-ray!) Adesso magari questo torto verrà sanato: questo film lo merita.

Carole Lombard e Jack Benny in una scena del film

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