Elisa, Ivy (2010)
Tracklist:
1. Lullaby – 2. Sometime ago – 3. Fresh air – 4. Ti vorrei sollevare – 5. Una
poesia anche per te (Life goes on) – 6. Nostalgia – 7. Qualcosa che non c’è –
8. Rainbow – 9. Gli ostacoli del cuore – 10. 1979 – 11. Pour que l’amour me
quitte (feat. Giorgia) – 12. Anche
tu, anche se (non trovi le parole) (feat.
Fabri Fibra) – 13. It is what it is – 14. Eppure sentire (un senso di te) –
15. Ho messo via – 16. I never came – 17. Forgiveness
Voto: 7,5
Una
raccolta acustica di Elisa in cui vengono proposti pezzi della cantautrice di
Monfalcone riarrangiati insieme ad alcuni inediti e a cover non vi suona come
una cosa nuova? Non c’è da stupirsene: Elisa aveva fatto questa cosa nel 2003
con Lotus, e torna a farla sette anni
dopo con Ivy (che qualcuno potrebbe
chiamare anche “Lotus 2”, e a confermare questa continuità c’è il fatto che non
c’è nessun brano – neanche tra i singoli più importanti della cantante –
presente in entrambe le raccolte). I maligni sostengono che sia solo una
trovata commerciale, fatta per allungare il “brodo” del repertorio dando alle
stampe album che aggiungono poco o nulla a quanto era già stato pubblicato in
precedenza. Non so se essere d’accordo: è vero che a conti fatti di brani
scritti ex novo su Ivy ce ne sono
solo tre, ma è anche vero che – al contrario di come fanno molti altri, e come
Elisa stessa ha fatto con la raccolta Soundtrack
– tutti i brani presenti, anche quelli già precedentemente incisi, sono stati
risuonati e ricantati da capo (e non semplicemente presi dai vecchi dischi e
proposti così com’erano), a dare ai fan nuove versioni e nuove chiavi
d’ascolto. Se non altro, l’impegno di mettersi lì e produrre da capo
diciassette canzoni (e non sono poche) c’è, e si può apprezzare. Quanto ad un
giudizio, non si può dare quindi a priori – cioè solo partendo dal fatto che è
stata fatta una raccolta acustica – bensì a solo a posteriori, una volta cioè
ascoltato il disco.
Ed
il mio giudizio è tutto sommato positivo, anche se consiglierei il disco ad un
ammiratore di vecchia data di Elisa piuttosto che a chi non la conosce bene: le
versioni delle canzoni qua presenti, infatti, non sono migliori o peggiori
rispetto alle originali (o comunque dipende dai gusti), ma semplicemente diverse
(e cioè più dolci e meno aggressive, spogliate degli accenti rock e delle
chitarre elettriche), per cui il modo migliore per apprezzarle è cogliere le
differenze con le prime versioni. D’altra parte, salvo qualche eccezione, non
ci sono momenti nell’album che risaltano in modo particolare, essendo l’impasto
sonoro molto omogeneo e “rettilineo”: più che altro, è un disco che si lascia
ascoltare per tutta la sua (lunga) durata e che non annoia nonostante la sua
uniformità. Nello specifico, poi, ci sono momenti migliori di altri: tra gli
inediti, Sometime ago e Fresh air non sono malissimo, ma
spicca soprattutto Nostalgia, gran
bella canzone. Tra le cover, sorprende la rilettura di Ho messo via di Ligabue, mentre il dolce duetto con Giorgia (Pour que l’amour me quitte, brano della
francese Camille) è di alto livello anche se non propriamente adrenalinico.
Quanto alle vecchie canzoni rivisitate, Ti
vorrei sollevare, Gli ostacoli del
cuore e Forgiveness (che
all’epoca erano tre duetti, il secondo proprio con Ligabue che la canzone l’ha pure
scritta) paiono giovarsi del fatto che stavolta Elisa le canti da sola, mentre
al contrario mi sembra poco azzeccata la scelta di ricantare un brano
commovente come Anche se non trovi le
parole – ribattezzata per l’occasione Anche
tu, anche se (non trovi le parole) – con un rapper come Fabri Fibra (se
proprio si voleva fare un pezzo con lui, forse si poteva provare con un brano
più mosso, ad esempio Together).
Interessante il fatto che non solo singoli (come Rainbow) siano stati selezionati nel settore antologico del disco,
ma anche brani meno noti (ad esempio Lullaby,
lentissima b-side del singolo Almeno tu
nell’universo finora inedita su album, pezzo che Elisa ha fatto bene a
recuperare, ma che forse, visto l’andamento estremamente slow, era meglio non
mettere proprio in apertura di disco).
In
definitiva, al di là di qualche momento meno felice di altri, nel complesso Ivy
merita l’ascolto, e non può mancare nella collezione dei fan di Elisa; per
quelli che ancora non conoscessero l’opera della ragazza friulana, però,
consiglierei di iniziare i loro ascolti da qualche suo album “classico”.
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