Il
dottor Stranamore - Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1963)
Titolo originale: Dr.
Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb
Regia:
Stanley Kubrick
Con:
Peter Sellers
Voto:
10
A
poco più di cinque anni di distanza da Orizzonti di gloria, Stanley Kubrick,
nel suo sesto lungometraggio “ufficiale”, presenta al pubblico un altro
capolavoro del cinema antimilitarista, Il
dottor Stranamore (film dotato di uno dei sottotitoli più stravaganti di
sempre, Ovvero: come imparai a non
preoccuparmi e ad amare la bomba). Pur mantenendo l’impeccabile livello
artistico dell’intera produzione di Kubrick, Il dottor Stranamore è probabilmente il film più imprevedibile del
regista newyorkese, e sicuramente la sua unica commedia. E l’innesco che dà il
via alla magia di un film irripetibile come questo sta proprio nell’intuizione
geniale che ne sta alla base: raccontare la Guerra Fredda come una commedia
surreale. Questo non significa prendere sotto gamba l’argomento, tutt’altro:
anzi ad inizio della lavorazione del film Kubrick, che da come stava andando il
secondo dopoguerra era molto preoccupato e temeva seriamente che gli effetti
della tensione tra Usa e Urss degenerassero in un olocausto nucleare, era
intenzionato a scrivere un film drammatico, proprio come Orizzonti di gloria (e come anni più tardi Full Metal Jacket, altro suo capolavoro pacifista). In fase di
scrittura, però, si rese conto che la vicenda, sebbene ispirata ad una realtà
tanto nota a tutti, era troppo assurda per essere trattata seriosamente (la
situazione è grava ma non seria, avrebbe detto Flaiano): a ben pensarci, il
fatto che il mondo abbia rischiato – e all’epoca stesse rischiando – di essere
distrutto per via dei bisticci di due superpotenze che, in modo quasi
infantile, non riuscivano a mettersi d’accordo, be’, è semplicemente
paradossale, grottesco, folle. Da questo deriva la geniale scelta di trattare
tutto sotto forma di commedia, una commedia amara che induce molte riflessioni,
ma che fa anche ridere molto.
Non
è una storia vera ma, nel contesto della Guerra Fredda, poteva pure esserlo: un
generale americano a cui “gira il boccino”, ossessionato dalla propaganda
anticomunista nonché frustrato dalla propria impotenza, abusa della propria
posizione per ordinare l’attacco atomico contro l’Unione Sovietica. Starà al
Presidente degli Stati Uniti in persona contattare il suo omologo di Mosca e,
assieme alla compagnia molto yankee dei generali riuniti nella “War Room” del
Pentagono, cercare di sventare sia l’attacco americano che l’inevitabile
ritorsione russa che ne seguirebbe...
Basta
pensare alla bomba atomica che diventa simbolo fallico che dona potenza
sessuale a piccoli uomini dotati di grandi poteri per capire come la messa alla
berlina operata da Kubrick nei confronti della Guerra Fredda in particolare, e
del mondo militare più in generale, sia spietata. Già per questo ordito
teorico, Il dottor Stranamore è di
per sé un capolavoro. Ed è solo l’inizio: tutto il resto è, come sempre in
Kubrick, semplicemente perfetto. Tutto è curato nei minimi dettagli e riuscito
alla perfezione. Kubrick non è solo un regista magistrale, è anche il demiurgo che
riesce a far sì che tutti quelli che lavorano con lui lo facciano tirando fuori
il meglio di sé. I collaboratori di Kubrick, gli attori come i tecnici, sono
spesso grandi professionisti (come Peter Sellers, che in questo film interpreta
ben tre ruoli, e regala un’interpretazione maiuscola in tutti e tre i casi), ma
anche gli altri riescono a lavorare alla grande (penso a Slim Pickens, non un grand’attore,
ma strepitoso nella parte del pilota texano che comanda l’aereo che deve
sganciare la bomba). E tutto è impeccabile, dall’interpretazione degli attori
alle leggendarie scenografie fino all’uso di effetti speciali, che oggi paiono
rudimentali ma che nel ’63 erano all’avanguardia (le scene aree ottenute “incollando”
modellini d’aereo sullo sfondo di scene artiche girate da una troupe spedita in
Groenlandia a tal fine ne sono una dimostrazione esaustiva). Un film che
conserva tutta la sua freschezza, una lezione di pace che mantiene tutta la sua
forza, un’opera che merita tutta la fama che ha.
Uno dei momenti più famosi del film: Peter Sellers impersona il dottor Stanamore
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