David Foster
Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax, Roma, 2012,
pagg. 149
Titolo
originale: A Supposedly Fun Thing I’ll
Never Do Again
Anno di prima pubblicazione: 1997
Traduzione di Gabriella D’angelo e Francesco Piccolo
Voto: 9
Se ne è
parlato a proposito di Titanic (e della Costa Concordia): le crociere hanno un
potere simbolico veramente molto forte. Soprattutto quando colano a picco; ma
anche se restano a galla questo potere non viene meno, specialmente nelle crociere
moderne. In fin dei conti, un tempo i viaggi per mare erano una necessità: in
assenza di mezzi di trasporto più efficaci, chi doveva viaggiare da una sponda
all’altra di un Oceano si armava di pazienza e si imbarcava su un transatlantico
affrontando giorni e giorni di viaggio. Il lusso che caratterizzava le migliori
di queste navi, che tra l’altro non era riservato di certo a tutti i passeggeri
ma solo a quelli delle classi più agiate, era solo un modo per rendere più
piacevole il lungo viaggio, non era fine a se stesso, nemmeno sul Titanic. Al
giorno d’oggi, invece, nell’era dei trasporti aerei sempre più sicuri ed
efficienti, la sopravvivenza delle crociere non si deve più ad alcuna necessità
di viaggio, e pure la componente turistica solleticata dalla possibilità di
visitare suggestive mete esotiche – in realtà toccate per appena poche ore
lungo il viaggio – è assolutamente secondaria rispetto a quella che è la vera
attrattiva di ogni crociera che si rispetti: il lusso, in termini di
attrezzature e servizi, che vi si può godere a bordo. Il lusso delle crociere,
insomma, si è trasformato da mezzo per rendere migliore il viaggio a fine e
motivo stessi del viaggio in sé. A ben pensarci, c’è qualcosa di inquietante in
questo. C’è qualcosa che simbolicamente rappresenti meglio l’opulenta decadenza
della società contemporanea di un migliaio di persone benestanti che in bermuda
e con la macchina fotografica al collo si imbarcano su una meganave concepita
solo per viziarle con un lusso che, prima ancora che strumento di piacere, si
fa filosofia di vita?
Niente
contro le crociere né contro quelli che in crociera ci vanno, per carità, non
si tratta certo di individuare colpe e meriti di un’attività che niente ha di
immorale né tantomeno di illegale. Si tratta solo di riflettere sulla società
di oggi indagandola in un contesto spesso trascurato dalle analisi
socio-antropologiche e che pure ci può dire veramente tanto: quello degli
svaghi e del divertimento. Dimmi come ti diverti e ti dirò chi sei? Grossomodo
si può semplificare così. Solo che per un’analisi di questo tipo bisogna fare
affidamento a chi è dotato di un’intelligenza fuori dal comune e da una
capacità di analisi tanto profonda da apparire stupefacente. Insomma, solo un
grandissimo scrittore come David Foster Wallace (abbiamo già parlato del suo La scopa del sistema) poteva cimentarsi in un
reportage su una settimana in crociera ai Caraibi in un piccolo gioiello di
storia contemporanea.
Se una cosa
è assurda ma tutti in un contesto la fanno mentre tu sei l’unica a non farla,
quello assurdo diventi tu. La logica che domina il mondo delle crociere (solo
quello?) secondo Foster Wallace è proprio questa, ed è da questo assunto che la
sua analisi muove. Il reportage dell’Autore americano ha una spiccata
propensione narrativa che si manifesta non solo nel modo – fluente e sempre
accattivante – di raccontare, ma anche nel taglio psicologico che egli non
trascura: egli stesso, d’altra parte, con tutte le sue fobie e ritrosie, a
bordo della motonave su cui si è imbarcato non rappresenta certo la normalità,
lontano com’è dall’Americano Medio che popola in massa questa umanità
galleggiante. Si pone quindi in un’ottica assolutamente straniante e “desacralizzante”
che, gioiosamente ma implacabilmente, fa a pezzi le convenzioni di bordo e va a
costruire un’implacabile satira sulla vacua futilità dei riti di bordo che si
celebrano sulla crociera.
Ci si
diverte molto leggendo questo libro, ma la cosa non finisce qui, data la
finezza dell’osservazione di Foster Wallace. Va tenuto in conto anche il
magnifico stile che caratterizza questo magnifico Autore e che nemmeno in
queste pagine viene mai meno. Scrittori di questa fattura anche dal reportage
di una crociera riescono a tirare fuori un piccolo capolavoro contemporaneo.
Ore 14.10: Mi
ritrovo ora al seminario quotidiano di Arti & Mestieri in qualche sala
interna del Windsurf Cafe, e a parte il fatto che sono l’unico uomo sotto i
settanta e che il progetto in costruzione sopra il tavolo davanti a me
comprende stecchini di ghiacciolo e carta crespa e un tipo di colla troppo
liquida e a presa troppo rapida perché le mie mani tremule a causa dell’intossicazione
da caffeina riescano a combinare qualcosa, non ho una cazzo di idea di cosa
stia succedendo.
(pagg. 128-9)
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