Max Pezzali – Livorno, Amedeo Modigliani Forum, 12 aprile
2013, ore 21
Ora
effettiva di inizio: 21:15
Durata:
circa 2 ore e 20 minuti
Band:
Max Pezzali (voce), Ernesto Ghezzi (tastiere), Giorgio Mastrocola (chitarre),
Davide Tagliapietra (chitarre), Luca Serpenti (basso), Sergio Carnevale
(batteria), Dj Zak (programmazioni)
Scaletta
Ragazzo inadeguato
I cowboy non mollano
L’universo tranne noi
Lo strano percorso
Rotta x casa di Dio
Gli anni
Quello che capita
Come mai
Il mio secondo tempo
Sei un mito
Sei fantastica
Hanno ucciso l’Uomo
Ragno
Come deve andare
Nessun rimpianto
La dura legge del gol
[interludio]
Il presidente di
tutto il mondo
[seconda parte]
La regola dell’amico
Nord sud ovest est
Il mondo insieme a te
Con un deca
La regina del
Celebrità
Tieni il tempo
[bis]
Nient’altro che noi /
Ti sento vivere / Io ci sarò / Eccoti / Una canzone d’amore
Sempre noi
Il
Ragazzo inadeguato – come recita la
simpaticissima canzone che apre la data livornese del tour legato a Max 20 – Max Pezzali è diventato grande,
e si vede: l’inossidabile cappellino da baseball in testa e il look sempre
molto giovanile non ingannano, il buon Max è cresciuto ed è ormai un signore
maturo, un padre di famiglia con, tra l’altro, qualche pensiero in testa (come
racconta egli stesso durante il concerto, al figlio Hilo di quattro anni è
stata di recente diagnosticata una malattia rara potenzialmente grave, la
sindrome di Kawasaki: anche se il figlio ne è fortunatamente guarito, adesso il
cantante è meritoriamente impegnato in una campagna di raccolta fondi per l’Associazione
Gli Amici di Lapo, impegnata nell’assistenza agli affetti da questa patologia).
Non c’è niente di male nel fatto che Max Pezzali, il quale tra una canzone
adolescenziale e l’altra ha superato ormai i quarant’anni, sia cresciuto e
maturato, anzi sarebbe stato preoccupante, almeno per lui, se ciò non fosse
successo. È che le canzoni degli 883, scapestrate e giovanili per eccellenza
(ma neanche molte della carriera solista si discostano dalla linea), se cantate
in “modo” maturo, generano una sorta di ossimoro, un piccolo cortocircuito che
in qualche modo si fa notare.
Mi
spiego: agli esordi dal vivo – grossomodo nella seconda metà degli anni Novanta
– Max Pezzali coi suoi 883 portava in scena spettacoli assai poco accademici,
non del tutto rifiniti, con qualche approssimazione qua e là; però erano
concerti trascinanti, che emanavano un’energia contagiosa quasi funky, una
scossa di entusiasmo che copriva anche le imperfezioni. Oggi il buon Max ha con
sé una band impeccabile, costituita da turnisti di primissimo livello sulla
scena italiana (Giorgio Mastrocola ha suonato di recente in un paio di tour di
Battiato e Sergio Carnevale è assai noto nella scena “underground” per la lunga
militanza nei Bluvertigo, tanto per fare un esempio) che confezionano uno show
assolutamente irreprensibile, al quale però, al contrario di quanto avveniva
coi vecchi 883, sembra mancare un po’ di entusiasmo, un po’ di energia. Anche
se probabilmente questo è dovuto al cambio in corsa di un chitarrista (Davide
Tagliapietra – tra l’altro bravissimo e ancora più bravo se, come ha detto Max
in sede di presentazione, si è veramente dovuto imparare tutti i pezzi in
pochissimi giorni – ha sostituito uno come Davide Ferrario che, anche lui
colonna portante ormai da dieci anni della band di Battiato e turnista ormai assai
affermato, facile da sostituire non è), le canzoni proposte a Livorno sono
sembrate suonate quasi col pilota automatico, assai precise ma anche troppo
preconfezionate, fredde ma non fresche.
Comunque,
intendiamoci: i bravi musicisti sanno fare ottima musica, e la fanno. Non
mancano nello show di Pezzali brani dall’arrangiamento commendevole, come Sei fantastica che si ritrova una veste
quasi techno particolarmente azzeccata, Hanno
ucciso l’Uomo Ragno che vira verso il rock convinto, La dura legge del gol che si irrobustisce di una ritmica dal bello
spessore. Viceversa, alcuni pezzi vengono giù un po’ “plastificati”, come un’insolitamente
scarna La regola dell’amico, o una
sorprendentemente pigra Nord sud ovest
est, per la quale negli anni Max ci aveva abituati a trascinanti
arrangiamenti “tex-mex” (ancora più dell’originale) e che invece è tornata alla
veste più semplice e opaca del disco: in questi casi, si tratta di canzoni che
vengono “salvate” da un pubblico trascinante come non mai, il quale canta
festoso a squarciagola dall’inizio alla fine, ma che in un disco live –
spogliate dell’entusiasmo che si respira nel palasport – forse faticherebbero a
risultare convincenti.
D’altra
parte, il ruolo del pubblico nel concerto di Pezzali è veramente importante: è
un pubblico entusiasta, presente in massa e preparatissimo, pronto a cantare,
saltare, ballare, battere le mani e “coccolare” il proprio beniamino lungo
tutto il concerto. È un ruolo così importante che c’è la sensazione che la
produzione abbia scelto di puntare su una scaletta fatta solo di classici nel
timore – forse un po’ ingenuo, si può dire? – che l’esecuzione di pezzi meno
famosi avrebbe potuto indispettire qualcuno dei presenti sugli spalti. In
effetti la scaletta non regala una sorpresa che sia una, tutti i pezzi eseguiti
fanno parte della parte di repertorio più famosa di Max Pezzali, con
particolare predilezione per il periodo 883: va bene che il sottotiolo del tour
è “Solo successi”, ma credo che Max, se il mio ragionamento è corretto, faccia
male a “sottovalutarsi” in questo modo. Il pubblico di Max Pezzali, infatti, è
così affezionato e preparato che non conosce solo i grandi classici come Gli anni, Come mai e Tieni il tempo,
che doverosamente non mancano, ma sarebbe pronto ad esaltarsi e commuoversi
anche per canzoni teoricamente meno note ma comunque conosciute e amate.
Tant’è
che forse il momento più coinvolgente dello show è proprio quello presentato
come quello dei pezzi “meno noti” (si fa per dire) eseguiti solo con piccoli
assaggi (una strofa e un ritornello e basta) e con l’accompagnamento
semplicemente di tastiera o chitarra. Ecco, l’Amedeo Modigliani Forum su queste
canzoni viene letteralmente giù, trasformandosi in un immenso karaoke di massa
sul quale lo stesso Max più volte smette di cantare per osservare e ascoltare
quasi commosso con quanta passione le sue canzoni vengano intonate. I pezzi in
questione sono, per la cronaca, Nient’altro
che noi, Ti sento vivere, Io ci sarò, Eccoti e Una canzone d’amore:
son tutti brani che avrebbero potuto figurare senza problemi nella scaletta “normale”,
eseguiti dall’inizio alla fine e con la band al completo; anzi, sentirli solo
per un po’ lascia quasi un che di amaro in bocca... (Tralascio, perché voglio
bene a Max, di parlare dei quasi irritanti intermezzi di dj Zak, che ogni tanto
interrompono il concerto con estratti di vecchie canzoni degli 883 – il “Megamax”
– remixate in modi sui quali è bene non esprimere commenti).
Insomma,
è qui la festa? Comunque sì: ci si diverte ad ascoltare Max Pezzali, ed il
pubblico se ne va via felice e con la “pancia piena”, visto che per fortuna il
concerto è pure molto lungo e va oltre le due ore. Io stesso ne sono rimasto
soddisfattissimo. Confermo però le critiche che ho appena espresso non per
sminuire Pezzali, ma perché proprio al contrario ho la convinzione che Max
possa fare anche di meglio (e ce lo ha dimostrato più volte in passato), magari
con un pizzico di coraggio e di autoconvinzione in più (del resto che motivi
avrebbe un artista ormai indiscusso come Max Pezzali per non avere fiducia nei
propri mezzi?): per fare grandi concerti, non è necessario per forza
trasformarsi nel revival di se stessi, proponendo al pubblico solo ciò che il
pubblico si aspetta senza sorprendere mai; si può provare ad osare un po’ di
più, e Pezzali, assieme all’ottima produzione che da sempre lo assiste, ha i
numeri per farlo. Forza Max, alla prossima!
NOTA: Ho ricostruito la scaletta sulla base di quel che mi ricordo: sono
ragionevolmente sicuro che le canzoni eseguite siano quelle e solo quelle che
ho indicato, ma sono altrettanto certo di aver fatto qualche errore nell’ordine
con cui sono state presentate.
La foto della band in un autoscatto fatto a fine concerto e pubblicato sulla pagina Facebook di Pezzali
Le banconote "Con un deca" che sono "piovute" sul pubblico durante l'omonima canzone
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