venerdì 31 gennaio 2014

Schindler’s List

Schindler’s List (1993)
Titolo originale: Schindler’s List
Regia: Steven Spielberg
Con: Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes
7 Premi Oscar 1994 (Miglior film, Migliore regia, Migliore sceneggiatura non originale, Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora)
Voto: 9,5




Concludiamo la nostra mini-rassegna sulla Giornata della Memoria, iniziata con la recensione di L’amico ritrovato della settimana scorsa, con un’altra opera assai famosa e altrettanto celebrata sul nazismo come Schindler’s List, film del 1993 girato da Steven Spielberg e basato su una storia vera raccontata nell’omonimo romanzo di Thomas Keneally pubblicato nel 1982.

Il film è celeberrimo e non ha bisogno di grandi commenti. La (vera) storia di Oskar Schindler d’altra parte – imprenditore dapprima “furbetto” che cerca di lucrare sulla manodopera ebrea a basso costo ma poi, resosi conto dell’abominio che il nazismo sta scatenando, si decide a fare quanto è nelle sue possibilità (a rischio pure della vita) per salvare dallo sterminio il maggior numero possibile di perseguitati – era troppo esemplare perché nessuno la raccontasse. E, per fortuna, è stata raccontata e pure bene, in un film di pregevole fattura tecnica (girato in una ricercato bianco e nero non senza qualche significativa eccezione cromatica) e dalla grande prova attoriale dei protagonisti.

A costo allora di anticipare il finale – chi non ha visto ancora il film è avvisato e quindi può interrompere qui la lettura – vale la pena quindi soffermare la nostra analisi sugli ultimi minuti del film, su quella che è forse la scena più sorprendente dell’intero lavoro. La Germania è battuta, Oskar Schindler, che è pur sempre iscritto al partito nazista sebbene lo abbia sotterraneamente boicottato, è pronto a darsi alla macchia ed i suoi lavoratori, tutti scampati grazie a lui dalla deportazione nei campi di sterminio, lo ringraziano con un anello in cui è incisa una significativa frase del Talmud: Chiunque salva una vita, salva il mondo intero.

Sembra il momento della definitiva celebrazione di Oskar Schindler, del suo trionfo da eroe qual è. Ed invece Schindler scoppia in un pianto disperato rimproverandosi di non aver fatto abbastanza: lamenta a se stesso che, se avesse voluto, magari vendendo ancora più cose di quanto non abbia fatto, avrebbe potuto salvare ancora più vite.

Sebbene tratti di un argomento spinoso come la Shoah, Schindler’s List è sostanzialmente un film piuttosto asciutto, non privo di momenti emotivamente molto intensi ma nel complesso rispettosamente non retorico; una delle scene più ricche di pathos e dramma è proprio questa del pianto di Schindler, una scena straziante che per certi versi sembra fuori luogo, pare quasi voler commuovere ad ogni costo con un pentimento fuori luogo, o comunque sicuramente eccessivo: se anche Schindler avesse potuto fare di più, non ci sono dubbi sul fatto che quanto ha fatto sia già abbastanza per fare di lui un eroe, o comunque una figura simbolo di chi, anche tra i tedeschi, trovò la forza e il coraggio per opporsi al nazismo.

Ciononostante, il pianto di Schindler non è così “gratuito” come può sembrare in un primo momento, e scomoda questioni etiche con le quali tutti noi dovremmo fare i conti. Ha ragione da vendere il buon Oskar, infatti, quando sostiene di non aver fatto abbastanza: quando si parla di morale, purtroppo, non si fa mai abbastanza, si potrebbe fare sempre qualcosa di più. Nel momento in cui ci diciamo “Ho fatto tutto quello che dovevo fare”, e di conseguenza autoassolviamo il nostro comportamento mettendolo al riparo dalla possibilità di critiche e correzioni, commettiamo una comprensibile ma importante forzatura, ci “adagiamo” su un compiacimento che può diventare un alibi per non darsi da fare in futuro per cercare di fare ancora meglio. In tal senso, la lezione di Schindler è da non dimenticare.


È però altrettanto vero che Schindler tralascia di ricordare che quanto ha fatto è comunque tanto, molto di più di quelli che non hanno fatto niente. Avrebbe avuto infatti anche la possibilità di non fare niente, di lasciare che gli eventi facessero il loro corso senza opporvisi, senza prendersi rischi, senza schierarsi dalla parte più pericolosa. In tanti fecero così. E sarebbe stato un comportamento da condannare? Be’, dal nostro punto di vista sì. Ma il nostro punto di vista è particolarmente comodo: noi la guerra, per fortuna, siamo abituata a leggerla sui libri e a vederla in dvd, non ci costa nulla dire “Se avessi vissuto ai tempi del nazismo, avrei fatto come Schindler”. A trovarcisi nel mezzo, con la consapevolezza che non è privo di pericoli opporsi al nazismo, magari sarebbe stata un’altra storia. Beata la terra che non ha bisogno di eroi, diceva Brecht, ed è proprio questo il punto, ripreso anche da una canzone di Francesco De Gregori, Il cuoco di Salò, che taluni hanno interpretato come revisionista e che invece è semplicemente un “promemoria” del fatto che a volte ci si trova “dalla parte sbagliata” e non è facile riallinearsi dalla parte giusta, perché non tutti hanno la voglia o il coraggio di rischiare la vita per difendere le idee giuste, non tutti nascono con la divisa da eroe sopra la pelle. È facile condannare dal divano, meno facile fare la cosa giusta sapendo di poterla pagare con la vita. Il nostro compito allora, il compito di chi come noi la guerra la legge sui libri e la vede al cinema, e che di conseguenza non è chiamato dalla storia ad essere un eroe, è quindi proprio quello di fare in modo che queste cose rimangano vive nella memoria e lontane dalla realtà, che il loro monito ci resti ben presente in testa e faccia in modo che niente di simile a quanto è già successo si ripeta mai più. Sono bellissimi gli eroi come Schindler e il loro esempio non va dimenticato. Ma ancora meglio è vivere in un mondo in cui non c’è bisogno di essere eroi perché le cose vanno già da sé per il verso giusto. Questo è il nostro compito.

Liam Neeson in una delle ultime scene del film, quella del pianto di Schindler

Nessun commento:

Posta un commento