Noel Gallagher, Noel Gallagher’s
High Flying Birds (2011)
Tracklist:
1. Everybody’s On The Run – 2. Dream On – 3. If I
Had A Gun… - 4. The
Death Of You And Me – 5. (I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine – 6. AKA…
What A Life! – 7. Soldier Boys And Jesus Freaks – 8. AKA… Broken Arrow – 9.
(Stranded On) The Wrong Beach – 10. Stop The
Clocks – 11. A Simple Game Of Genius (bonus-track
solo su iTunes)
Voto:
9,5
Racconta
Noel Gallagher che lui, nella “fottutissima” grande band degli Oasis, ci stava
molto bene. Quando – ed alla fine era inevitabile che succedesse, ed è successo
molto più tardi di quanto molti avessero pronosticato – gli Oasis si sono
sciolti, il buon Noel ha pensato di interrompere lì la carriera musicale. Non
si vedeva in altri panni che in quelli del chitarrista degli Oasis, ed era in
condizioni economiche tali da potersi permettere una serena vita di rendita.
Perché allora quest’album solista? Semplice: perché per un artista spesso
esprimersi attraverso la propria arte non è né una scelta ponderata né la
risposta a qualche bisogno personale o qualche committenza esterna; è solo una
necessità intima. Noel Gallagher ha sentito insomma il bisogno di scrivere
canzoni (recuperandone di vecchie mai incise prima), cantarle, registrarle e
pubblicarle. Tutto qua. In questo, credo, si cela non solo la spiegazione del
perché Noel Gallagher abbia esordito con un album solista, ma anche uno dei
motivi per cui questo Noel Gallagher’s
High Flying Birds è sorprendentemente bello: la libertà e la serenità con
cui Noel ha lavorato a questo progetto – di cui è coproduttore assieme a David
Sardy, e sua è anche la Sour Mash Record che l’ha pubblicato – gli ha dato la
possibilità di esprimersi senza dover rendere conto a nessuno del proprio
operato, senza interessarsi a quel che il pubblico e la critica avrebbero avuto
da obiettare. In questo album c’è tutta la freschezza dei demo dei liceali che
incidono pezzi in casa per divertimento, ma anche tutta la capacità artistica
di uno dei maggiori interpreti del pop contemporaneo quale Noel Gallagher è. C’è
tutta la spensieratezza dei primi mitici lavori degli Oasis (la magica coppia Definitely Maybe e (What’s the story?) Morning Glory? ma anche tutta la maturità di
un quarantaquattrenne che era in grado di scrivere grandi brani già a vent’anni,
figurarsi adesso.
C’è
insomma un mix di elementi felici a comporre la estasiante miscela di Noel Gallagher’s High Flying Birds, che
segna senza indugi la rinascita artistica di un Noel Gallagher che, solo un
paio di anni fa, schiacciato dalle ultime degenerazioni degli Oasis, pareva un
musicista del tutto finito. Il peggio è alle spalle, la seconda giovinezza di
Noel inizia con quest’album che denota uno stato di grazia anzitutto
compositivo, un deciso ritorno alle sue irresistibili melodie orecchiabili di
un tempo, unito ad una felice vena scrittoria anche in sede di stesura dei
testi, per lo più semplici ma tutt’altro che scritti a caso. E a colpire è anche la gradevolissima
produzione dei brani, connotati da una libertà di arrangiamento che per lo più
prende le distanze dallo stile trasandato e “sporco” degli ultimi Oasis preferendogli
scelte che richiamano almeno in parte lo stile delle b-sides dei singoli più vecchi della band dei fratelli Gallagher.
Manifesto
dell’album è sicuramente il primo singolo, forse non il migliore pezzo del cd
ma scelto sicuramente con cognizione di causa, ossia The
Death Of You And Me: chitarre acustiche, organi, batteria tranquilla e
fiati (che negli Oasis erano rarissimi, ma che nell’album ritornano in ben
quattro occasioni) compongono un brano che spiazza sin dal titolo, sicuramente
anomalo per essere quello del primo singolo del primo album di una carriera
solista – per il quale ci si poteva aspettare qualcosa di più energico. Ma
anche questo è un segnale delle serenità di Noel, che si permette di fare un
singolo in spregio ad ogni legge del mercato discografico, dedicato a quelli
che avranno voglia di ascoltarselo con attenzione (e capire che il titolo è per così dire "rovesciato", e fa
riferimento alla scelta di essere “Free
to spend our lives running from people who would be the death of you and me”).
Il
brano più importante del disco, e forse anche il migliore, pare essere il
primo, anch’esso spiazzante sin dall’ouverture, un solenne attacco di archi
epici accompagnati dalle potenti sonorità di un coro lirico: Everybody’s On The Run è un pezzo accorato e intenso, in cui Noel
canta con inedite passione e partecipazione, in uno slancio emotivo che
coinvolge sin dal primo ascolto. Una batteria alla The Importance Of Being Idle (uno dei brani degli Oasis che più si
avvicinano allo stile solista di Noel) ci porta a Dream On, brano dal potente ritornello che affronta il tema dell’importanza
dei sogni, argomento molto presente nell’album, si pensi all’altrettanto
piacevole (I Wanna Live In A Dream In
My) Record Machine, e ricorsivo nell'intera produzione di Noel sin dai tempi di Rock'n'Roll Star. Il brano per cui si possono ipotizzare maggiori potenzialità sul
mercato è la irresistibile If I Had A
Gun… – anche questo è un titolo “rovesciato”, visto che è una tenerissima
canzone d’amore, che strega sin dalla prima colta che la si ascolta. La serenità di Noel raggiunge il suo apice in AKA… What A Life! – il brano più
ballabile del disco – ed ha il suo contraltare in brani un po’ più raccolti
nella seconda parte del disco, con la stravagante Soldier Boys And Jesus Freaks (il brano d’attualità dell’album),
gli angeli caduti di AKA… Broken Arrow
(gran bel pezzo) e la “spiaggia sbagliata” di (Stranded On) The Wrong Beach (brano agli antipodi di AKA… What A Life!, a raccontare gli alti
e bassi della vita). Per quelli che non acquistano il disco su iTunes (secondo
l’esecrabile moda di mettere una traccia in meno nelle versioni su cd degli
album) e non possono godersi le gradevoli melodie di A Simple Game Of Genius, la chiusura è l’inevitabile Stop The Clocks. Questo è un brano che
avrà sì e no dieci anni, Noel è stato più volte sul punto di pubblicarlo con
gli Oasis (tanto che il loro best of del 2006 si intitolava proprio così, a
dimostrazione di una volontà poi rientrata di pubblicarlo in quell’occasione
come inedito), e si presenta come una canzone intimista e crepuscolare, un
piccolo bilancio esistenziale di chi inizia ad avvertire la paura del tempo che
passa – donde l’utopia di poterlo fermare – e sente che nella propria testa
iniziano ad affacciarsi confuse idee di morte (un piccolo accenno del brano è appena udibile nella coda di (I Wanna Live In A Dream In
My) Record Machine). “And the night is over there’ll
be no sound”: così si chiude il brano prima di uno spettacolare finale
psichedelico di chitarra elettrica, fiati, archi e coro, che è il modo migliore
di finire il disco che Noel potesse concepire.
Ben
fatto, Noel. L’autore delle canzoni più importanti degli Oasis non è finito,
anzi ci propone dieci tracce sincere e vitali, che egli canta fornendo un’ottima
prova anche dal punto di vista canoro. L’album fila via che è un piacere, ed il
livello resta sempre molto alto – se ci sono dei momenti meno riusciti, sono pochi, e non sono nemmeno così male.
PS: Per chi fosse
curioso di saperlo, il “marchio” Noel Gallagher’s High Flying Birds è il
bizzarro nome “di battaglia” che Noel ha scelto per sé per la propria avventura
solista. Non volendosi presentare con il solo proprio nome, ma nemmeno fondare
una band, Noel ha avuto la trovata della via di mezzo attraverso il genitivo
sassone (High Flying Birds è una
canzone del gruppo americano anni settanta Jefferson Airplane). Così non è
solista né band. Contento lui!
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