Noel Gallagher – Milano, Alcatraz, 28 novembre 2011, ore 21
Ora
effettiva di inizio: 21:00
Durata:
Un’ora e mezzo circa
Band: Noel Gallagher (voce e chitarra), Russel
Pritchard (basso), Jeremy Stacey (batteria), Tim Smith (chitarra), Mike Rowe
(tastiere)
Foto del concerto tratta da www.noelgallagher.com
Scaletta
It’s Good To Be Free
Mucky Fingers
Everybody’s On The Run
Dream On
If I Had A Gun…
The Good Rebel
The Death Of You And Me
Freaky Teeth
Wonderwall
Supersonic
(I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine
AKA… What A Life!
Talk Tonight
Soldier Boys And Jesus Freaks
AKA… Broken Arrow
Half The World Away
(Stranded On) The Wrong Beach
[Bis]
Little By Little
The Importance Of Being Idle
Don’t Look Back In Anger
Nostalgia
degli Oasis? Non sembra averne molta il pubblico accorso ad assiepare l’Alcatraz
di Milano e assistere con calore e partecipazione al primo concerto di Noel
Gallagher in versione solista (o se preferite, di o dei Noel Gallagher’s High
Flying Birds, fate voi). E, sebbene sostenga di rimpiangere molto i tempi in
cui suonava con il turbolento fratello Liam, neppure lo stesso Noel sembra poi
avere molta nostalgia di quei tempi. Non sembra anzitutto perché appare sereno,
orgoglioso nel presentare il suo primo album da solista, intitolato proprio Noel Gallagher’s High Flying Birds, del
quale vengono proposte ben nove canzoni su dieci (l’esclusa a sorpresa è
proprio quella Stop The Clocks che
per anni è stata in procinto di essere pubblicata su un album degli Oasis e al
quale le cronache ci dicono che Noel sia molto affezionato). E non ne ha
nostalgia perché, in fin dei conti, il percorso degli Oasis non è affatto
finito, ha solo cambiato veste, ma sin dall’apertura del concerto, quella It’s Good To Be Free che nel 1994 fu
b-side di un singolo controverso come Whatever
seguita da una trascinante Mucky Fingers
ripescata da Don’t Believe The Truth,
è chiaro che Noel non ha alcuna intenzione di dimenticarsi il lavoro fatto ai
tempi in cui militava nella “sua” band e che le canzoni degli Oasis – o almeno
quelle scritte da lui, che sono la maggior parte – fanno parte a pieno titolo
del suo repertorio.
Passato
e presente si mescolano quindi in una scaletta perfettamente equilibrata. Su
venti brani, nove provengono dall’ultimo bellissimo album e nove dal repertorio
degli Oasis. Gli altri due sono addirittura un inedito – l’irresistibile Freaky Teeth, che Noel dice di avere
intenzione di inserire nel prossimo album – e la b-side di The Death Of You And Me, The
Good Rebel. D’altra parte, Noel è uno dei pochi artisti in circolazione ad avere
brani molto validi anche nelle b-sides, ed anche Talk Tonight (rivisitata in chiave più rock rispetto all’originale
che era acustico) e Half The World Away,
oltre al già citato brano di apertura, provengono dalle facciate b dei singoli
(sebbene tutte e tre abbiano visto la luce anche su The Masterplan). Ma non mancano neppure, come è giusto, le a-sides,
che – senza contare quelle ultime tratte da Noel
Gallagher’s High Flying Birds, cioè If
I Had A Gun…, The Death Of You And
Me e AKA… What A Life! che
proprio non potevano mancare – trovano spazio soprattutto a metà concerto –
quando Noel ritaglia in scaletta un intermezzo acustico di chitarra, tastiere e
percussioni, rivisitando in chiave intimista e leggiadra due pietre miliari del
repertorio come Wonderwall e
addirittura il primo singolo degli Oasis, Supersonic,
del 1994 – e nei bis finali, con l’acclamata tripletta Little By Little, The
Importance Of Being Idle e Don’t Look
Back In Anger (prima di quest’ultimo brano, Noel propone una sorta di
applausometro per far scegliere al pubblico se suonare un brano a scelta tra
questo, The Masterplan e Live Forever, ma il ballottaggio
probabilmente è fittizio, visto che non si ha notizia che queste due canzoni
siano mai state per ora eseguite durante questo tour).
Tutto
molto bene: Noel e la band girano che è una meraviglia, il pubblico apprezza e
canta a squarciagola anche le canzoni meno note, e il fantasma degli Oasis non
aleggia nemmeno un secondo sulle volte dell’Alcatraz. C’è qualcosa di cui
lamentarsi? L’unica cosa su cui probabilmente Noel può lavorare è la scaletta,
che va benissimo ma è un po’ corta. Il suo repertorio è qualitativamente molto
alto e ormai anche quantitativamente molto esteso, per cui portare da venti a
venticinque le canzoni proposte a serata – allungando all’incirca di mezz’ora
il concerto, da un’ora e mezzo a due – non annoierebbe di certo nessuno, anzi
entusiasmerebbe di certo tutti i fan (nemmeno gli Oasis erano noti per concerti
lunghissimi, ma un’ora e mezzo a quei livelli può non essere sufficiente per
proporre una selezione significativa del repertorio). A livello di tour
management, inoltre, bisognerebbe tenere conto che Noel non avrà tutto il
seguito degli Oasis, ma ha perso per strada pochissima gente, come dimostrano
la velocità con cui i biglietti vanno venduti e l’entusiasmo con cui il
pubblico partecipa ai concerti: posti come l’Alcatraz (che è comunque un locale
molto bello, ottimo per i concerti) gli stanno un po’ stretti. Si potrebbe
puntare a palcoscenici più ambiziosi, non dico suonare negli stadi, ma a
riempire palazzetti dello sport Noel non dovrebbe avere problemi.
A proposito di limitata capienza dell’Alcatraz,
aggiungo un plauso a Rtl 102.5 che ha trasmesso in diretta il concerto di Noel
sia in audio in radio che in video in tv, consentendo – oltretutto con una
produzione tecnicamente impeccabile – ai molti fan che non han trovato il
biglietto di seguire comunque l’importante serata di musica. In realtà però il
plauso a Rtl 102.5 finisce qui, visto che l’ottima iniziativa di acquisire i
diritti del concerto è stata poi sfruttata malissimo, dato che la trasmissione
è andata in onda con il commento di due deejay assolutamente impresentabili,
rovinando una serata altresì indimenticabile. I due tizi in questione, al di là
del vizio di parlare sempre tanto sopra le canzoni (e solo questo è un peccato
mortale), han dimostrato rara incompetenza, specialmente la voce maschile.
Sopra un concerto non si dovrebbe parlare, ma chi proprio lo vuol fare, deve farlo
con competenza enciclopedica dell’artista che si sta esibendo. Dire, come è
successo, che Wonderwall è una
canzone degli anni ’80 (è del ’95, e gli Oasis hanno esordito nel ’94) e che il
pubblico chiede a gran voce che Noel faccia What’s
The Story? (un brano che nel repertorio degli Oasis non esiste, tutt’al più
c’è Morning Glory) dimostra un
dilettantismo davvero fastidioso. Noel Gallagher ha fatto un gran concerto: chi
l’ha commentato avrebbe dovuto dimostrargli più rispetto.
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