Patrick
Dennis, Zia Mame, Adelphi, Milano, 2011, pagg. 380
Titolo originale: Auntie
Mame – An Irriverent Escapade
Anno di prima pubblicazione: 1955
Traduzione di Matteo Codignola
Voto: 8,5
Tra i vari meriti
da attribuire ad una casa editrice prestigiosa e celebrata come l’Adelphi c’è
sicuramente quello di andare a recuperare dal dimenticatoio autori che in ben
pochi conoscono – o ricordano – ma che dimostrano di meritare ben più di una
distratta attenzione. Un esempio è Alexander Lernet-Holenia, fenomeno
mitteleuropeo di inizio Novecento di cui ci è capitato di parlare in occasione
della recensione del suo Ero Jack Mortimer. Un caso forse ancora più eclatante è quello di Patrick Dennis, di
cui Zia Mame non è che il primo
titolo che la casa editrice milanese ha dato alle stampe (aggiungiamo subito
che questa edizione è dotata di una splendida postfazione di Matteo Codignola
che ha il merito di inquadrare con brio e precisione la stravagante figura e le
interessanti opere dell’Autore di questo romanzo). Patrick Dennis in realtà è
lo pseudonimo dell’Autore di Zia Mame,
ma è anche il nome del protagonista (con narrazione in prima persona) del
romanzo stesso: Zia Mame è un libro
americano che da inizio 1955 a fine ’56 restò per quasi due anni al numero uno
nelle classifiche di vendita negli Stati Uniti. Fu insomma un vero e proprio
fenomeno editoriale le cui ragioni sono tutt’altro che inspiegabili: si tratta
di un romanzo effervescente ed eccentrico, tanto regolare nella struttura a
capitoli connessi tra loro ma fortemente autonomi, quasi come se fossero dei
racconti indipendenti ma interlacciati (ed in effetti si racconta che la prima
stesura del libro fosse proprio una raccolta di racconti correlati tra loro
solo dal fatto che i personaggi protagonisti fossero sempre gli stessi) quanto
anticonformista nel contenuto.
All’età di
dieci anni Patrick, giovane rampollo di una famiglia alto-borghese americana,
resta orfano, e viene affidato all’unica parente che gli è rimasta, la zia Mame
appunto, una signora newyorkese decisamente benestante, colta e altolocata, ma
anche moderna e stravagante, progressista e svitata se non addirittura scandalosa
in alcuni comportamenti all’epoca (solo all’epoca) considerati troppo fuori
dalle righe. Il narratore è Patrick, e il punto di vista interno è il suo, ma
la protagonista del romanzo, l’eroina eponima del testo, è sicuramente zia
Mame, al seguito della quale il buon Patrick ne vivrà di tutti i colori. Dai
dieci ai trent’anni – questo è più o meno l’arco temporale coperto dai capitoli
del romanzo – Patrick grazie alla zia vivrà un tourbillon di episodi
particolari, raccontati nel libro in una serie di tableaux tutti divertenti
(alcuni sono un po’ più “in minore”, ma altri sono veramente forti: i capitoli
quarto e ottavo, per esempio, sono proprio irresistibili), dominati da questo
personaggio femminile forte ed ironico, dotato di una fortissima carica di
emancipazione e indipendenza. Se, al di là del gusto del raccontare, volessimo
trovare in Zia Mame un intento
tematico, più che ad un ritratto dell’alta borghesia spazzata via dalla grande
crisi del ’29 ma che in un modo o nell’altra trova il modo di arrangiarsi e
rialzarsi (tema sì presente ma non così determinante da definire il romanzo;
qualcosa di simile, anche se è ambientato nel secolo precedente, è presente nel
film L’orgoglio degli Amberson di
Orson Welles, lì però l’aristocrazia terriera che domina ad inizio film viene
irrimediabilmente travolta dall’ascesa dell’imprenditoria industriale e non
trova il modo di rinverdire i vecchi fasti), si potrebbe pensare alla volontà
di delineare con questo personaggio femminile così fortemente carismatico un
messaggio improntato ad un femminismo non sterile né di facciata, ma
sinceramente convinto che le donne sapranno – sanno – ottenere i diritti che
spettano loro non perché saranno convincenti nell’implorarli, ma semplicemente
perché saranno in grado di prenderseli da sé.
Non
tralasciamo di dire, nel chiudere, che lo stile di Dennis è leggiadro ma assai
curato, la narrazione è ritmata e accattivante, ed in generale il romanzo si
lascia leggere assai piacevolmente. Ottima scoperta, lettura leggera ma al
tempo stesso interessante.
Tornò al
testamento. «Dunque, qui tuo padre mi raccomanda di iscriverti a una scuola tradizionale. Ti pareva. Di’ un po’, quella scuola di cui parlavi prima, Latin
vattelapesca, era “tradizionale”?»
«Non capisco».
«Oh,
insomma, era noiosa? Faticosa? Pallosa? Antiquata?».
«Antiquata
di sicuro».
«Tipico di
tuo padre» sospirò Zia Mame. «Be’, per fortuna conosco una scuola nuova
assolutamente divina. La sta aprendo un mio amico. È impostata su basi
assolutamente paritetiche, sai. Una vera rivoluzione. Si va a lezione nudi, e
la classe è piena di lampade ultraviolette. Entro il primo semestre ti
sradicano tutte le inibizioni. Per forza, il mio amico è perfettamente au courant di tutto quel che accade a Vienna. Se solo gli nomini quella vecchia
befana della Montessori gli piglia una crisi isterica. Lui punta soprattutto
sulle arti non oggettive, l’euritmica e i gruppi a tema. Niente libri o roba
del genere, per carità. Dio, come mi piacerebbe mandartici. Darebbe un bello
scossone alla tua libido».
(pagg. 34-5)
Nessun commento:
Posta un commento