Benvenuto
Presidente! (2013)
Regia:
Riccardo Milani
Con:
Claudio Bisio, Kasia Smutniak
Voto:
7
Le
manfrine tecniciste dei partiti fan sì che venga eletto quale nuovo Presidente
della Repubblica un nome non da poco come Giuseppe Garibaldi: visto che un
cittadino italiano con quel nome eleggibile c’è, ed è un pescatore montanaro
con la passione per le trote, la votazione non viene annullata, ed il cittadino
Giuseppe Garibaldi, detto “Peppino”, viene investito assolutamente a caso della
carica più prestigiosa d’Italia. È questo lo spunto che dà il la alla trama di Benvenuto Presidente!: in questi giorni
in cui Grillo e il suo Movimento 5 Stelle occupano la scena politica in seguito
al clamoroso exploit delle ultime recenti elezioni, la presenza nelle sale di
un film come questo cade veramente a fagiolo. Le analogie con la realtà di
questi ultimi tempi – e i rimandi ad essa (anche se ovviamente la stesura e la
realizzazione del film risalgono a qualche tempo fa quindi non possono
risentire degli sviluppi d’attualità più recenti) – non si fermano qui, sebbene
in realtà non sia certamente il caso di definire questo come un film “grillino”.
Mi sembra anzi che sia ben lungi dalla volontà sia del regista Riccardo Milani
che del protagonista Claudio Bisio (che ha collaborato anche alla
sceneggiatura) tratteggiare in qualche modo un’apologia di Beppe Grillo o del “grillismo”.
C’è però la presa di coscienza, e la messa in scena, di ciò che almeno in parte
ha contribuito al recente boom dei 5 Stelle e che spesso – in passato più di
adesso – è stato definito impropriamente come “antipolitica”, ossia la
corruzione – morale prima che legale – della classe dirigente italiana: se la
protesta vince, è anche perché c’è più di una ragione per protestare, e si
situa nel malaffare che ha infestato la politica e che convince lo stesso “Peppino”,
una volta eletto, a “rinunciare alla rinuncia” di essere Presidente e a restare
in carica per provare, da normale cittadino assurto ad un ruolo di potere, a
cambiare le cose, a fare un po’ di pulizia.
Ma
può un normale cittadino svolgere senza alcuna propedeutica preparazione un
ruolo così delicato? Qua il messaggio del film si confonde un po’, ed alla fine
la risposta potrebbe essere al tempo stesso sì e no. Sì perché fare peggio di
chi ha confuso la politica con un trampolino di lancio per avere successo nei
propri affari è quasi impossibile; no perché in realtà la politica è una
missione di servizio che richiede non solo passione ma anche competenza e
abilità, e non tutti possono essere in grado di esercitarla, e comunque non
senza un’adeguata gavetta. La posizione espressa dal film a conti fatti è sì
vagamente cerchiobottista (si può dire “paracula”?) – venata di un “grillismo”
molto a modo, candidamente rassicurante e senz’altro istituzionale – ma anche
condivisibile, visto che alle bandiere della rivoluzione a tutti i costi
preferisce gli appelli per un ritorno ad una sana politica che sappia
riconoscere la professionalità di chi la sa esercitare per bene ma anche spogliarsi
di tutti gli abusi che l’hanno condotta – e con lei il paese – a passo spedito
verso il baratro.
Al
di là del messaggio – che comunque in un film così impostato e fatto uscire in
un momento politico così importante non è secondario – resta il fatto che Benvenuto Presidente! si presenta come
una gradevole commedia con qualche ambizione etica ma (un po’ come Cose dell’altro mondo di cui si è parlato a suo tempo) senza esagerare, visto
che alla fine lo scopo primario è pur sempre quello di regalare allo spettatore
un’ora e mezza gradevole attraverso un film che diverte senza eccedere mai in
volgarità. In tal senso, il lavoro è costruito bene, grazie soprattutto all’ottima
forma di Bisio ma anche alla solidità della spalla Kasia Smutniak, a suo agio
nel ruolo di assistente – rigorosa ma sotto sotto passionale – del Presidente.
Il resto sta sullo sfondo e funziona un po’ meno bene, a partire dai personaggi
secondari che, al di là di qualche simpatico cammeo a sorpresa (non svelo i
nomi!), sono tratteggiati con minore cura (ad esempio i tre leader politici
sono forse un po’ troppo caricaturali, e tra loro la performance di Beppe
Fiorello mi pare tanto convinta quanto poco convincente). Non manca qualche
didascalismo di troppo che rallenta qua e là il buon ritmo della pellicola
(come quando l’assistente del Presidente parla del suo essere divisa tra regole
e istinto, spiegazione di cui forse si poteva anche fare a meno), ma nel
complesso il film non dispiace affatto.
Kasia Smutniak e Claudio Bisio in una scena del film
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